Addio all’AI: Zuckerberg e la corsa alla Superintelligenza Artificiale
La semplice intelligenza artificiale non basta più: Mark Zuckerberg punta alla superintelligenza artificiale, creando un “esercito digitale”. Scopri cosa significa, tra opportunità e rischi per il futuro.

Negli ultimi dieci anni abbiamo imparato a convivere con l’intelligenza artificiale: chatbot capaci di conversare, algoritmi che ci consigliano film, sistemi di guida autonoma e modelli predittivi che orientano la finanza. Ma quella che chiamiamo AI potrebbe presto apparire come un giocattolo rispetto alla nuova frontiera che si sta profilando all’orizzonte: la superintelligenza artificiale.
A far tremare il mondo, stavolta, non è solo l’ennesimo annuncio tecnologico, ma il nome di chi sta lavorando febbrilmente per arrivarci per primo: Mark Zuckerberg. Secondo indiscrezioni raccolte da più fonti nel settore tech, il fondatore di Meta starebbe investendo miliardi nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale così evoluti da superare ampiamente le capacità cognitive umane in molti ambiti. Un livello che, per la comunità scientifica, segna il confine con la cosiddetta superintelligenza.
Oltre l’AI: cos’è la superintelligenza
Per “superintelligenza” si intende un’intelligenza artificiale capace di ragionare, pianificare e apprendere a una velocità e con un’efficacia inarrivabili per il cervello umano. Non si parla più, insomma, di chatbot o assistenti virtuali, ma di sistemi capaci di scrivere codice, generare innovazione scientifica o prendere decisioni strategiche autonome.
È un concetto che affascina gli scienziati da decenni, ma finora rimasto confinato tra laboratori di ricerca e dibattiti filosofici. Ora, però, sembra che il traguardo sia più vicino. E tra chi vuole tagliarlo c’è proprio Zuckerberg.
L’esercito digitale di Zuckerberg
Cosa si cela dietro questa corsa? Secondo alcuni insider, Meta starebbe lavorando non a una sola superintelligenza, ma a una vera “flotta” di intelligenze artificiali specializzate, ciascuna dedicata a un settore specifico: sanità, comunicazione, sicurezza informatica, entertainment, geopolitica. Una sorta di esercito digitale in grado di cooperare in rete, condividendo dati ed elaborazioni.
L’obiettivo? Offrire servizi sempre più personalizzati agli utenti, ma anche consolidare la posizione di Meta come uno degli attori dominanti dell’era post-AI. Una partita che coinvolge altre big tech come Google, Microsoft e OpenAI, tutte impegnate nella corsa alla prossima grande rivoluzione digitale.
Opportunità e paure
Se da un lato la superintelligenza potrebbe accelerare scoperte scientifiche, ottimizzare cure mediche e risolvere sfide globali, dall’altro inquieta profondamente. Già oggi gli esperti sollevano interrogativi etici cruciali: chi controllerà queste entità superintelligenti? Come evitare che diventino strumenti di sorveglianza o manipolazione di massa? E se la superintelligenza decidesse di perseguire obiettivi propri, sfuggendo al controllo umano?
“Il rischio non è solo tecnico, ma politico e sociale,” spiega un esperto di AI ethics della Stanford University. “Una superintelligenza, nelle mani sbagliate, potrebbe rappresentare la più grande minaccia mai affrontata dall’umanità.”
La corsa continua
Mentre Zuckerberg continua a investire in chip proprietari, nuovi data center e team di ricerca dedicati, la sensazione è che la corsa verso la superintelligenza sia ormai iniziata. E, come in ogni corsa tecnologica, chi arriverà primo avrà un vantaggio immenso.
Una cosa è certa: se davvero la superintelligenza artificiale sta per fare il suo ingresso sulla scena, quella che chiamiamo semplicemente “AI” potrebbe presto diventare solo il primo capitolo di una storia molto più complessa — e potenzialmente pericolosa.
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