Allarme smog: nei giorni più inquinati cresce il rischio di arresto cardiaco
L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma un fattore che incide in modo diretto e immediato sulla salute cardiovascolare. A confermarlo è una nuova ricerca del Politecnico di Milano che, analizzando migliaia di casi in Lombardia, ha evidenziato un legame significativo tra l’aumento degli inquinanti e il rischio di arresto cardiaco extraospedaliero. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Global Challenges, aggiungono un tassello importante alla comprensione dell’impatto dello smog sulla salute pubblica, soprattutto nelle aree urbane.
Lo studio: oltre 37mila casi analizzati per capire l’effetto dello smog sul cuore

La ricerca prende in esame 37.613 episodi di arresto cardiaco extraospedaliero registrati tra il 2016 e il 2019 in Lombardia. L’obiettivo è capire se esista una relazione diretta tra le giornate più inquinate e l’incidenza degli eventi cardiaci più gravi, quelli che colpiscono improvvisamente e richiedono un intervento immediato dei soccorsi.
Il team del Politecnico ha incrociato i dati clinici con le rilevazioni delle centraline ambientali, osservando come il rischio aumenti parallelamente ai valori degli inquinanti atmosferici più diffusi nelle aree urbane del Nord Italia.
Tra tutti i parametri esaminati, due sostanze si distinguono per il loro impatto: il biossido di azoto (NO₂) e le polveri sottili (PM10 e PM2.5).
Secondo la prima autrice dello studio, Amruta Umakant Mahakalkar, l’associazione riscontrata con il NO₂ risulta particolarmente significativa. Anche le polveri sottili mostrano incrementi di rischio già durante la stessa giornata di esposizione, con un aumento osservato del 3% rispetto al PM10 e del 2,5% associato al PM2.5.
Perché lo smog influisce sul rischio di arresto cardiaco
Il legame tra qualità dell’aria e salute cardiovascolare è noto da tempo, ma questo studio mostra quanto il fenomeno possa essere immediato. Non si tratta solo di esposizioni croniche prolungate negli anni, ma anche di effetti a breve termine, che possono manifestarsi nelle ore successive al picco di inquinamento.
L’esposizione a NO₂ e polveri sottili può:
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aumentare l’infiammazione sistemica
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alterare la funzionalità dei vasi sanguigni
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facilitare aritmie cardiache
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ridurre l’ossigenazione del sangue
Questi meccanismi possono creare condizioni favorevoli per eventi acuti e improvvisi come l’arresto cardiaco, soprattutto nelle persone fragili o con patologie pregresse.
Un campanello d’allarme per il sistema sanitario
Secondo Enrico Caiani, docente del Politecnico di Milano e coautore della ricerca, i risultati ottenuti rappresentano un vero e proprio segnale per i servizi di emergenza territoriale. Se l’inquinamento raggiunge livelli elevati, è possibile che le richieste di intervento aumentino nelle ore successive, mettendo sotto pressione le centrali operative del 112 e le ambulanze.
Questo significa che, in determinate condizioni ambientali, potrebbe essere necessario:
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potenziare temporaneamente i mezzi disponibili
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aumentare il personale di turno
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modulare gli interventi in base alle previsioni di qualità dell’aria
L’obiettivo è anticipare la domanda, evitando ritardi e garantendo la massima rapidità negli interventi.
Integrare i dati ambientali nelle previsioni sanitarie: la nuova frontiera della prevenzione
Uno dei punti più innovativi dello studio è l’indicazione di un possibile futuro in cui la qualità dell’aria diventi un parametro integrato nei sistemi di previsione sanitaria. Conoscere in anticipo i livelli di inquinamento permetterebbe di stimare l’impatto sul numero di emergenze e di migliorare la pianificazione delle risorse.
È proprio in questa direzione che si muove il nuovo progetto CLIMA-CARE, finanziato dalla European Space Agency (ESA) e avviato parallelamente alla pubblicazione dello studio. Il progetto punta a utilizzare dati satellitari e proiezioni climatiche per analizzare con maggiore precisione come le condizioni atmosferiche influenzino la salute pubblica in Lombardia, non solo oggi ma anche in scenari futuri caratterizzati da cambiamenti climatici sempre più evidenti.
Tra i partner della ricerca figurano:
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il German Aerospace Centre (DLR), coordinatore dell’iniziativa
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il Group on Earth Observation (GEO), collegato all’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO)
Perché la Lombardia è un caso emblematico
La Lombardia, con Milano al centro, è uno dei territori europei con i livelli di inquinamento più alti e persistenti. La combinazione di traffico intenso, attività industriali, condizioni meteorologiche e struttura geografica della Pianura Padana crea spesso condizioni favorevoli all’accumulo degli inquinanti.
In questo contesto, studiare il legame tra smog e arresti cardiaci non è soltanto una curiosità scientifica, ma una necessità concreta per comprendere gli effetti reali dell’inquinamento sulla popolazione.
Il significato dei risultati per i cittadini
Sebbene lo studio non intenda creare allarmismi, i dati evidenziano l’importanza di adottare comportamenti più consapevoli nelle giornate critiche dal punto di vista della qualità dell’aria.
Chi appartiene a categorie a rischio (cardiopatici, anziani, persone con malattie respiratorie) dovrebbe:
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limitare l’attività fisica all’aperto nelle ore più critiche
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monitorare i bollettini ambientali regionali
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usare mascherine filtranti nei contesti più esposti
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evitare zone ad alta densità di traffico
Parallelamente, le istituzioni sono chiamate a intensificare politiche di riduzione dell’inquinamento, migliorare i trasporti pubblici ed estendere le zone a basse emissioni.
Smog e salute: un tema che richiede risposte immediate
Questa ricerca non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Offre prove concrete di come l’inquinamento non sia un problema astratto, bensì un fattore che può incidere sul rischio di eventi cardiovascolari già nelle ore in cui l’aria peggiora.
Indica anche la necessità di investire in tecnologia e prevenzione, integrando strumenti di monitoraggio avanzati e dati previsionali per proteggere la popolazione e alleggerire il carico sui sistemi sanitari.
Se confermati da ulteriori studi, i risultati del Politecnico di Milano potrebbero contribuire a definire nuove linee guida operative e politiche pubbliche più attente alla salute dei cittadini.
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