Autismo nel gatto: come riconoscerlo e gestirlo nel modo migliore

E’ una condizione che può appartenere all’essere umano ma sapete che anche il mondo dei felini non ne è escluso? Tutto ciò che c’è da sapere sull’autismo nel gatto e come riconoscerlo.
Iniziamo col dire che non si tratta di una patologia bensì un disturbo del neurosviluppo, che solitamente interessa gli esseri umani, ma non solo loro. Infatti in alcuni casi si parla (spesso in modo improprio) di ‘disturbo dello spettro autistico non solo nell’uomo ma anche negli animali domestici’, dunque di autismo nel gatto. Ma di cosa si tratta e da quali segnali lo si riconosce? Una serie di risposte ai dubbi dei padroni.
Autismo o disturbo dello spettro autistico nel gatto: di cosa si tratta?
L’autismo non è una malattia, bensì una condizione del neurosviluppo che influisce sul modo di interagire, comunicare e comportarsi di una persona ma pare che tutti i mammiferi, animali compresi dunque, possano esserne ‘affetti’ (sebbene, come già ribadito, non si tratti di una patologia). Il gatto non fa eccezione dunque, ma non vi sono casi di autismo accertato nei felini.
Ci sono dei comportamenti di Micio che possono ricordare l’autismo umano, e che possono farci pensare alla medesima condizione. I segnali che potrebbero farci pensare a questo sono:
- tendenza all’auto isolamento,
- comportamenti ripetuti (ad esempio quando il gatto si lecca sempre),
- abitudini molto rigide (il cui cambiamento gli provoca forte stress e ansia felina).
Sebbene questi segnali possano sembrare piuttosto evidenti, bisogna sempre affidarsi al parere dell’esperto per ottenere una diagnosi. Così come accade nei casi discussi di autismo nel cane, si tratta di un disturbo dello sviluppo comportamentale, noto con la sigla ASD, che poteva essere indicato anche come Sindrome di Asperger.
La scienza tuttavia, nonostante anni di ricerche, è ancora lontana dal fornire un’unica spiegazione per questo disturbo che affligge i mammiferi, sebbene la teoria più accreditata (ma in evoluzione) è che abbia alla base una causa genetica. Solitamente se si pensa ad un soggetto autistico, lo si immagina come un solitario e asociale. Questo è dovuto al fatto che ha difficoltà a gestire il rapporto con le interazioni sociali.
Ma allora troppe carezze al gatto fanno male alla salute? E se un gatto non ama il contato fisico o le attenzioni di un umano è necessariamente autistico? Assolutamente no! Questo errore di umanizzare i nostri animali domestici potrebbe portarci a pensare che, se ci evitano, è perché hanno qualche problema: magari vogliono solo essere lasciati in pace e godere della propria privacy e anche dei loro momenti di solitudine!
Autismo nel gatto: i ‘segnali’ felini da interpretare
Molti ricercatori sostengono che non vi sia alcuna relazione tra il gatto e l’autismo: d’altra parte è molto difficile individuare questo disturbo basandosi su alcuni comportamenti felini che sono assolutamente normali per questo animale. Di certo non è possibile definire un unico comportamento che ne indichi la presenza nel felino.
Gli atteggiamenti variano a seconda della razza e ovviamente anche la personalità dell’animale può influire sul suo comportamento. Prendiamo ad esempio alcuni atteggiamenti umani tipici dello spettro autistico: la tendenza alla solitudine e l’insofferenza a tenere un contatto visivo, in realtà sono aspetti del tutto ‘comuni’ nei gatti.
Più che ai comportamenti ‘soliti’, bisogna fare attenzione ai cambi improvvisi e drastici di atteggiamento da parte del felino. I segnali di una persona autistica, in realtà possono essere atteggiamenti del tutto normali nei gatti, e ci si riferisce a:
- non ama socializzare con umani e i suoi simili,
- ama trascorrere dei momenti in solitudine,
- si interessa solo a determinati giochi,
- non riesce a concentrarsi e non è reattivo alle direttive.
Tutti questi comportamenti non devono essere considerati segnali di un disturbo dello spettro autistico, bensì solo l’effetto di un malessere interiore e dello stress nel gatto, che li esprime in questo modo. In ogni caso la cosa migliore da fare è portare il micio al controllo veterinario per fugare ogni dubbio.
Perché sbagliamo a considerare autistico un gatto?
Spesso i proprietari si chiedono se il loro micio può essere affetto dal disturbo dello spettro autistico solo perché notano in lui dei comportamenti tipici del soggetto autistico umano. Ma in realtà i felini sono proprio fatti così, quindi non c’è alcun bisogno di allarmarsi se essi:
- si mostrano particolarmente intelligenti (pensiamo all’Abissino e al Birmano),
- non amano il contatto fisico,
- sono molto sensibili a luce e suoni,
- amano vivere secondo una routine giornaliera e ogni cambiamento di essa provoca in loro stress,
- comunicano con vocalizzi e miagolii che, a tratti, possono sembrare ‘eccessivi’.
In ogni caso è bene far visitare il gatto dal veterinario poiché potrebbe soffrire di stress e di ansia: entrambi i fattori possono causare malessere nel micio e possono essere curati.
Autismo nel gatto: come gestire in casa un gatto che si comporta in modo diverso
Sappiamo quanto bene possa fare la presenza di un animale domestico, cani e gatti in particolare per i piccoli umani che hanno questa condizione: è come se loro sapessero perfettamente come interagire con i bambini senza creare loro disturbo e non a caso la Pet therapy con i gatti è molto diffusa. Ma come gestire in casa un gatto ansioso, che mostra segnali che possono ricordare quelli dell’autismo?
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Premesso che il parere del veterinario sarà fondamentale per un gatto che mostri un malessere, è bene non forzare il gatto a fare qualcosa che non vuole: potrebbe reagire in malo modo ed essere anche molto aggressivo. Quindi, prima di sentire il parere dell’esperto, proviamo ad assecondare questa sua voglia di solitudine e non costringiamolo al contatto fisico o al gioco quando non ne ha voglia. D’altra parte, se ci costringessero a fare qualcosa che proprio non ci va, come reagiremmo? Lo stesso vale anche per Micio.
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