Basta eccessi anacronistici. Castro Freitas riporta Mugler nella realtà

È possibile aggiornare il dna stilistico di un marchio fondato sull’esuberanza creativa degli anni ’80? Miguel Castro Freitas ha dimostrato che il rispetto per l’heritage può andare di pari passo con la necessità di aderire al contesto sociale attuale. Il nuovo direttore creativo di Mugler ha presentato ieri la sua prima collezione per la storica casa di moda di proprietà di L’Oréal. Fatta eccezione per una manciata di look chiaramente ispirati all’estro creativo del fondatore Thierry Mugler, lo stilista ha preferito concentrarsi sul fascino della Golden Age hollywoodiana, un caposaldo nel lessico della maison insieme alla passione per lo spazio e il camp, saggiamente accantonati.
Mentre il predecessore Casey Cadwallader ha guardato con maggior persistenza alle provocazioni di Mugler, Castro Freitas ha fatto tesoro del suo ricco curriculum per raffreddare gli eccessi in favore di una sensualità evidente ma mai gratuita. Il deisgner ha lavorato da Dior durante la direzione creativa di John Galliano, da Yves Saint Laurent accanto a Stefano Pilati e da Lanvin con Alber Elbaz. È stato responsabile della sartoria da Dior sotto la guida di Raf Simons e presso Dries Van Noten come responsabile del womenswear.
Spalle in evidenza, vita strizzata e silhouette verticali. Una palette che gioca quasi unicamente sui toni del nude e del nero, poche trasparenze e texture ricercate, dal vinile alla pelle. “Mugler era noto per l’idea delle donne come creature ultraterrene, intimidatorie, che non si potevano toccare. Volevo riconfigurare tutto questo per il mondo di oggi e rendere ogni cosa più accessibile a più persone; radicare tutto nella realtà, piuttosto che puntare all’eccesso, perché in passato la maison ha faticato proprio su questo punto”, ha spiegato lo stilista in una recente intervista a Vogue.
“L’esplorazione di Mugler della sartoria, l’aspetto sartoriale del suo lavoro, viene a volte sminuito rispetto alla sua capacità di fare spettacolo, ma è estremamente importante. Ed è un legame tra il brand e me, perché anch’io sono un appassionato di alta sartoria”, continua Castro Freitas, confermando la volontà di delineare una donna Mugler immersa nella realtà, non più legata solo a iperboli stilistiche ormai anacronistiche. Peccato per alcune idee di styling gratuitamente provocatorie e fuori contesto rispetto all’insieme della collezione.
Mark Thomas traccia invece la sua donna Carven nel segno della continuità. Louise Trotter, ora da Bottega Veneta, aveva plasmato il marchio mixando leggerezza e minimalismo, lo stilista ha fatto tesoro della collega che ha affiancato negli ultimi anni. Nessuna sorpresa ma anche nessun disappunto. Una tavolozza naturale a servizio di forma morbide, panneggi e superfici scivolate. Il daily wear appare più costruito, e riuscito, rispetto agli abiti da sera. Gli accessori restano un segmento nevralgico per il lusso e, proprio per questo, andrebbero ideati con maggior costruzione. Thomas è entrato nella fila di Carven nel 2023 come responsabile delle collaborazioni sartoriali e creative. In precedenza, aveva ricoperto svariati ruoli di design in marchi tra cui Lacoste, Helmut Lang, Joseph, Givenchy e Neil Barrett.
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