“C’era una volta Monteviasco”. E c’è ancora

Novembre 10, 2025 - 17:30
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“C’era una volta Monteviasco”. E c’è ancora
Materia Varesenews

C’è un punto, salendo lungo la Val Veddasca, in cui la strada finisce e inizia il silenzio. Da lì, Monteviasco non si raggiunge più con il rumore dei motori, ma con il passo — o, da poco, di nuovo, con la sua piccola funivia che ha ripreso a muoversi dopo anni di attesa. È un segno che sembra tecnico, ma in realtà è anche emotivo: un filo d’acciaio che riannoda la valle al suo borgo più alto, una promessa di ritorno.

Chi arriva oggi a Monteviasco, in cabina o a piedi, sente subito che qualcosa cambia: il rumore del mondo resta giù, e qui sopra il tempo rallenta, quasi si mette in ascolto. Le prime case appaiono tra i castagni, le pietre conservano la memoria di chi le ha posate, l’aria ha l’odore delle cose vere, rimaste. Ogni volta che si arriva, sembra di entrare in una fotografia ancora viva – quella che non si sbiadisce, ma continua a raccontare.

E per chi ha la pazienza di ascoltarlo, questo borgo racconta una storia che non è solo sua: fatta di partenze e ritorni, di stagioni dure e silenzi lunghi, di mani che tengono insieme le case e i ricordi. Ma che parla anche a chiunque cerchi un luogo dove la memoria non è un ricordo, ma una presenza.

Monteviasco, negli anni, ha condensato in sé molte delle sfide – e delle opportunità – che i piccoli borghi montani vivono: l’isolamento, lo spopolamento, la fatica del collegamento, ma anche la forza del paesaggio e della comunità che resta. Il paese, in fondo, oggi è diventato un simbolo di ostinazione gentile. Un luogo dove ogni finestra aperta è un gesto di resistenza, dove la legna accatastata davanti a una porta non è dettaglio pittoresco ma segno di vita.

A tenere viva questa identità, in silenzio ma con costanza, sono le tante persone e associazioni che da anni si prendono cura del borgo. Tra queste, il Gruppo Amici di Monteviasco, che continua a essere un punto di riferimento per chi crede che la memoria di un paese non si salvi solo con i progetti, ma con la presenza. Un impegno, il loro, che non si misura in eventi, ma in gesti quotidiani: manutenzione, ascolto, collaborazione, legami che resistono.

Il tempo nelle fotografie

Ci sono luoghi che si possono raccontare solo per immagini. Monteviasco è uno di questi. Le fotografie, ritrovate in bauli o cassetti, portano con sé il rumore di feste lontane, di lavori quotidiani, di sguardi diretti e fieri. Ci sono volti di bambini che oggi hanno i capelli bianchi, famiglie riunite davanti alla casa, uomini che scendono al torrente con le gerle, donne che lavano panni al lavatoio. Ed è in quelle immagini che si riflette l’essenza di un tempo che non è finito, ma continua a parlare – perché i gesti, i luoghi, le parole, hanno lasciato tracce che ancora si riconoscono.

Questa volta, le fotografie tornano a parlare. Lo fanno da una sala di paese, ma il loro respiro è quello della montagna. Giovedì 20 novembre alle 21.00, a Sant’Alessandro di Castronno, le luci si abbasseranno per lasciare spazio a “C’era una volta… Monteviasco in bianco e nero”, il nuovo capitolo di un racconto che il borgo porta avanti da tempo.

Era cominciato qualche anno fa, nel 2022, quando il Gruppo Amici di Monteviasco aveva riportato alla luce una serie di fotografie inedite, scovate nei cassetti o nei solai delle case: immagini dimenticate che, una dopo l’altra, avevano ricostruito la vita di un paese intero. Quella mostra – semplice ma potentissima – aveva rivelato quanto la memoria, se condivisa, sappia generare comunità.

La serata di Materia ne raccoglie oggi l’eredità. Renzo Dellea, montino per nascita e volontario della prima ora del Gruppo Amici di Monteviasco, guiderà il pubblico insieme a Ferdinando Giaquinto in un viaggio che non è solo visivo ma emotivo: un racconto collettivo dove ogni immagine si fa voce, ogni volto una presenza. E ogni fotografia ci interrogherà: cosa vogliamo salvare? Quale parte di noi si riflette in ciò che resta? In un’epoca in cui i paesi rischiano di diventare solo mete turistiche o cartoline social, Monteviasco offre un’altra possibilità: restare sé stesso. E ricordare che la montagna non è solo paesaggio, ma anche fatica, cura, fedeltà.

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