Chi è Miroki? Il robot che aiuta i passeggeri all'aeroporto di Lione
Immaginiamo di essere appena atterrati all’aeroporto di Lione-Saint Exupéry, stanchi dopo ore di volo, confusi tra cartelli in francese e inglese, e all’improvviso svoltando l’angolo ci si ritrova faccia a faccia con una creatura che sembra uscita direttamente da un videogioco. È Miroki, il robot assistente che dal mese scorso vaga per il Terminal 1 alla ricerca di viaggiatori smarriti da salvare.
Con quella testa che ricorda Ratchet del celebre videogioco Ratchet & Clank, per chi è cresciuto con la PlayStation, Miroki è il nuovo esperimento di Vinci Airports per capire se i robot possono davvero essere utili in aeroporto o se sono solo un modo costoso per far sembrare l’aeroporto più futuristico.
Miroki: il robot-volpe che accoglie i passeggeri all’aeroporto di Lione, cosa fa esattamente
Miroki non è lì per portarti i bagagli o fare il check-in. La sua missione è molto più basica ma altrettanto importante: rispondere alle domande che tutti si fanno in aeroporto ma che forse ci si vergogna di fare a un essere umano. Dove devo andare per registrarmi? Quale gate per il mio volo? Che navetta devo prendere per continuare il viaggio? Dove sono i bagni?
Parla perfettamente francese e inglese, il che lo rende già più poliglotta della media dei robot assistenti che abbiamo visto finora. E quando le domande diventano troppo complicate, tipo il mio volo è stato cancellato, cosa faccio
o ho perso il passaporto
, Miroki indirizza verso un banco assistenza presidiato da un essere umano in carne e ossa.
Vinci Airports è stata molto onesta nel comunicare che Miroki non è lì per sostituire i dipendenti dell’aeroporto. Almeno non ancora… Per ora è un esperimento per misurare due cose fondamentali: primo, se i robot riducono davvero gli errori di orientamento dei passeggeri. Secondo, se i viaggiatori accettano di farsi aiutare da una macchina con la testa di volpe invece che da una persona normale.
I passeggeri possono dare feedback sulla loro esperienza con Miroki. Da ottobre opera prima del controllo di sicurezza, dove il caos è massimo e i viaggiatori sono nel panico perché non sanno dove andare. A dicembre si sposterà dopo i controlli, nella zona commerciale, dove il suo compito sarà promuovere negozi e servizi.
I risultati dell’esperimento determineranno se Miroki finirà dimenticato in un magazzino oppure no. In aeroporto i problemi sono tanti: segnaletica confusa, gate che cambiano all’ultimo secondo, lingue diverse, stress da viaggio. Un robot che indirizza al posto giusto ha senso, soprattutto se parla più lingue. Ma deve essere affidabile, deve sapere rispondere alle domande più comuni, e deve essere posizionato nei punti dove la gente si perde di più.
Miroki ha il vantaggio di essere mobile, è lui che si muove per il terminal. Questo potrebbe fare la differenza tra un robot che viene usato e uno che viene ignorato. Vedremo se i dati lo confermeranno.
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