Da Porto Empedocle a New York una giornata di disobbedienza
Accadono cose che ti fanno sentire parte di una moltitudine. “Moltitudine” infatti è un “sentire” prima che un “essere”. Sentire, come lo traduciamo noi, senza divisione tra “hear” e “feel” come in inglese, sentire dentro e fuori, sulla pelle, e nell’anima. A Porto Empedocle una piccola grande nave ha di nuovo esercitato la “sana disobbedienza “ nei confronti di ordini ingiusti, disumani, illegali. Dopo aver praticato il soccorso civile in mare, il soccorso, unico esercizio immediato dinnanzi ad una tragedia costante, una strage ripetuta di esseri umani, ha chiesto un porto sicuro per i sopravvissuti raccolti a bordo.
In Tunisia non ci sono porti sicuri per i migranti e i profughi. Li deportano nel deserto ai confini con l’Algeria, li affondano loro stessi se li beccano in mare. La Libia non è un porto sicuro, è l’inferno dal quale le persone fuggono. La Convenzione di Ginevra, parte di quel “diritto internazionale” così in odio ai governanti attuali, è chiarissima su questo punto: non si possono respingere le persone deportandole nello stesso luogo dal quale tentano di fuggire e nel quale non sono garantiti il rispetto della dignità e dell’integrità di ogni essere umano. La Convenzione di Ginevra è legge di rango costituzionale per l’Italia. Come la Convenzione di Amburgo, sull’obbligo di soccorso in mare e di sbarco nel porto sicuro più vicino.
Malta, che non ha ratificato l’ultima integrazione proprio della Convenzione di Amburgo, si rifiuta di accogliere i profughi dal mare, e se lo fa li rinchiude. Malta è un’isola di 400.000 abitanti, circa un quartiere di una città media europea. Per l’Egitto parla Giulio Regeni. L’Algeria e il Marocco sono teatro, secondo le Nazioni Unite, di gravissime e sistematiche violazioni dei diritti umani non solo nei confronti delle persone migranti, ma anche dei loro stessi cittadini. La Grecia ha sospeso il diritto di asilo. La Spagna, tolti questi paesi rivieraschi, è il punto più lontano dal mediterraneo centrale. L’Italia, tra i paesi europei, è il punto più vicino. Ha sottoscritto la Convenzione di Amburgo e di Ginevra. L’Italia, nella classifica dell’accoglienza in Europa dei migranti e richiedenti asilo in rapporto al numero di abitanti, si colloca al quindicesimo posto.
In quale “porto sicuro più vicino possibile” si dovrebbe dunque dirigere una nave di soccorso che opera nel mediterraneo centrale, con a bordo persone sopravvissute che chiedono accoglienza in Europa? E questa piccola grande nave, dopo aver soccorso 92 persone in tre operazioni distinte, tenendo sempre informate tutte le autorità costiere, seguendo ciò che prevedono le Convenzioni Internazionali, ha chiesto il porto sicuro all’Italia, e si è diretta per giungere il più presto possibile verso la Sicilia. Ha oltrepassato senza fermarsi Lampedusa questa nave, consapevole della situazione dell’isola, meta di molti arrivi essendo il punto più a sud d’Europa nel mediterraneo. Il Comando Generale delle Capitanerie di porto italiano, non decide sul porto di sbarco da assegnare. Decide il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Uno che lavora, costantemente, per trovare ogni sistema possibile di respingere migranti, profughi, richiedenti asilo. Per farlo non esita di violare non solo i principi di umanità e civiltà che dovrebbero essere alla base di ogni sistema democratico, ma anche la Costituzione della Repubblica Italiana.
Il caso più eclatante è il suo protagonismo nel far fuggire da un mandato di cattura internazionale, un pericoloso criminale come il libico Almasri, detto “il boia di Mitiga”. Uno accusato di torture, omicidi e stupro di un bambino davanti alla madre. Piantedosi si è fatto “salvare” dal processo che pure il Tribunale dei Ministri aveva chiesto per questo reato, dall’immunità parlamentare. Il tipico esempio del “predicare bene e razzolare male” , ma che sta benissimo nel Regno dei “forti con i deboli e deboli con i forti” dove è comodamente acquartierato. Il ministro Piantedosi ha deciso che il porto di sbarco “più vicino” per i 92 naufraghi tra i quali 31 minori e una donna in gravidanza avanzata, doveva essere Livorno. Seicento miglia dalla Sicilia. Fa sempre così il ministro, gettando nell’imbarazzo autorità mediche, guardia costiera, giudici e chiunque condivida con lui una responsabilità istituzionale e si senta però vincolato all’onestà e all’integrità dell’esercizio del potere secondo legge. Il ministro ha escogitato i “porti lontani”, stravolgendo la Convenzione di Amburgo, per punire chi soccorre e soprattutto chi è sopravvissuto tra i soccorsi. Non è l’unica trovata contro le donne, gli uomini e i bambini migranti e chi tenta di aiutarli. Dai lager in Libia alle deportazioni effettuate dall’autocrate tunisino Saied, il ministro ci ha messo del suo. Ma questa dei “porti lontani” è una delle più ciniche e creative.
Persone vittime di torture, da giorni in balia del mare quando riescono in qualche modo a fuggire, trattate come “spazzatura” dal ministro degli interni del paese che dovrebbe accoglierli, anche per il solo fatto che ogni anno ne muoiono almeno duemila in mare, il venti per cento bambini, davanti alle nostre coste, da più di un decennio. Non si sa quale prodotto medicale utilizzi il signor ministro quando deve coricarsi la sera, dopo un lungo giorno passato al fronte della guerra contro i migranti. Come possa la domenica, e lo fa sempre, sedersi ai primi banchi della chiesa, in bella mostra da cattolico osservante. Ma tant’è. Nel Regno dei “forti con i deboli e deboli con i forti” anche questo può accadere.
La piccola grande nave ha deciso allora di disobbedire al signor ministro. Ancora una volta. Disobbedire “in nome della legge” ad un ordine illegale, e disgustoso. La piccola grande nave è attraccata a Porto Empedocle, in Sicilia, e ha assicurato nel più breve tempo possibile, cure e assistenza a 92 esseri umani stremati, ancora terrorizzati da quello che hanno passato. Il ministro ha diffidato ed intimato, minaccia il peggio per chi “osa disobbedire “. La piccola grande nave sorride a questo tentativo di intimidazione. L’importante è la salute e la sicurezza delle persone soccorse, fratelli e sorelle, poi verrà tutto il resto, e un piccolo uomo assetato di vendetta fa solo pena. Pensare a come si può ridursi nella propria vita, solo perché si è drogati di potere. Quanta miseria.
E poi ci si sveglia la mattina e c’è il sole a New York. L’impensabile è accaduto, dopo mesi e mesi di orrore, di deportazioni delle squadracce fasciste dell’Ice, dopo mesi e mesi di tronfia arroganza del nuovo regime, una “monarchia non costituzionale plutocratica” come definisce la traiettoria trumpiana Lucio Caracciolo. C’è uno che si chiama Zohran Mamdani, musulmano, socialista, che è stato eletto da oltre due milioni di persone a sindaco della Grande Mela. Sogna una città diversa, un mondo diverso. Piantedosi è furente. Trump è furente. Noi siamo felici oggi. Ci sentiamo moltitudine, da Porto Empedocle a New York. No Kings.
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