Delitto Garlasco, la guardia di finanza: “Soldi Sempio per pagare avvocati”

Ottobre 12, 2025 - 04:30
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Delitto Garlasco, la guardia di finanza: “Soldi Sempio per pagare avvocati”

Analizzare non solo i conti correnti di Mario Venditti, il magistrato indagato a Brescia per corruzione in atti giudiziari che chiese l’archiviazione di Andrea Sempio nel 2017 per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, ma anche “mirati accertamenti bancari” su quelli del gip Fabio Lambertucci, oggi giudice del dibattimento penale a Pavia, che quell’archiviazione, il 23 marzo di 8 anni fa, l’ha disposta. E’ la richiesta che la guardia di finanza di Pavia, per il tramite del Gico di Brescia, ha fatto a luglio 2025 alla pm Claudia Moregola che il 26 settembre ha disposto le perquisizioni di Venditti e giovedì quelle del suo ex sottoposto, ora sostituto a Milano, Pietro Paolo Mazza.

L’inchiesta sulle toghe

Le novità dell’inchiesta sulle toghe del presunto ‘sistema Pavia’ emergono da un’annotazione depositata agli atti del Tribunale del riesame di Brescia dove martedì 14 ottobre è fissata udienza sul ricorso di Venditti contro la perquisizione e il sequestro dei propri dispositivi informatici. L’informativa è redatta dal luogotenente della gdf Davide Canalicchio, e trasmessa alla Procura dai comandanti del Nucleo Pef e del Gico di Brescia, Antonio Ranaudo e Pietro Mazzarella. Datata 30 luglio, all’interno si rende conto di un’ulteriore nota del Gruppo gdf Pavia del 25 giugno, con cui si chiede “l’autorizzazione all’accesso all’Anagrafe dei Rapporti finanziari” per analizzare conti correnti, movimenti di liquidità e giacenze di una serie di persone sul periodo che va dall’1 dicembre 2016 al 31 dicembre 2017. Oltre al gip Lambertucci, 61 anni originario di Macerata, le analisi bancarie richieste sono sullo stesso Sempio, la madre Daniela Ferrari, il padre Giuseppe Sempio, la nonna, la zia, l’altra zia, lo zio acquisito, l’avvocato Ermanno Cappa, le figlie Paola, Stefania e la moglie, un cugino di Chiara Poggi. La Procura ha rigettato la richiesta dei militari di disporre decreti di esibizione da notificare a banche e istituti di credito sull’intera famiglia Cappa-Poggi mentre sono stati autorizzati quelli sulla famiglia Sempio, su Venditti e sui carabinieri Andrea Spoto e Silvio Sapone, entrambi ex squadra di polizia giudiziaria a Pavia. La carta offre anche uno spunto difensivo alla famiglia del nuovo indagato per il delitto di Garlasco, peraltro non accusata formalmente della corruzione di Venditti. “Dalla lettura delle intercettazioni ambientali effettuate dai carabinieri emerge un chiaro riferimento ai presunti pagamenti della famiglia Sempio nei confronti dei legali di fiducia dell’epoca”.

Il nodo delle spese legali

Spese legali che potrebbero essere una spiegazione plausibile della movimentazione di 43mila euro tra dicembre 2016 – inizio della prima indagine su Sempio – e il giugno 2017 (3 mesi dopo l’archiviazione) che la famiglia del commesso di Voghera mette in atto fra assegni circolari, bonifici e prelievi in contanti. Nell’intercettazione ambientale del 9 febbraio 2017, 24 ore prima dell’interrogatorio di Sempio in Procura in cui rigetta le accuse di aver ucciso Chiara Poggi il 13 agosto 2007, il padre afferma che “adesso bisogna che troviamo la formula di pagare quei signori lì”. Alla domanda della moglie su chi intendesse, risponde: “Eh, portare i soldi all’avvocato”. I militari identificano i “legali di fiducia” da pagare in Massimo Lovati, al momento ancora difensore dell’amico di Marco Poggi con la collega Angela Taccia nonostante la bufera per le dichiarazioni rese a Fabrizio Corona e in tv, e nell’allora difensore Federico Soldani. In un altro passaggio della stessa informativa, tuttavia, i finanzieri aggiungono che “le modalità prospettate” per “effettuare i pagamenti” sembrano più vicine “all’ipotesi di dover pagare in maniera occulta persone diverse, indicate come ‘quei signori lì’, piuttosto che i difensori di fiducia”. Secondo gli investigatori ci sarebbero delle “anomalie” che troverebbero “riscontro” nell’ormai noto ‘pizzino’ sequestrato alla famiglia il 14 maggio 2025. Si tratta del doppio biglietto, datato erroneamente 4 febbraio 2016, che è stato trovato in un cassetto del soggiorno all’interno di una rubrica marca Pigna di colore verde in corrispondenza delle lettere Q e R con la scritta “VENDITTI GIP ARCHIVIA X 20. 30. euro”. Secondo gli inquirenti si tratta in realtà di “20.000 o 30.000 euro” e lo si desume dalla presenza del “punto dopo le cifre 20 e 30”.

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