Digiuniamo insieme per opporci al genocidio in corso a Gaza


Il 28 agosto 2025 operatori sanitari e reti civiche promuovono una giornata nazionale di digiuno per Gaza: presidi davanti agli ospedali, adesioni diffuse, richiesta di stop alle armi, corridoi umanitari e cessate il fuoco, alla luce della crisi umanitaria nella Striscia
La Giornata nazionale di digiuno collettivo contro il genocidio a Gaza, promossa da operatori sanitari italiani attraverso la rete #digiunogaza, l’associazione Sanitari per Gaza e la campagna Bds Teva? No grazie, è un gesto simbolico carico di tensione civica, finalizzato a sollecitare l’opinione pubblica e le istituzioni rispetto alla crisi umanitaria in atto nella Striscia di Gaza, scatenata dall’atto terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023.
L’iniziativa segue una prima giornata analoga del 29 luglio 2025 e ha già raccolto adesioni da migliaia di medici, infermieri, ospedali e associazioni di tutta Italia, con il supporto morale di don Luigi Ciotti.
Digiuniamo per Gaza: contesto e finalità della mobilitazione
Il digiuno – anche alla luce del richiamo alla cura, parola che appartiene al nostro codice civile e morale – è concepito come una forma di pressione civile e simbolica, un modo antico quanto efficace di dire all’indifferenza “non è questo il silenzio che scegliamo“.
Con questa manifestazione civica si chiede allo Stato italiano:
- la sospensione della fornitura di armi a Israele
- l’apertura di corridoi umanitari urgenti per aiuti, assistenza sanitaria e alimentare
- un cessate il fuoco duraturo e il rispetto del diritto internazionale
Secondo le stime delle Nazioni Unite e dell’Unicef, oltre 2,2 milioni di persone (circa 1 milione di bambini) necessitano aiuto immediato a Gaza, dove si registrano più di 62.000 morti palestinesi e 156.000 feriti dall’inizio del conflitto.
La carestia, certificata il 22 agosto 2025, ha già causato decessi per fame, tra cui 6 morti in un singolo giorno del mese precedente. L’accusa verso Israele si eleva fino al termine genocidio, accompagnata da una denuncia della complicità occidentale.
Il boicottaggio proposto colpisce in particolare i farmaci di Teva, impresa farmaceutica israeliana ritenuta parte integrante del sistema che opprime la popolazione palestinese. Il digiuno non è inteso come una staffetta continua, bensì come un momento simbolico – preferibile attorno all’ora di pranzo – con presidi pacifici davanti alle strutture sanitarie.
L’adesione è massiccia e capillare: medici, infermieri, personale sanitario, ospedali (dal Policlinico Umberto I di Roma al San Matteo di Pavia, dal Policlinico di Bari alle Molinette di Torino, fino a strutture minori sull’isola di Capraia), insieme a oltre 500 realtà del sistema sanitario, hanno confermato il loro sostegno.
Anche i sindacati si sono esposti. La Cgil Toscana ha invitato iscritti e cittadini a unirsi alla mobilitazione, sottolineando la forza di denuncia del gesto simbolico; la Fp Cgil ha confermato il sostegno e ha chiesto anche la sospensione dell’accordo di associazione fra Ue e Israele.
Usb Sanità ha rilanciato le richieste al Governo, ribadendo l’uccisione di almeno 1.400 operatori sanitari palestinesi come crimine di guerra e appellandosi a istituzioni e cittadinanza affinché aderiscano attivamente, anche tramite il boicottaggio dei prodotti.
La mobilitazione si inserisce in un movimento più largo: in Toscana, oltre 800 operatori sanitari hanno promosso un digiuno a staffetta davanti a ospedali e distretti sanitari già alla fine di luglio; in Lazio e in altre regioni la mobilitazione si è estesa, assumendo forma di staffetta attiva da fine luglio fino all’inizio di agosto; a Rimini, operatori dell’Ospedale Infermi si sono ritrovati simbolicamente alle 14:10 davanti all’ospedale per celebrare, pacificamente, il loro digiuno.
Mobilitazioni civili e culturali: ombre e quel che resta della tradizione
Il gesto del digiuno si inscrive in un clima di mobilitazione civile che, nel solco della nostra tradizione democratica – dalla Resistenza ai presidi di piazza – ritorna oggi nell’azione nonviolenta.
Di tale spirito ci rammentano anche le proteste di massa: a Roma, in giugno 2025, oltre 300.000 persone hanno sfilato per chiedere pace, mentre la città era ancora avvolta dallo scioglimento dell’estate. Solo pochi giorni dopo, un altro corteo ha visto la partecipazione di oltre 100.000 persone contro la guerra, il riarmo, il genocidio e l’autoritarismo.
Sullo sfondo, interventi più teatrali ma non meno rilevanti: al Festival di Venezia, collettivi come Venice4Palestine e cineasti (Ken Loach, Alice Rohrwacher) hanno chiesto apertamente alla Biennale di prendere posizione, provocando tensioni e richieste di boicottaggio, nonostante la direzione affermi che il festival resta spazio di dialogo.
Questa giornata di digiuno è un invito alla memoria: non dimentichiamo come si sta meglio quando si cura, come la passione dei corpi in protesta è anch’essa forma di cura. Si tratta di un appello al passato che ha fatto della testimonianza e del gesto simbolico il suo codice eterno.
Il silenzio dei potenti non può restare la risposta. Chi digiunando si fa testimonianza, facendo del proprio corpo un manifesto, testimonia che la cura, della vita e della verità, rimane l’unico rimedio credibile.
L'articolo Digiuniamo insieme per opporci al genocidio in corso a Gaza è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
Qual è la tua reazione?






