Disoccupazione UK al 5%: il livello più alto dal 2021
Il mercato del lavoro britannico mostra segni di rallentamento sempre più evidenti. Secondo gli ultimi dati dell’Office for National Statistics (ONS), il tasso di disoccupazione nel Regno Unito è salito al 5% nel trimestre luglio–settembre 2025, il livello più alto degli ultimi quattro anni. L’aumento, accompagnato da un calo delle buste paga e da una frenata nella crescita salariale, sta alimentando il dibattito economico e politico in vista del prossimo budget autunnale del governo laburista. La situazione mette in evidenza un equilibrio fragile: inflazione in rallentamento, tassi di interesse ancora elevati e un mercato del lavoro che sembra aver perso parte della sua capacità di assorbire nuovi occupati.
I nuovi dati ONS: segnali di raffreddamento
L’ONS ha comunicato che nel trimestre considerato la disoccupazione è cresciuta al 5%, rispetto al 4,8% del trimestre precedente. In termini assoluti, significa che circa 1,8 milioni di persone nel Paese risultano senza lavoro. Si tratta di un incremento superiore alle aspettative, che segna un’inversione di tendenza dopo quasi tre anni di relativa stabilità.
Le stime sui dipendenti in busta paga (fonte: HMRC, Real Time Information) confermano il trend negativo: a ottobre si registrano 32.000 occupati in meno rispetto a settembre e quasi 180.000 in meno su base annua. Anche il numero di posti vacanti è diminuito, con un calo di circa 99.000 rispetto all’anno scorso, segno che molte imprese stanno rallentando o congelando le assunzioni.
Secondo i dati ONS, il rallentamento è più marcato nei settori commercio al dettaglio, ristorazione e IT, comparti ad alta intensità di manodopera e maggiormente sensibili alle variazioni dei costi di gestione. Parallelamente, la crescita dei salari nominali ha rallentato, riducendo la pressione inflazionistica e portando i mercati a scommettere su un possibile taglio dei tassi d’interesse da parte della Bank of England entro la fine dell’anno.
Il problema, tuttavia, non è solo quantitativo. Lo stesso ONS ha riconosciuto negli ultimi mesi alcune difficoltà metodologiche nella rilevazione dei dati: la Labour Force Survey, principale indagine sulle forze di lavoro, ha subito un forte calo dei tassi di risposta, rendendo necessaria una revisione del modello statistico. Ciò significa che il trend generale (disoccupazione in crescita) è affidabile, ma l’esatta entità del peggioramento potrebbe essere soggetta a revisioni future.
Le cause della crescita della disoccupazione
L’aumento della disoccupazione nel Regno Unito è il risultato di una combinazione di fattori economici e strutturali. In primo luogo, le imprese stanno affrontando costi del lavoro più alti, dovuti all’incremento del National Living Wage e ai contributi previdenziali. A questo si aggiungono tassi d’interesse elevati (attualmente al 5,25%), che pesano sui bilanci aziendali e scoraggiano nuovi investimenti.
Un altro elemento è rappresentato dal calo della domanda interna: dopo due anni di inflazione elevata, i consumatori hanno ridotto la spesa, soprattutto nei settori non essenziali. Ciò ha colpito in particolare la vendita al dettaglio e la ristorazione, due comparti che avevano trainato la ripresa post-pandemica.
Inoltre, la fine dei programmi di sostegno governativo e la maggiore selettività delle imprese nei processi di assunzione hanno contribuito a ridurre la flessibilità del mercato del lavoro. Anche il settore tecnologico, che negli ultimi anni aveva continuato a crescere, ha registrato una contrazione nelle nuove assunzioni a causa del calo degli investimenti in innovazione.
Sul fronte politico, la situazione arriva in un momento delicato: il governo di Rachel Reeves, ministro delle Finanze, sta preparando il budget autunnale con l’obiettivo di rilanciare la crescita senza aumentare la pressione fiscale. Tuttavia, la crescita più lenta dell’occupazione rischia di ridurre le entrate fiscali e complicare i piani di spesa pubblica.
Come riporta The Guardian, gli economisti vedono questo aumento come un campanello d’allarme: «Il mercato del lavoro britannico sta perdendo slancio. Se la tendenza continuerà, la Bank of England dovrà scegliere tra sostenere la crescita o mantenere la stretta anti-inflazione».
Le prospettive per la Bank of England e l’economia
I mercati finanziari hanno reagito immediatamente ai dati ONS. La sterlina si è indebolita leggermente rispetto al dollaro, mentre i rendimenti dei gilt (i titoli di stato britannici) sono scesi, riflettendo le aspettative di un possibile taglio dei tassi d’interesse da parte della Bank of England già nella riunione di dicembre.
La banca centrale, nel suo Monetary Policy Report di novembre, aveva già segnalato che la disoccupazione sarebbe probabilmente salita sopra il 5% nei prossimi mesi, come parte dell’effetto ritardato della stretta monetaria. Tuttavia, la BoE dovrà ora valutare se il peggioramento è temporaneo o se indica un indebolimento strutturale dell’economia.
Per molti analisti, la chiave sarà la dinamica dei salari. Finché la crescita salariale resterà contenuta, la BoE potrà permettersi di ridurre gradualmente i tassi, favorendo un allentamento delle condizioni finanziarie e sostenendo la domanda. Ma se i salari dovessero stabilizzarsi su livelli ancora alti, il rischio di una nuova fiammata inflazionistica resterebbe presente.
Il rapporto ONS sottolinea che, nonostante l’aumento della disoccupazione, la partecipazione alla forza lavoro rimane elevata, con una crescente quota di lavoratori over 50 tornati nel mercato del lavoro. Tuttavia, cresce anche la categoria degli inattivi per motivi di salute di lungo periodo, che oggi rappresenta quasi 2,8 milioni di persone, un dato che preoccupa il governo per il suo impatto sul sistema sanitario e sulle politiche sociali.
Gli effetti sul lavoro e sui settori più colpiti
Le ripercussioni del rallentamento non sono uniformi. Il calo più consistente di occupati si concentra nel settore retail e hospitality, dove la domanda interna ridotta e l’aumento dei costi fissi (energia, affitti, forniture) stanno spingendo molte aziende a tagliare personale. Anche il comparto informatico e dei servizi professionali mostra segnali di contrazione, con aziende che congelano nuove assunzioni in attesa di un quadro economico più stabile.
Al contrario, alcuni settori mostrano ancora una certa resilienza, come la sanità, l’istruzione e l’edilizia pubblica, sostenuti da programmi governativi e da una domanda strutturale stabile. Tuttavia, anche in questi ambiti si percepisce una maggiore prudenza nelle assunzioni e un aumento della competizione tra candidati.
Per i lavoratori, la sfida principale sarà mantenere il potere d’acquisto in un contesto di salari nominali in rallentamentoe inflazione ancora superiore al target del 2%. La prospettiva di tassi d’interesse più bassi potrà alleggerire i mutui e i debiti familiari, ma il rischio di un’economia stagnante resta concreto.
Cosa aspettarsi dal budget autunnale
Il budget del 26 novembre rappresenterà un banco di prova cruciale per il governo. Rachel Reeves dovrà trovare un equilibrio tra il sostegno alla crescita e la disciplina fiscale. Gli osservatori si aspettano misure mirate per incentivare l’occupazione, come sgravi sui contributi per le piccole imprese o programmi di formazione per i giovani.
Un’altra possibilità è l’introduzione di incentivi fiscali per le aziende che investono in green economy o in tecnologie digitali, settori che potrebbero creare nuova occupazione a medio termine. Tuttavia, ogni intervento dovrà fare i conti con le limitate risorse a disposizione e con il debito pubblico elevato.
Come ha sottolineato un’analisi del Financial Times, «il governo non può permettersi una manovra espansiva massiccia, ma nemmeno ignorare i segnali di rallentamento dell’occupazione». Una linea troppo rigida rischierebbe di frenare ulteriormente la crescita, mentre una troppo accomodante potrebbe minacciare la stabilità dei conti pubblici.
Per ora, il messaggio principale che emerge dai dati ONS è chiaro: il mercato del lavoro britannico sta attraversando una fase di transizione, e la politica economica dovrà adattarsi rapidamente per evitare che il rallentamento diventi recessione.
Domande frequenti sulla disoccupazione nel Regno Unito
Quanto è grave l’aumento del 5%?
È il livello più alto dal 2021, ma resta inferiore ai picchi post-pandemici di altri Paesi europei. Tuttavia, il ritmo di peggioramento preoccupa perché coincide con un calo simultaneo dei salari e delle offerte di lavoro.
Quali settori rischiano di più nei prossimi mesi?
Retail, hospitality e servizi tecnologici. In difficoltà anche le aziende con alta esposizione ai costi energetici e con scarsa automazione.
Ci saranno tagli dei tassi d’interesse?
È possibile. I mercati stimano una probabilità del 60% che la Bank of England riduca il tasso base già a dicembre, se i prossimi dati confermeranno la tendenza.
Come possono reagire i lavoratori?
Diversificare le competenze e puntare sui settori più resilienti: sanità, educazione, energia e costruzioni. La flessibilità e la formazione continua saranno cruciali per restare competitivi.
Quando vedremo un miglioramento?
Gli analisti prevedono una stabilizzazione del mercato del lavoro a metà 2026, a condizione che la crescita economica riparta e che la BoE riduca gradualmente i tassi.
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