Dove si insegna la Biodiversità in Italia

Maggio 23, 2025 - 00:30
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Dove si insegna la Biodiversità in Italia
studenti universitari

La conoscenza e la difesa della Biodiversità può diventare una professione. E i corsi di laurea in Italia non mancano. Gli sbocchi invece? L’importante è informarsi

Parlare di biodiversità non significa solo memorizzare specie animali e vegetali. Significa comprendere l’interconnessione tra ecosistemi, economia, salute umana e cultura.

È una competenza trasversale che merita di entrare a pieno titolo nei programmi scolastici, nei piani aziendali di sostenibilità, nella formazione dei tecnici e nella comunicazione pubblica.

Noi di GreenPlanner la riteniamo così rilevante che abbiamo dedicato la 13esima edizione del nostro Almanacco al tema, invitando i lettori ad adottarla (la biodiversità si intende).

Organizzazioni come l’Unesco e la Commissione europea stanno spingendo verso una maggiore integrazione dei temi ambientali nei percorsi educativi, promuovendo progetti interdisciplinari e laboratori sul campo.

In Italia, alcune Regioni e Parchi Nazionali hanno avviato percorsi pilota per le scuole e corsi specifici per guide ambientali e agricoltori, puntando sull’educazione esperienziale e sulle conoscenze locali.

In questo ambito ci piace ricordare che le scuole del circuito Green School possono partecipare al contest lanciato dal Joint Research Centre (Jrc) di Ispra che invita  a partecipare alla Jrc Ispra Biodiversity Click Challenge, una competizione fotografica per ragazze e ragazzi che, lavorando insieme, potranno scattare foto a piante, animali, insetti, ma anche funghi – insomma a tutto ciò che vive.

Dalla scuola all’impresa: chi ha bisogno di formazione?

Non solo studenti e insegnanti. Anche i decisori politici, gli imprenditori del settore agricolo e alimentare, i professionisti del turismo e i cittadini coinvolti in progetti di cittadinanza attiva devono acquisire strumenti per agire consapevolmente.

La biodiversità è oggi un asset strategico anche per le imprese: tutela delle risorse genetiche, approcci nature-based alle soluzioni urbane, certificazioni green e supply chain responsabili richiedono nuove competenze.

Molte aziende, in particolare nei settori dell’agroalimentare, della moda e della cosmesi, stanno includendo moduli formativi su biodiversità e capitale naturale nei propri programmi Esg (Environmental, Social and Governance), in linea con gli standard europei Csrd.

Le nuove frontiere della formazione

Le tecnologie digitali e i metodi didattici innovativi stanno trasformando il modo in cui si trasmettono questi saperi. Realtà aumentata, e-learning, citizen science, podcast e storytelling ambientale sono strumenti sempre più usati per coinvolgere pubblici diversi, anche grazie alla collaborazione tra università, enti pubblici e fondazioni private.

In questo ambito ha preso vita anche una piattaforma multimediale interattiva che aggrega conoscenze, risorse e dati sulla biodiversità del nostro Paese. Il progetto, frutto dell’accordo di collaborazione tra Consiglio nazionale delle ricerche e Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, sarà sviluppato con il supporto del National Biodiversity Future Center (Nbfc).

Ma vediamo – con l’aiuto di ChaptGpt – dove andare a studiare la biodiversità.

  • Università di Bologna – Laurea magistrale Biodiversity and Evolution (Lm-6, 2 anni): programma interdisciplinare che spazia da genetica della conservazione a biogeografia, con ampio uso di laboratori di genomica e campagne sul campo (Corsi Università di Bologna)
  • Università degli Studi di Milano (Statale) – Insegnamenti Conservazione e gestione della biodiversità e Conservazione della biodiversità (L-32/L-13, corsi triennali e magistrali):moduli curricolari dedicati alla biologia della conservazione all’interno dei corsi di Scienze Naturali e Biologia (Università degli Studi di Milano StataleUniversità degli Studi di Milano Statale)
  • Università di Milano-Bicocca – Percorso Biodiversità ed Ecologia in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente (L-32) + attività del National Biodiversity Future Centre: offre corsi teorico-applicativi su ecologia, gestione degli habitat e Nature-Based Solutions, con progetti Pnrr e forum nazionali dedicati (btbs.unimib.it – Università degli Studi di Milano-Bicocca)
  • Università di Torino – Lauree magistrali Biologia dell’Ambiente (Lm-6) e Scienze dei Sistemi Forestali e dell’Ambiente (Lm-73): due percorsi che coniugano biodiversità vegetale/faunistica con gestione forestale, telerilevamento e pianificazione di aree protette (lmbiologia.campusnet.unito.it – Università di Torino)
  • Università di Trieste – Laurea magistrale Scienze per l’Ambiente Marino e Costiero (Lm-75, 2 anni): focus su biodiversità marina, oceanografia biologica e impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi costieri (Biologia – Biologia)
  • Università di Padova – Laurea magistrale Biologia Evoluzionistica (Lm-6, in inglese dal 2024-25): approfondisce evoluzione, filogenesi e metodi quantitativi per lo studio della biodiversità animale e vegetale (https://biologia.biologia.unipd.it/)
  • Università di Siena – Laurea magistrale Biodiversity, Conservation and Environmental Quality (Lm-6, in inglese): percorso internazionale con tre aree tematiche: biodiversità e ambiente, biomolecolare, qualità ambientale (Università degli Studi di Siena)
  • Università di Firenze – Laurea magistrale Scienze della Natura e dell’Uomo, curriculum Conservazione e gestione della Natura (Lm-60): forma specialisti per musei, parchi e monitoraggi ambientali, con particolare attenzione alla biodiversità mediterranea (www.scienzenaturalimagistrale.unifi.it)
  • Università di Pisa – Laurea magistrale Conservazione ed Evoluzione (Lm-6): integra biologia evoluzionistica, paleobiologia e gestione delle collezioni naturalistiche per la tutela della biodiversità (Biologia Università di Pisa)
  • Università di Napoli Federico II – Laurea magistrale Biologia ed ecologia dell’ambiente marino e uso sostenibile delle sue risorse (Lm-6/75): orientata alla biodiversità marina, con moduli su monitoraggio, valutazione d’impatto e gestione sostenibile delle risorse (Università di Napoli Federico II)

Crediti immagine: Depositphotos

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