Dove sono le prove contro Cuffaro? L’inchiesta fumosa sull’ex governatore della Sicilia

Novembre 12, 2025 - 07:00
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Dove sono le prove contro Cuffaro? L’inchiesta fumosa sull’ex governatore della Sicilia

Karl Marx affermava che gli eventi storici si ripetono la prima volta come tragedia e la seconda come farsa. La vicenda giudiziaria che riguarda l’ex presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di materiale investigativo, fa riecheggiare quella frase.

Il politico siciliano sarebbe coinvolto in un sistema di appalti truccati, tanto da poter finire agli arresti domiciliari per turbativa d’asta. A guardare la faccenda con maggiore attenzione, tuttavia, sembra che la montagna abbia partorito un topolino. Si insiste sul fatto che Cuffaro invitasse le persone che interloquivano con lui a spegnere i cellulari, o a metterli in modalità aereo. Si mette in rilievo la sua frase relativa all’essere nullatenente. Soprattutto, si punta il dito sulla sua dichiarazione in merito al presunto controllo delle province di Enna, Palermo e Siracusa in merito all’assegnazione degli appalti. Aspetti che dovrebbero, per chi li evidenzia, provare l’esistenza di una vasta rete di corruttela. Comprovata dal ruolo dell’ex governatore con precedenti penali.

In realtà, si tratta di elementi che dicono molto poco sul piano penale. Dal momento che Cuffaro in passato è stato condannato anche grazie alle intercettazioni telefoniche, la sua idiosincrasia verso i cellulari appare spiegabilissima. Quanto all’essere nullatenente, i casi di beni intestati a terzi, in Italia, abbondano. E, nel caso di Cuffaro, una tale pratica, può essere spiegata in relazione alla paura di subire un sequestro dei beni personali. In merito al controllo dei meccanismi di assegnazione degli appalti, ci troviamo di fronte a una pratica che, per quanto non auspicabile, risulta molto diffusa al di fuori delle cerchie di Cuffaro. Sono le imprese stesse che si fanno vanto della conquista di zone di mercato. Inoltre, altre inchieste del passato, hanno evidenziato come, in ambiti pubblici, i meccanismi di regolazione formale, rappresentino poco più di un rituale. A contare, in ultima analisi, è il sistema di relazioni, la collocazione all’interno di cerchie di potere o fette di mercato specifico, la possibilità di disporre di mediatori ben addentrati a fare la differenza nei concorsi e negli appalti.

Cuffaro, da quello che traspare, svolge un’attività di lobbying, assume il ruolo di broker, facendo leva sia sulla vasta rete di relazioni di cui dispone, che sul suo expertise della cosa pubblica. Attività che negli USA o nel Regno Unito si svolgono alla luce del sole, mentre in Italia si fa finta che sia tutto regolamentato e spersonalizzato, in funzione di una presunta imparzialità. Se questo è il contesto in cui si svolge la nuova vicenda giudiziaria di Cuffaro, diviene necessario realizzare qualche riflessione sull’azione della magistratura. Ultimamente, la procura di Palermo, è tornata alla ribalta per due inchieste giudiziarie.

La prima è quella relativa all’omicidio Mattarella, che ha comportato l’accusa di depistaggio e il conseguente arresto del funzionario Filippo Piritore. La seconda è questa relativa a Cuffaro. Sembra che la procura del capoluogo siciliano voglia riguadagnare lo spazio mediatico perduto, facendo leva su ingredienti collaudati, ma forse anche un po’ logori, come il delitto eccellente irrisolto, i casi di corruzione e depistaggio, l’imputato di nome, ancorché recidivo, l’esistenza di presunte reti occulte. A maggior ragione, in seguito alla riforma della magistratura appena approvata dal governo, le inchieste di Palermo suonano come un messaggio rivolto alla politica.

L’apparato mediatico, ovviamente, si appropria dei casi, creando il clamore necessario ad assicurare audience. Eppure, la lezione di Tangentopoli, quando ai blitz seguì la vittoria a valanga del centrodestra, avrebbe dovuto essere quantomeno studiata. Anche perché queste inchieste si inseriscono nel contesto politico siciliano del momento, con la giunta guidata da Schifani sotto assedio da parte di FdI e Lega, che ambiscono a prendere il controllo dell’Isola. Il giustizialismo, oltre a violare i diritti civili, favorisce la sedimentazione di un clima politico autoritario. Prima lo si capirà, meglio sarà.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia