Efsa: non ci sono prove di genotossicità nello stirene

Roma, 10 giu. (askanews) – L’Efsa non ha riscontrato prove scientifiche di genotossicità nello stirene, sostanza che può essere contenuta nei materiali plastici a contatto con gli alimenti. E’ quanto emerso da una nuova valutazione effettuata dagli esperti dell’Efsa sulla sicurezza dello stirene a seguito di esposizione orale alla sostanza attraverso materiali plastici a contatto con gli alimenti. La ricerca è stata effettuata in vivo a seguito di esposizione orale nei roditori e i dati tossicocinetici hanno indicato che gli esseri umani inoltre sono meno sensibili alla tossicità dello stirene rispetto ai roditori.
Lo stirene è una sostanza chimica utilizzata nella produzione di materiali e oggetti in plastica. All’interno dell’Unione Europea, è autorizzato per l’uso negli imballaggi alimentari a diretto contatto con gli alimenti. Nel 2018, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato lo stirene come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” e questo ha spinto la Commissione Europea a richiedere all’Efsa di rivalutare la genotossicità dello stirene.
Nel 2020, l’Efsa ha pubblicato un parere in cui si affermava che sussistevano incertezze relative alla potenziale genotossicità dello stirene dopo esposizione orale. Quindi, nel 2023, la Commissione Europea ha chiesto all’Efsa di rivalutare la genotossicità dello stirene dopo esposizione orale. Nel dettaglio, all’Efsa è stato chiesto di valutare 40 µg di stirene per kg di alimento. Il risultato è che l’uso di stirene nella produzione di materiali di imballaggio alimentare con un LMS di 40 µg di stirene per kg di alimento non è considerato un problema di sicurezza.
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