Geotermia e società, una relazione sfaccettata

La transizione energetica non è solo una questione per tecnici. È questo l’assunto su cui poggia il libro Geothermal Energy and Society, il volume pubblicato quest’estate nella sua seconda edizione da Springer-Nature[1]. Ogni politica energetica è al tempo stesso scelta tecnica e sociale, e deve tenere in considerazione aspetti quali la percezione che la società ha delle tecnologie, i bisogni, i valori e le abitudini delle comunità, i rapporti tra i diversi attori sociali. Questo vale anche per la geotermia, una risorsa utilizzata dall’uomo fin dall’antichità, eppure ancora in secondo piano rispetto ad altre fonti energetiche alternative.
Il libro nasce proprio per dipanare questo articolato rapporto tra geotermia e società. Cuore del volume è una raccolta di casi studio che descrivono come diversi Paesi e territori hanno finora gestito e indagato questa relazione. Cosa pensano i cittadini della geotermia? E in che modo i diversi attori sociali possono - e devono - contribuire al processo di ricerca e innovazione?
Il libro evidenzia sin dalle prime pagine i recenti progressi della geotermia: costi in calo, applicabilità anche in aree prima inadatte e nuove sinergie con altre fonti e tecnologie, dal fotovoltaico all’intelligenza artificiale. Questo si riflette anche sulla governance della geotermia, in evoluzione, ma ancora molto complessa. Ad esempio, l’Ue punta alla neutralità climatica e a triplicare l’uso del calore geotermico entro il 2030, ma le policy restano eterogenee tra Paesi, con strategie avanzate in Francia e Polonia e assenti in Italia. Anche a livello globale il quadro è eterogeneo e a una prima lettura non immediatamente lineare, perché per esempio gli Usa hanno deciso di uscire dagli Accordi di Parigi ma al tempo stesso stanno mostrando un crescente interesse per la geotermia.
Con l’evolversi delle tecnologie, della normativa, e del contesto geopolitico anche la percezione che la società ha della geotermia si muove di conseguenza, evidenziando talvolta delle peculiarità legate al contesto territoriale, talvolta mostrando dei pattern comuni. Allo stesso tempo, anche il quadro delle procedure e delle pratiche partecipative che diversi Paesi e territori mettono in campo per ingaggiare la società nelle decisioni che riguardano la geotermia è molto variegato.
Il libro si sviluppa proprio su questo doppio binario. Da un lato descrive le modalità e le metodologie di dialogo che varie autorità pubbliche (a livello locale, regionale o nazionale) hanno adottato per avvicinare la società e la geotermia. Dall’altro lato, analizza i risultati emersi in termini di percezione pubblica. Per farlo, raccoglie i contributi di ricercatori sociali e addetti ai lavori del settore geotermico da 15 Paesi. Ai casi studio aggiornati e già presenti nella prima edizione del libro – Australia, Canada, Filippine, Francia, Giappone, Grecia, Islanda, Italia, Nuova Zelanda – il volume aggiunge i capitoli su Regno Unito, Stati Uniti d’America, Cile e Messico, e ripubblica i casi di Turchia e Svizzera. Un dato di per sé rilevante è l’assenza nel volume di testimonianze dall’Africa, nonostante i tentativi delle editrici di coinvolgere gli autori.
Il panorama che emerge dai 15 casi studio è variegato, come variegati sono i contesti e gli usi che si possono fare della geotermia. La geotermia è spesso accolta con favore se riscalda – per esempio nella climatizzazione degli edifici, o per le serre e l’acquacoltura – mentre la costruzione di centrali elettriche geotermiche suscita maggiore attenzione e richiede maggiori sforzi in termini di comunicazione pubblica, affinché i cittadini possano partecipare al dibattito in modo informato. E del resto i dati ci dicono che la geotermia è molto meno nota rispetto ad altre tecnologie, quali il fotovoltaico o l’eolico.
La sensibilità istituzionale per la partecipazione dei cittadini alla discussione sulle scelte energetiche e sulla costruzione di impianti geotermici è tutt’altro che uniforme. I Paesi che ospitano popolazioni indigene – che spesso risiedono in territori geotermici, e che attribuiscono alla propria terra un immenso valore anche dal punto di vista spirituale e religioso – mostrano una particolare sensibilità per l’inclusione delle comunità locali nel dibattito: è questo il caso di Cile, Filippine, Giappone, Messico e Nuova Zelanda.
E l’Italia? Nel Bel Paese il quadro normativo – sia per quanto riguarda la gestione della risorsa, sia per quanto riguarda i processi partecipativi – è meno strutturato. Tuttavia, non mancano le sperimentazioni di dialogo tra ricerca e società civile. A fare da apripista in tal senso sono stati i progetti VIGOR e Atlante Geotermico del Mezzogiorno (guidati dal CNR), in cui grazie a un sondaggio e a delle interviste di gruppo, il punto di vista dei cittadini è stato incluso nei risultati della ricerca. E lo stesso obiettivo si è dato il progetto IRGIE, tutt’ora in corso, coordinato dall’INGV.
Uno dei dati più eclatanti di questi studi è l’alto livello di fiducia per la ricerca pubblica e la forte diffidenza per i decisori. L’apertura alla geotermia mostra delle importanti differenze tra diversi territori italiani, ma quello che più sembra preoccupare i cittadini è infatti la possibilità che gli impianti vengano poi messi a terra per il bene comune e senza l’interferenza di interessi privati.
Ed ecco allora la necessità di creare una “cittadinanza geotermica”, informata e ingaggiata, che contribuisca a un avanzamento del settore allineato ai bisogni e alla visione del futuro che ha la società. I processi partecipativi richiedono risorse e competenze, ma sono uno degli strumenti più potenti che abbiamo per costruire fiducia tra i diversi attori sociali e per intervenire affinché le possibilità delle nuove tecnologie – comprese quelle geotermiche – siano al servizio della società, e non viceversa.
[1] Le tre editrici del libro sono Adele Manzella, Agnes Allansdottir e Anna Pellizzone. È disponibile qui: https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-031-81920-9
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




