Gestire (bene) i rifiuti non può essere reato: il Senato riequilibra il decreto Terra dei fuochi

Settembre 30, 2025 - 04:30
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Gestire (bene) i rifiuti non può essere reato: il Senato riequilibra il decreto Terra dei fuochi

Il decreto-legge 116/2025, noto come Terra dei fuochi, si affaccia sull’ultima parte del suo iter legislativo con un passaggio decisivo: l’approvazione da parte del Senato con 91 voti favorevoli e 55 contrari, avvenuta attraverso il voto di fiducia, che ha consolidato il testo base unitamente a una serie di emendamenti attesi da diversi stakeholder.

Nato con l’obiettivo di rafforzare il contrasto ai traffici illeciti di rifiuti e di rispondere all’emergenza ambientale campana, il decreto introduce modifiche strutturali al Codice dell’Ambiente, prevede nuovi reati e inasprisce le pene per condotte ambientali gravi.

Tuttavia, parte delle sue disposizioni aveva sollevato preoccupazioni per la proporzionalità delle sanzioni e le conseguenze per le imprese regolari del settore ambiente. È in questo contesto che Utilitalia ha inserito un pacchetto di emendamenti, sostenuto con interlocuzioni istituzionali nelle Commissioni parlamentari e con i ministeri competenti. L’obiettivo: distinguere con maggior chiarezza tra reati ambientali seri e violazioni di minore entità, proteggendo chi opera nel rispetto delle norme.

Il 23 e 24 settembre la Commissione Giustizia del Senato ha accolto integralmente o in parte le proposte avanzate da Utilitalia, approvando modifiche al testo del decreto che toccano i punti centrali del Titolo I. Tra le correzioni più significative vi è quella all’articolo 256, comma 4, del Testo Unico Ambientale: la versione originaria trasformava in delitto la gestione non autorizzata di rifiuti non pericolosi, eliminando l’oblazione; l’emendamento ridisegna il profilo sanzionatorio, preservando la natura contravvenzionale per rifiuti non pericolosi e consentendo l’estinzione mediante ammenda.

Analogamente, l’articolo 256 comma 1 era predisposto per punire come delitto ogni attività di gestione rifiuti svolta senza autorizzazione, a prescindere dalla pericolosità del materiale trattato. Il correttivo approvato reintroduce una gradazione: delitto solo per i casi più gravi, contravvenzione per rifiuti non pericolosi.

Un altro nodo riguarda l’articolo 258, comma 4. Nella stesura originaria, il mancato o incompleto formulario dei rifiuti pericolosi poteva comportare reclusione anche per errori formali. Il testo modificato limita la reclusione alle condotte più gravi – ossia la completa omissione del formulario durante il trasporto – mentre per errori nei dati o omissioni lievi sono previste pene meno severe.

Il nuovo articolo 259-bis, che introduceva “l’aggravante dell’attività d’impresa”, è stato anch’esso oggetto di revisione profonda. Inizialmente avrebbe potuto estendere responsabilità alla società sulle omissioni dei dipendenti e attivare automaticamente le sanzioni interdittive del d.lgs. 231/2001. Gli emendamenti hanno eliminato tali profili più controversi, evitando che imprese oneste potessero essere gravate da conseguenze eccessive per errori individuali.

Il risultato di questo compromesso parlamentare è un testo che conserva l’impianto sanzionatorio rafforzato per i comportamenti criminali connessi ai rifiuti e all’abbandono illecito, ma introduce limiti e garanzie a tutela degli operatori legittimi. Le modifiche perseguono un equilibrio tra la risposta al degrado ambientale e la salvaguardia della legalità nei settori della raccolta, del trattamento e della gestione ambientale.

«Le misure correttive previste dal Decreto legge Terra dei fuochi approvate dal Senato vanno nella giusta direzione – commentano nel merito da Utilitalia, il sindacato d’impresa le cui associate forniscono i servizi ambientali a circa il 55% della popolazione nazionale – Punire con la reclusione qualsiasi comportamento in difformità dalle prescrizioni autorizzatorie, anche se esclusivamente di tipo formale o amministrative, avrebbe potuto rallentare se non bloccare i processi di raccolta e di riciclo, anche con impatti sul Pnrr. Gli emendamenti approvati hanno mitigato in maniera decisa l’impatto che il Dl avrebbe potuto avere sulle imprese operanti nel settore dei servizi ambientali che nulla hanno a che fare con traffici illeciti organizzati. Nel prossimo futuro, il recepimento della Direttiva Ue 2024/1203 “Tutela penale dell'ambiente” potrà consentire interventi organici che permetteranno l’armonizzazione delle riforme in materia, attraverso il confronto con le Istituzioni e i Ministeri competenti».

Dal Senato il provvedimento passa ora alla Camera, con scadenza fissata al 7 ottobre per l’approvazione definitiva. Se verrà confermato il testo attuale, le nuove norme entreranno in vigore immediatamente. Nei prossimi giorni saranno determinanti le indicazioni e i relativi pareri in Commissione e in Aula alla Camera, con particolare attenzione agli emendamenti residuali, alle mozioni di modifica e alle condizioni di attuazione degli istituti di sanzione e vigilanza.

Per il comparto ambientale, il decreto Terra dei Fuochi rappresenta una potenziale svolta: un salto normativo che, se ben calibrato, può combinare rigidità nei confronti delle ecomafie con certezze regolatorie per chi opera nella legalità. Sarà fondamentale che il passaggio finale alla Camera mantenga l’equilibrio trovato in Commissione Giustizia al Senato e contempli gli aggiustamenti necessari per non penalizzare chi cerca di fare la cosa giusta.

Nel frattempo, il Commissario unico per la Terra dei fuochi Giuseppe Vadalà – nominato dal Governo nel febbraio scorso – è intervenuto a Napoli per il Forum internazionale sull'economia dei rifiuti organizzato dal Consorzio dei beni dei rifiuti de beni in polietilene (Polieco) ricordando la magnitudo dello sforzo necessario nell’area: «Per attuare la sentenza della Cedu sulla Terra dei fuochi serviranno in due anni, ossia il lasso di tempo dato all'Italia dalla Corte per affrontare il problema, 500 milioni di euro, ma per portare a termine le bonifiche dei siti inquinati tra Caserta e Napoli abbiamo calcolato che ci vorranno in 10 anni due miliardi di euro». 

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia