Il brillocco di Taylor Swift, e i fanatismi digitali del mondo infantilizzato

Versione breve di questo articolo: l’annuncio d’un matrimonio prossimo venturo di Taylor Swift è la cosa migliore che sia capitata all’internet da quando l’Esselunga aprì il Clicca il pomodoro. Ma non voglio risparmiarvi la versione lunga.
Le due settimane del picco di taylorswiftismo sono cominciate il tredici agosto, quando Taylor Swift ha detto, a quelli che due settimane dopo sono ventuno milioni di spettatori su YouTube e chissà quanti su Spotify, «Questo è il mio primo podcast».
Il podcast né io ne voi l’avevamo mai sentito nominare, si chiama “New Heights”, lo fanno due fratelli entrambi giocatori di football (una famiglia di intellettuali), e uno dei due è da due anni il fidanzato di Taylor Swift – nel senso in cui usiamo fidanzato in Italia: qualcuno che sta con qualcuno in termini variabili, convivente o tizio con cui esci ogni tanto o padre dei tuoi figli che ancora non hai sposato o altro.
Gli americani, invece, tengono al matrimonio quanto ci si teneva nella Sicilia di “La ragazza con la pistola”, e quindi prendono molto sul serio la variazione di terminologie tra quando stai insieme magari anche vivendo nella stessa casa ma senza impegno formale, e quando c’è il brillocco e si dice al mondo che ci si sposerà.
Quindi il 13 di agosto Travis Kelce, il giocatore di football, è il boyfriend al cui podcast Taylor Swift decide di dare l’annuncio che qualunque giornale avrebbe dato un rene per pubblicare per primo: il 3 ottobre uscirà il nuovo disco, “The life of a showgirl”. Lo annuncia in un luogo familiare, in cui spiccare come un’intellettuale tra un cognato che non sa cosa significhi “numerologia” e un fidanzato che non sa cosa voglia dire “esoterico”.
Due settimane dopo, il proprietario della squadra in cui gioca Travis va anche lui in un podcast, e dice che “l’effetto Taylor Swift” consiste nel fatto che prima per loro tifavano metà uomini e metà donne, e ora il cinquantasette per cento della tifoseria è fatto di femmine. È un momento di sconforto, per me, perché mi rendo conto che potrebbero benissimo non essere dodicenni. L’infantilizzazione del mondo è tale che potrebbero esserci quarantenni che dicono: voglio iniziare a seguire questo sport perché un giocatore è fidanzato con la mia cantante preferita. Un mondo in cui gli adulti hanno la cantante preferita è un mondo fuori controllo.
Ma, a sedare i miei timori, arriva martedì. Quando Taylor Swift e Travis Kelce pubblicano un post congiunto. C’è lui in ginocchio, c’è il brillocco, c’è la frase: la vostra prof di inglese e il vostro prof di educazione fisica si sono fidanzati.
Fidanzati nel senso di engaged, nel senso che ora devono sposarsi, nel senso che Travis non è più boyfriend ma fiancé. Credevo che l’internet non potesse fornire alcun intrattenimento dissimile dallo staccare le ali alle farfalle e guardarle morire, poi ho visto le reazioni all’annuncio matrimoniale: persino le polemiche erano stupende, era meglio della tv, meglio del cinema, meglio dei pettegolezzi tra amiche.
La fotografa offesa a nome della sua corporazione perché sulla foto di Taylor e Travis non c’era il nome dell’autore, proprio lei che ha lottato tanto per riavere indietro i diritti sui suoi primi dischiiii. L’avranno pagato tantissimo, il fotografo, dicendogli col cazzo che ti mettiamo i credici fotografici, deve sembrare una roba spontanea? L’avrà fatta un cugino? L’internet s’interroga.
Il ginocchio sbagliato. Una giornalista del Washington Post era molto preoccupata perché bisogna inginocchiarsi sul sinistro, e invece Taylor e anche il fidanzato della giornalista si sono inginocchiati sul destro, invaliderà tutto? Americani specialisti nell’inventare problemi immaginari.
Le femministe che l’accusano d’aver tradito il suo ruolo di modello comportamentale, di aver deluso le ragazzine che volevano pensare fosse normale essere donne di successo, avere i gatti, non fare figli, e invece ora guardala, sarà per sempre famosa come “signora Travis Kelce”. Ma certo, pulcina, adesso però dimmi – senza Google, senza AI – il nome del marito di Meryl Streep. Una cosa che non cessa di stupirmi: le femministe abbastanza retrive da far corrispondere la divisione dell’umanità, quella in deboli e forti, in una divisione tra donne e uomini, mica tra ignoti e famosi, tra poveri e ricchi; nessuno è meno femminista delle femministe convinte che se sei donna tu sia automaticamente la parte debole, persino se sei una popstar miliardaria. E sì, lo so che il mondo questa simulazione di dinamiche antiche vuole, ed è bravo a dargliele Travis, che contrappunta qualunque cosa Taylor dica nel podcast con «donna più intelligente che abbia mai conosciuto» e altri complimenti disutili se sei Taylor Swift e si suppone tu abbia la solida autostima di una che nella vita ha combinato un po’ di cose.
Ma torniamo alle polemiche meravigliose, perché non ho ancora citato le mie preferite. Le lesbiche (che ovviamente tra loro si chiamano queer, mica lesbiche) finora convinte che Taylor fosse una di loro. A questo punto, vibra una su Reddit, la deve smettere di venderci dischi illudendoci con la sua ambiguità: esigiamo che il suo portavoce faccia un comunicato in cui ufficializza che è etero. Più ufficiale d’aver sempre avuto dei maschi per fidanzati? Più ufficiale d’avere un’intera discografia che parla dei suoi rapporti coi fidanzati? Più ufficiale di stare per sposarsi con un giocatore di football grande e grosso e con la barba?
Poi certo, ci sono anche le solite polemiche sceme dell’internet, tipo la mancanza di rispetto per gli insegnanti sottopagati che mostra una popstar fantastiliardaria che si definisce «prof di inglese». E la mancanza di rispetto per i titoli di studio: non ha mai insegnato l’inglese a nessuno, puntesclamativo (non conosco i testi di Taylor Swift, ma confermo d’aver imparato più italiano da Guccini e Fossati e Conte e Dalla di quanto ne abbia imparato sui banchi di scuola, e questa non è solo una quasi citazione di Springsteen). E lui che a ventun anni faceva tweet irrispettosi nei confronti di non ricordo già più chi, direi le donne (si è fidanzata con un maschilistaaaa, non ce lo doveva fareeee).
Le polemiche sceme dell’internet sono speculari ai fanatismi scemi, quelli di chi prende l’annuncio del matrimonio d’una cantante che non ha contezza della sua esistenza come se fosse il matrimonio suo, o d’una parente, o d’un’amica. Però i fanatismi scemi hanno in questi giorni prodotto l’internet migliore. Per esempio l’idea di genio che Taylor potrebbe vendere cinque milioni di copie di “The life of a showgirl” il giorno dell’uscita solo annunciando che in uno dei cd c’è nascosto un invito per la festa di nozze.
Per esempio lo scenario ipotetico della swiftie (la fan di Taylor Swift, se non parlate la neolingua), anche lei fidanzata da due anni, che da tre giorni sta rendendo la vita del poverino un inferno, e quello non sa perché, ma come perché, è perché Travis le ha chiesto di sposarlo e tu cosa aspetti.
Per esempio l’altro scenario ipotetico, quello in cui Taylor e Travis invece non si sposavano, com’è successo con tutti gli ex, quando Taylor Swift era già Taylor Swift ma il delirio non era ancora così generalizzato. Avrebbe potuto non sposarla o, come ho letto, a quel punto gli toccava entrare nel programma di protezione testimoni ma le swifties l’avrebbero trovato pure lì?
Nel podcast, Taylor racconta della madre che la chiama dicendole che dopo anni le restituiscono i diritti sui suoi primi dischi, e lei in piena crisi isterica va da Travis che «sta giocando ai videogiochi», e lui congeda frettolosamente quelli con cui sta giocando in remoto, proprio come i vostri figli tredicenni o i vostri mariti quarantenni, come loro spara per finta tenendosi in cuffia altri pirla come lui, una volta sarebbero andati al circolo a giocare a bridge e ora ognuno spara per finta a casa sua, in quest’epoca senza età in cui hanno tutti la felpa col cappuccio.
Ma non tutti hanno una moglie multimiliardaria, e la differenza tra il tizio qualunque di casa Swift e il tizio qualunque di casa nostra è quella. Non ho mai visto un matrimonio funzionare se lei è più ricca, più famosa, più di successo. Riponevo grandi speranze nel matrimonio Ferragni, perché il marito mi sembrava il primo uomo d’una razza maschile nuova, che non si sente castrata dal maggior successo della moglie. Non è durata.
Taylor, a proposito dei suoi tentativi di riappropriarsi di quei dischi, dice «I’m in the business of human emotions», e lo dice per dire che lei cosa volete che ne sappia di affari, lei si occupa di sentimenti, lei è una semplice miliardaria tutta sole cuore e amore. Prometto di non tradurre «io traffico in emozioni», in cambio Taylor può promettermi che trasformerà la società occidentale in un posto in cui le donne di successo non devono parlare con una vocina da bambine di otto anni per evitare che gli uomini se ne sentano castrati?
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