Il lago perduto: ad Azzate una mostra fotografica dedicata ai pescatori e alla memoria di Daniele Bossi

Novembre 3, 2025 - 10:30
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Il lago perduto: ad Azzate una mostra fotografica dedicata ai pescatori e alla memoria di Daniele Bossi
Pescatori Cazzago Brabbia (foto di Mario Chiodetti)

Quaranta scatti in bianco e nero per raccontare un mondo che rischia di scomparire. Sabato 15 novembre alle 17.30, nella sala comunale di Azzate, si inaugura “Il lago perduto”, mostra fotografica di Mario Chiodetti, giornalista e fotografo varesino, dedicata agli ultimi pescatori professionisti del Lago di Varese.

All’inaugurazione, oltre al fotografo, verranno letti versi ispirati al lago. La mostra resterà aperta anche domenica 16 novembre dalle 15 alle 18 e sabato 22 e domenica 23 novembre, con lo stesso orario;  le fotografie rimarranno poi a disposizione degli altri comuni che hanno supportato e patrocinato l’iniziativa, Galliate Lombardo, Cazzago Brabbia, Bodio Lomnago e Inarzo, che potranno organizzare a loro volta delle mostre.

L’esposizione è dedicata alla memoria di Daniele Bossi, (nella foto) il più giovane tra i pescatori professionisti del lago, scomparso tragicamente nel dicembre 2019. «Nella società in cui viviamo, la scelta di vita fatta da Daniele è quasi inconcepibile», spiega Giacomo Tamborini, vicesindaco di Azzate e promotore dell’iniziativa. «Alzarsi all’alba per un pescato che, a volte, non basta neppure per il sostentamento, è una scelta legata all’amore puro per il lago e per le tradizioni».

«Mi ha fatto riflettere molto una frase che mi ha riferito la sorella di Daniele, Mariangela “Un vero pescatore dal lago – diceva Daniele – vede una foglia che cade dalla montagna”. La conoscenza che i pescatori hanno del lago e dei suoi equilibri rappresenta un patrimonio di valore inestimabile, che va riconosciuto e tutelato».

Muore nel lago: era uno degli ultimi pescatori professionisti

Le fotografie di Mario Chiodetti risalgono a molti anni fa «Sono scatti in bianco e nero, ancora in pellicola», racconta Chiodetti, «una testimonianza di un mondo fatto di gesti lenti e sapienti, di lunghe attese, di buio e freddo, ma anche di albe radiose e meravigliose primavere».

Pescatori Cazzago Brabbia (foto di Mario Chiodetti)

«Vent’anni fa pubblicai un libro che raccontava gli ultimi pescatori del Lago di Varese, persone che avevano dedicato la vita al lavoro, cresciuto dei figli e costruito la casa dove abitavano con i proventi della pesca. Si intitolava “Il lago perduto”, come oggi la mostra delle fotografie che riempivano quelle pagine, scatti in bianco e nero ancora in pellicola a testimonianza di una ricerca durata più di un anno, con i pescatori e il paesaggio ripresi nelle diverse stagioni. Riuscii anche a fotografare la preparazione delle “legnaie”, una pratica in uso da sempre per favorire la nidificazione del persico reale, con i pescatori all’opera in una gelida mattina di febbraio».
«Oggi ne sono rimasti tre, Luigi “Negus” Giorgetti, Ernesto Giorgetti e Gian Franco Zanetti, due a Cazzago Brabbia e uno a Bardello. Se ne sono andati Gianni Nicolini, Mosè Bossi, Daniele e Carlin Bossi, Antonio Molinari, Natale Giorgetti, ma la loro memoria rimane viva in questi scatti che parlano di un recente passato, ultima propaggine di un tempo più remoto, quando la pesca dava prosperità e il lago era amato e rispettato. E non potevamo dedicare tutto ciò alla memoria del più giovane dei pescatori, Daniele Bossi, “figlio di questa terra e di questo lago”», conclude il giornalista.

«Azzate non ha una tradizione di pesca professionale, ma è comunque un paese che si affaccia sul lago», sottolinea Tamborini. «Il tema dei pescatori travalica i confini comunali e come tale va raccontato, valorizzato e difeso. È importante che questa cultura del lago non si perda. Parliamo di persone che hanno trascorso decenni sul lago, di una comunità che oggi non c’è più».

Per il vicesindaco, conservare la memoria è anche una responsabilità politica: «Amministrare un territorio significa tutelare la sua storia e il suo ambiente. È un dovere non scritto di ogni amministratore. “La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”, come si dice. La politica ha il dovere di conservare e promuovere questa conoscenza di vita. Lo dobbiamo ai pescatori e a noi stessi, lo dobbiamo a Daniele Bossi che al lago ha dato la sua vita».

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Redazione Redazione Eventi e News