Il ministero del Commercio cinese: “Pronte contromisure se Trump imporrà nuovi dazi”

La Cina ha promesso “contromisure risolute” nel caso in cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, desse seguito alla minaccia di imporre nuovi dazi del 100 per cento sulle importazioni cinesi. Lo ha dichiarato oggi, 12 ottobre, il ministero del Commercio di Pechino, invitando Washington a “correggere prontamente le proprie azioni sbagliate” e a “riportare sui giusti binari i colloqui” commerciali tra i due Paesi.
“Dopo i negoziati economici e commerciali tra Cina e Usa tenutisi a Madrid a settembre, Washington ha introdotto una serie di nuove misure restrittive contro la Cina, danneggiando seriamente gli interessi cinesi e l’atmosfera dei colloqui”, si legge nel documento, secondo cui Pechino “si oppone fermamente a tali azioni”.
“Se gli Stati Uniti insisteranno nell’agire unilateralmente, la Cina adotterà senza esitazione le misure necessarie per tutelare i propri legittimi diritti e interessi. La nostra posizione resta coerente: non vogliamo una guerra commerciale, ma non la temiamo”, conclude il ministero. L’inasprimento delle tensioni tra le due superpotenze ha provocato forti turbolenze sui mercati, alimentando tra gli investitori il timore di una nuova guerra dei dazi come quella scoppiata in primavera, quando le tariffe su beni cinesi e statunitensi erano salite rispettivamente fino al 145 e al 120 per cento. L’escalation getta inoltre un’ombra sui colloqui in corso tra i due Paesi: Trump e il presidente cinese Xi Jinping avrebbero dovuto incontrarsi tra due settimane in Corea del Sud, ma il capo della Casa Bianca ha rimesso in discussione la riunione citando la questione delle terre rare.
Secondo il ministero del Commercio cinese, le nuove regole sulle terre rare rappresentano “una misura legittima” adottata in risposta a una serie di restrizioni introdotte dagli Stati Uniti dopo l’ultimo round di colloqui bilaterali tenutosi a Madrid lo scorso settembre. Stando a Pechino, nell’arco di due settimane l’amministrazione Trump ha inserito diverse imprese cinesi nella lista di quelle soggette a controlli sull’export, estendendo i vincoli anche alle loro controllate e imponendo dazi speciali per le navi provenienti dalla Cina. Le nuove restrizioni annunciate da Pechino includono un ampliamento della lista di minerali soggetti a limiti di esportazione e un’estensione dei controlli sulle tecnologie di produzione e sugli utilizzi all’estero, in particolare nel settore militare e in quello dei semiconduttori. Misure che, secondo gli analisti, mettono a rischio le catene globali di approvvigionamento, con effetti su elettronica, automobilistica e industria della difesa.
Su “Truth Social”, Trump ha definito la mossa cinese “ostile” e “moralmente disonorevole nei confronti delle altre nazioni”. Il ministero del Commercio cinese ha accusato gli Stati Uniti di “doppio standard”, ricordando che Washington “ha per lungo tempo abusato del concetto di sicurezza nazionale e delle misure di controllo sulle esportazioni, adottando provvedimenti discriminatori contro la Cina e imponendo una giurisdizione extraterritoriale unilaterale su un’ampia gamma di prodotti”. Secondo i dati forniti dal dicastero, la lista statunitense dei beni soggetti a restrizioni comprende oltre 3mila articoli, contro i circa 900 della lista cinese. Pechino ha a lungo criticato le norme statunitensi che estendono i controlli alle esportazioni di tecnologia anche a soggetti terzi, ma le nuove misure sulle terre rare segnalano un cambio di strategia, con la Cina pronta a utilizzare strumenti analoghi a quelli impiegati da Washington negli ultimi anni.
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