Il nuovo Piano pandemico è strategia primaria per la prevenzione

Novembre 7, 2025 - 16:00
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Il nuovo Piano pandemico è strategia primaria per la prevenzione

ROMA – Quando si parla di prevenzione e di far scattare sinergie in tale direzione, in un Paese come il nostro, con una popolazione che invecchia rapidamente, dove gli over 65 superano i 15 milioni e, secondo le stime, nel 2050 saranno tre volte più numerosi dei giovani sotto i 15 anni, il Piano pandemico diventa strategia primaria!

E la discussione ed il confronto su questo si infittisce e diventa fondamentale.

Come garantire una presa in carico efficace e sostenibile di una popolazione sempre più anziana e fragile è stato oggetto di riflessione del quarto appuntamento dell’anno de ‘La Sanità che vorrei…’, la progettualità promossa dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) per il quarto anno consecutivo.

Organizzato da Aristea International, l’incontro ‘Pazienti fragili: prevenzione e presa in carico per i soggetti anziani e con comorbosità. Piano Pandemico: strategie e operatività per un’efficace prevenzione’ si è tenuto al Ministero della Salute con la partecipazione di numerose società scientifiche (Aip, Aisf, Anaste, Asgg, Sid, Simg, Sigg, Sigot, Sit), rappresentanti delle istituzioni nazionali e delle Regioni, associazioni di pazienti, rappresentanze della società civile e delle imprese.


PREVENIRE LE INFEZIONI, PROTEGGERE I PIÙ FRAGILI. 

L’evento si è aperto con gli interventi del direttore scientifico Simit e membro del Consiglio Superiore di Sanità, Massimo Andreoni, e del past president Simit, Claudio Mastroianni, moderati dal giornalista scientifico Daniel Della Seta. “Gli anziani e i pazienti con comorbidità – ha spiegato Mastroianni – sono oggi i più esposti a complicanze infettive gravi, che spesso conducono a ospedalizzazioni evitabili. Una risposta concreta passa da campagne vaccinali mirate contro influenza, Covid-19, Herpes Zoster, Virus Respiratorio Sinciziale, Pneumococco e Meningococco, rese oggi possibili grazie a vaccini moderni, la cui efficacia e sicurezza è stata dimostrata da diversi studi. Proprio la prevenzione, infatti, costituisce la prima arma per ridurre l’impatto delle infezioni nei pazienti fragili. Occorre pertanto favorire l’accesso ai vaccini e sviluppare percorsi di presa in carico territoriale integrati, capaci di intercettare precocemente la fragilità e le comorbidità che aumentano il rischio infettivo”.

IL PIANO PANDEMICO 2025-2029: UN PASSO AVANTI PER LA SICUREZZA SANITARIA.

L’incontro è stato anche occasione per un aggiornamento sulle strategie del nuovo Piano Pandemico Nazionale 2025-2029, di prossima emanazione, che recepisce le lezioni della recente pandemia e introduce importanti innovazioni.

 “Il nuovo Piano Pandemico – ha evidenziato Massimo Andreoni – rappresenta un passo avanti decisivo. Prevede non solo misure di contenimento e una rete nazionale per diagnosi tempestive e ricoveri, ma anche la disponibilità di farmaci antivirali in grado di bloccare la circolazione del virus fin dalle prime fasi di una possibile epidemia. In attesa del vaccino pandemico, l’impiego tempestivo di antivirali potrà ridurre significativamente la diffusione del patogeno e proteggere la popolazione più vulnerabile”.

UN MODELLO DI SANITÀ CONDIVISO E MULTIDISCIPLINARE. 

L’obiettivo comune è stato identificato in una nuova cultura della prevenzione, capace di integrare territorio, ospedale e comunità, favorendo la diffusione di modelli assistenziali innovativi e sostenibili. È uno dei punti che hanno animato la tavola rotonda istituzionale ‘Demografia, società e sanità: le politiche da adottare in un Paese sempre più vecchio. L’importanza della sanità territoriale: il ruolo delle farmacie’.

 I senatori Daniele Manca, V Commissione Bilancio, e Orfeo Mazzella, X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, i deputati della XII Commissione della Camera (Affari Sociali) Gian Antonio Girelli e Simona Loizzo, hanno ribadito l’impegno nel rafforzamento della sanità territoriale attraverso una maggiore attenzione alle politiche di natalità e soprattutto alle campagne di vaccinazione. Roberto Ieraci della Regione Lazio ha condiviso il modello della propria realtà locale in tema di prevenzione ricordando che anche se c’è consapevolezza, questa non basta per aumentare l’attuale percentuale di 53% di vaccinati fra gli anziani, una delle più basse d’Europa.

UN MODELLO SANITARIO SEMPRE PIÙ PERSONALIZZATO. 

La sessione scientifica ‘Prevenzione, stili di vita, comorbidità e Valutazione Multidimensionale: strategie personalizzate per il paziente fragile. L’attenzione per le malattie autoimmuni come la Colangite Biliare Primitiva‘ ha messo in luce l’approccio su misura che il progresso scientifico consente e che deve essere guidato dalle autorità sanitarie. Un ruolo centrale nella presa in carico del paziente anziano è svolto dalla Valutazione Multidimensionale (Vmd), strumento che consente di analizzare in modo integrato gli aspetti clinici, psicologici, funzionali e sociali per definire percorsi di cura personalizzati e sostenibili. Le Linee Guida nazionali elaborate da Simg e Sigot con il supporto dell’Istituto superiore di sanità rappresentano un punto di svolta.

 In questo contesto si inserisce il progetto Radar, promosso dalla Simg, che, come ha spiegato Renato Fanelli, Area Progettuale Fragilità Simg e coordinatore nazionale per le Cure Palliative, mira a sviluppare un modello di governance delle cure per la popolazione fragile attraverso la stratificazione del rischio, la pianificazione di interventi mirati e la formazione di Medici di medicina generale esperti nella ‘Medicina della Complessità’.

 Sulla presa in carico del paziente anziano sono intervenuti anche Luca Cipriani, vicepresidente Sigot, Diego De Leo, presidente Aip, Graziano Onder, consigliere Sigg, e Carlo Renzini, presidente Asgg. Le fragilità derivanti dalle principali malattie croniche che affliggono prevalentemente la popolazione

anziana, ossia diabete, patologie cardiovascolari e oncologiche, sono state affrontate da Ernesto Maddaloni, segretario nazionale Sid, e da Massimo Massetti, direttore Area Cardiovascolare e Cardiochirurgia, Fondazione Irccs Policlinico Gemelli. Umberto Vespasiani Gentilucci, membro Comitato Coordinatore Aisf, si è soffermato sulla nuova epidemiologia delle epatopatie, sempre più legate all’aspetto metabolico e all’alcol rispetto alle epatiti virali, senza dimenticare le malattie rare e autoimmuni del fegato come la colangite biliare primitiva (Pbc), che può portare a cirrosi ed epatocarcinoma, richiedendo quindi uno sforzo nella diagnosi e nella ricerca per trattamenti innovativi.

 Le opportunità messe a disposizione della tecnologia e le incognite dell’Intelligenza Artificiale sono state oggetto della riflessione di Marino D’Angelo, coordinatore Commissione Nazionale Sit.

LA SANITÀ TERRITORIALE NEL FUTURO DEL SSN 

Ad arricchire la giornata il talk show ‘La dignità delle cure tra ipotesi e realtà in un paese sempre più vecchio, stanco e malato. La riforma territoriale del SSN’, che ha spaziato dalla realtà di una sanità territoriale il cui rafforzamento è visto sempre più come un’esigenza del Servizio sanitario nazionale alle esigenze della popolazione anziana rappresentata dalle associazioni di riferimento, passando per gli aspetti morali che devono contraddistinguere questo approccio.

La vicepresidente Simit, Cristina Mussini aveva già lanciato forte il messaggio che al di là dei tagli la Sanità deve avere una PROGRAMMAZIONE chiara, una visione del futuro che è un compito specifico della politica da costruire in sinergia con la classe medica. “Non si può dare tutte le cure gratis a tutti” ha detto la Mussini “ma garantire assolutamente le cure gratuite per i casi più gravi e bisognosi”.

Sulla stessa linea l’intervento di Sebastiano Capurso, presidente Anaste: “Se la politica da sola non ce la fa – ha detto Capurso – come ho sentito dire a più voci, allora almeno ascolti il grido di chi lavora nel settore: l’Anaste dal 2021 ha pubblicato il Manifesto delle Rsa, con le linee guida sul da farsi. Per esempio per considerare l’assenza di strutture al sud.

Come pure i fondi del PNRR dedicati solo alla realizzazione di Case e Ospedali di Comunità la cui utilità è dubbia e rischiano di rimanere opere incompiute e senza personale… C’è poi l’interpretazione dell’Assistenza domiciliare Integrata “che tutto è, meno che integrata” davvero sul territorio o ancora, con l’applicazione della telemedicina nei servizi della farmacia, dove invece occorre sempre la presenza del medico.

Insomma, la discussione ha toccato moltissimi temi scottanti anche con il contributo di

Maria Stella Giorlandino, presidente Confapi Lazio, don Mauro Cozzoli, professore emerito di Teologia Morale, Pontificia Università Lateranense, Francesco Macchia, direttore di Happy Ageing – Alleanza per l’Invecchiamento Attivo, ed Eleonora Selvi, presidente Fondazione Longevitas.

Alla fine, l’appuntamento all’edizione di “La sanità che vorrei” di marzo 2026, dove ricordando che la tutela della salute è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, si proverà a fare di nuovo il punto sui passi avanti fatti.

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