Il Premio Chiara dopo Bambi Lazzati: “Un’altra Bambi non c’è, ma è importante prendere la sua eredità”

Dicembre 3, 2025 - 21:40
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Il Premio Chiara dopo Bambi Lazzati: “Un’altra Bambi non c’è, ma è importante prendere la sua eredità”
Generico 01 Dec 2025

La scomparsa di Bambi Lazzati lascia un vuoto che chi ha lavorato al suo fianco fatica ancora a misurare. Il Premio Chiara, che lei ha guidato con determinazione e creatività per decenni, deve ora trovare una nuova strada, con la consapevolezza che lei, così atipica e instancabile, ha lasciato un’impronta impossibile da replicare.

Romano Oldrini: “era una persona straordinaria, non si fermava davanti a nulla”

Romano Oldrini, presidente dell’associazione Amici di Piero Chiara, è entrato nell’associazione più di vent’anni fa grazie a Gottardo Ortelli, che conosceva la sua passione per i libri e lo invitò a farne parte. «Leggevo i libri, facevo una prima selezione e poi li consigliavo a Bambi. Gottardo, purtroppo, è venuto a mancare un sabato pomeriggio. Solo qualche giorno prima mi chiamò nel suo studio e mi affidò la presidenza dell’associazione. Da quel momento ho sentito un forte debito morale».  Con Bambi «Eravamo una squadra affiatata:  lei era un ciclone, io stavo sempre mezzo metro dietro per non disturbare il manovratore. Bambi era una persona straordinaria, non si fermava davanti a nulla. Quando voleva parlare con qualcuno, una casa editrice o uno scrittore, trovava sempre il modo di farlo. Non mollava mai, e tutte le porte le si aprivano. Aveva un carattere spigoloso, ma era una persona incredibile. Questi vent’anni insieme mi hanno fatto invecchiare in una maniera unica, e saranno per sempre un ricordo indelebile».

Vent’anni dunque vissuti intensamente, durante i quali il Premio Chiara ha cambiato pelle: «Sono stati anni bellissimi, con il Premio Chiara che da piccolo è diventato adulto, da provinciale è diventato nazionale. Ora che viene a mancare il pilastro spero che il Premio non finisca e spero se ne prenda cura il Comune di Varese».

Salvatore Consolo: “Era l’anima del Premio Chiara, il suo motore ideativo”

Salvatore Consolo, che insieme a Cesare Chiericati ha preso il testimone dell’associazione Amici di Piero Chiara durante la malattia di Bambi, parla di lei come di «Una cara amica». L’amicizia tra i due è nata nel 2011, quando Consolo era preside del Liceo Cairoli: «Mi aveva cercato per coinvolgermi nel Premio Chiara Giovani. Da quell’incontro è nato un sodalizio che si è rafforzato negli anni, diventando un legame profondo, fatto di collaborazione, stima e affetto».

Tra i ricordi più cari c’è un viaggio recente: «Il viaggio nella Macedonia greca di aprile 2025 – Kavala, Philippi, Thassos, Salonicco – un viaggio culturale che avevo organizzato come presidente dell’Associazione Amici del Liceo Cairoli e a cui Bambi col marito Mariano avevano voluto partecipare. Ricordo la sua curiosità, l’entusiasmo con cui viveva ogni tappa, il piacere di condividere quei giorni insieme, poi così non lontani nel tempo, fatti di serenità, conversazioni, risate e tanta cultura. Sempre».

Consolo sottolinea come Bambi fosse «l’anima del Premio Chiara, il suo motore ideativo», ma anche una donna concreta: «Aveva una grandissima capacità nel trovare sponsor e fondi per la cultura, peraltro indispensabili per mantenere lo standard qualitativo che il premio ha raggiunto in questi anni». Nei mesi della malattia il rapporto non si è interrotto: «L’ho sempre aggiornata, fin quando è stato possibile, su quanto si stava facendo, nella certezza che a lei facesse piacere, ma anche perché era importante per me avere un suo placet, una sorta di conferma che ci stavamo muovendo nella direzione giusta».

Andrea Fazioli: “Per me era una figura eterna”

Andrea Fazioli, scrittore e presidente della giuria Inediti, con Bambi Lazzati ha un legame che affonda le radici nella sua giovinezza: «Per me era una delle figure eterne. Una delle prime cose che ho fatto da scrittore – da ragazzino, in prima liceo –   è stato partecipare al premio Chiara. Quando l’ho vinto, nel ’98, avevo 20 anni, e la prima persona che conobbi fu proprio Bambi Lazzati. La conoscevo, quindi, da 30 anni».

Un rapporto che non si è mai interrotto: «È per quello che poi, negli anni, l’ho sempre seguito, e ho collaborato al Premio con presentazioni o altro. Un contatto anche se non continuativo, che è rimasto, fino a che poi sono diventato presidente della giuria inediti». Per Fazioli il valore del premio è stato innanzitutto nel suo essere autentico: «Era un’istituzione meritoria, in mezzo a tanti premi fasulli, che negli anni ha aiutato molte persone agli inizi, di qualunque età fossero».

Il legame personale si è intrecciato con quello professionale: «Chi non ha ricordi della Bambi? Lei era un punto fermo, una roccia. Con lei abbiamo visto cambiare e crescere il premio Chiara: ha avuto tanti meriti, e uno di questi è stato di mantenere una relazione insubrica: non è mai stata Varesecentrica, ha sempre dialogato con la mia Svizzera, ha allargato la visione anche verso territori verso i quali non era scontato riuscire a tendere».

Tra i tratti distintivi di Bambi Lazzati, Fazioli sottolinea la costanza: «La fedeltà è uno dei suoi tratti caratteristici nelle amicizie, nel lavoro, e in quello che pensava. Alla fine, la Bambi la si dava per scontata: ma era grazie a questa sua caratteristica che si rimaneva legati tutti». E sul futuro del premio si mostra fiducioso: «La giusta preoccupazione sarà mantenere quello che ha fatto, perché un’altra Bambi non c’è. Ma sono fiducioso: diverse persone che hanno avuto a che fare con lei da lei hanno imparato e possono prenderne l’eredità».

Cesare Chiericati “Il premio Chiara si è incarnato in Bambi, ma non si può sciogliere tutto solo perché lei ne era leader incontrastata”

Cesare Chiericati, che insieme a Salvatore Consolo si è preso l’onere di portare avanti l’associazione durante la sua malattia, conferma questa immagine di una donna totale, capace di occuparsi di ogni aspetto con la stessa dedizione: «Il premio Chiara si è incarnato in Bambi e ci vorrà un po’ di tempo per affrontarlo in maniera diversa: non potrà infatti avere le stesse caratteristiche, sarà in continuità ma non uguale. Anche perché lei si muoveva in modo atipico: ricopriva tutti i ruoli, passava da telefonare a Paolo Conte a fare la spesa per l’ufficio. E questo ci crea qualche difficoltà, nel riprendere a partire dal suo lavoro».

La consapevolezza della necessità di continuare però è chiara: «Quando lei è stata male ed è cominciato il calvario, si rendeva necessario che qualcuno prendesse la responsabilità di portare avanti il premio per concludere il 2025 e cominciare il nuovo. La scelta è caduta su Salvatore Consolo e me. Abbiamo fatto quello che si doveva fare. Ora stiamo lavorando alacremente per i prossimi impegni: questo è un premio che è una bella medaglia per Varese, una medaglia che bisogna continuare a tenere alta. Non si può sciogliere tutto solo per il fatto che lei ne era la leader incontrastata».

Chiericati sottolinea la cifra culturale che Bambi Lazzati ha saputo dare alla manifestazione: «Era una donna molto forte e volitiva, e con un tasso di creatività notevole: si è vista distintamente anche nel premio Chiara. Non è così evidente sposare saggistica e letteratura, musica e arte – che lei amava molto per la sua formazione a Brera – queste “uscite dal seminato” non sono così banali neanche in premi più blasonati».

Una visione culturale ampia, che nasceva da una scelta di vita precisa: «La verità è che lei avrebbe potuto essere una signora dell’alta borghesia, di quelle che passavano la vita tra l’acquisto di pellicce e le sedute ai caffè, e invece ha fatto ben altro: si è spesa per la cultura del territorio, e ha raggiunto traguardi straordinari».

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