A Genova si celebra Babbo Natale per non offendere i musulmani, ma il presepe è nel Corano

La sindaca di Genova ha deciso di interrompere la tradizione di esporre un presepe nel bellissimo atrio seicentesco del palazzo comunale e di sostituirlo con un villaggio di Babbo Natale. «Una scelta politica», sostiene l’assessore Tiziana Beghin, che evidentemente punta all’inclusione e a non urtare la sensibilità dei non credenti, in primis dei musulmani. Scandalo in città, naturalmente, e polemiche a cui partecipiamo volentieri, notando che la futura rivale di Elly Schlein non solo si accoda all’imperante ignoranza del politically correct, ma rende omaggio non all’inclusione, ma alla Coca Cola. La figura di Babbo Natale, infatti, non è secolare e inclusiva, ma è una delle tante riuscite rappresentazioni di quella egemonia culturale che i politicamente corretti denunciano come colonialismo ideologico americano.
Non esiste alcun Babbo Natale nella bimillenaria tradizione natalizia. Esisteva ed esiste però tutt’altro: il culto di San Nicola, Santa Claus per i tedeschi e gli anglosassoni, che nulla ha a che fare con la natività del Cristo che si celebra a Natale e che si festeggiava soprattutto nel mondo nordico, Germania e Paesi Bassi in primis, ben diciannove giorni prima, il 6 dicembre, con scambio di doni in ricordo della generosità del vescovo Nicola di Myra, oggi Licia, in Asia Minore, le cui spoglie sono state traslate a Bari, di cui è veneratissimo patrono, vissuto nel quarto secolo, protettore, tra gli altri, delle prostitute. Solo una piccola minoranza protestante durante la Riforma, soprattutto in America, aveva spostato la sua data al 25 dicembre per ridurre i culti papisti.
In tutta Europa nessuno ha mai celebrato Santa Claus il 25 dicembre, ma tutti per mille settecento anni hanno fatto il presepe, nato già nelle catacombe. In tutta Europa, in quasi tutta la cristianità, Santa Claus, dunque, è stato festeggiato e – questo è il punto – ancora si festeggia il 6 dicembre, senza alcun riferimento alla nascita di Gesù.
Nel 1863 il tedesco Thomas Nast creò la prima immagine di Santa Claus che conosciamo sulla copertina dell’“Harper’s weekly“. Poi è stata la Coca Cola, con una perfetta campagna pubblicitaria, grazie al disegnatore Haddon Sundblom, a spostare volutamente a livello planetario, forzatamente, la celebrazione di Santa Claus al 25 dicembre per potenziare le sue vendite. Il Babbo Natale che celebriamo oggi, inclusivo perché la Coca Cola è inclusiva, vestito di rosso, con una gran barba bianca e un cappuccio con nappa bianca, null’altro è se non una clamorosa e geniale invenzione pubblicitaria della bevanda icona del più sfegatato consumismo.
Questo, il consumismo che più yankee non si può, dunque, celebra la sindaca Salis che, pur dichiarandosi cristiana, una cosa vuole evitare: che l’istituzione che dirige si identifichi con una simbologia cristiana che può urtare la sensibilità degli islamici.
Ma qui la sindaca commette un doppio, imperdonabile errore. Il presepe, infatti, è una figura coranica, poeticamente descritta da Maometto nella nona sura (che è intitolata infatti a Myriam, Maria, madre vergine di Gesù).
Salis, come le tante maestre e direttrici di asili e scuole tanto, tanto politically correct, che bandiscono in questi giorni il presepe per non offendere i musulmani, dando prova del dilagare dell’ignoranza e dell’approssimazione, non sanno che un’intera sura, composta da ben novantotto versetti, celebra nel Corano l’Annunciazione della gravidanza, voluta da Allah, di Maria Vergine e poi il presepe, sotto una palma però, non in una grotta.
Questi i versetti del Corano: «Tese una cortina tra sé e gli altri. Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto. Disse Maria: “Mi rifugio contro di te presso il Compassionevole, se sei di Lui timorato!”. Rispose: “Non sono altro che un messaggero del tuo Signore, per darti un figlio puro”. Disse: “Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?”. Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: ‘Ciò è facile per Me… Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. È cosa stabilita’”. Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano. I dolori del parto la condussero presso il tronco di una palma. Diceva: “Me disgraziata! Fossi morta prima di ciò e fossi già del tutto dimenticata!”. Fu chiamata da sotto: “Non ti affliggere, ché certo il tuo Signore ha posto un ruscello ai tuoi piedi; scuoti il tronco della palma, lascerà cadere su di te datteri freschi e maturi. Mangia, bevi e rinfrancati. Se poi incontrerai qualcuno, di’: ‘Ho fatto un voto al Compassionevole e oggi non parlerò a nessuno’”. Tornò dai suoi portando il bambino. Dissero: “O Maria, hai commesso un abominio! O sorella di Aronne, tuo padre non era un empio né tua madre una libertina”. Maria indicò loro il bambino. Dissero: “Come potremmo parlare con un infante nella culla?”. Ma Gesù disse: “In verità sono un servo di Allah. Mi ha dato la Scrittura e ha fatto di me un profeta. Mi ha benedetto ovunque sia e mi ha imposto l’orazione e la zakah finché avrò vita, e la bontà verso colei che mi ha generato. Non mi ha fatto né violento né miserabile. Pace su di me il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il giorno in cui sarò resuscitato a nuova vita”. Questo è Gesù, figlio di Maria, parola di verità della quale essi dubitano. Non si addice ad Allah prendersi un figlio. Gloria a Lui! Quando decide qualcosa dice: “Sii!” ed essa è».
Bisognerebbe informarsi, prima di deliberare.
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