Giada Bardelli: riconoscere la manipolazione per liberarsi dalle relazioni tossiche e aiutare le donne a ritrovare sé stesse

Dicembre 3, 2025 - 16:00
 0
Giada Bardelli: riconoscere la manipolazione per liberarsi dalle relazioni tossiche e aiutare le donne a ritrovare sé stesse

Giada Bardelli, alias Giada Joys, è una graphic designer italiana con base a New York. Si è trasferita negli Stati Uniti per studiare design multimediale e comunicazione aziendale alla Baruch College di New York. Ha fondato il brand GJ Attitude che riflette il suo desiderio di ispirare altre donne attraverso messaggi di empowerment femminile.  Sul suo profilo social condivide video di sensibilizzazione che aiutano a riconoscere e combattere forme di abuso, come il gaslighting, la manipolazione emotiva e altri tipi di violenza psicologica.  Giada offre strumenti di empowerment per difendere la propria autostima, stabilire confini sani e reclamare il proprio potere emotivo utilizzando i social per raccontare e smontare i meccanismi invisibili della manipolazione psicologica. Il suo lavoro di sensibilizzazione nasce da un percorso personale di sopravvivenza, crescita e consapevolezza con l’obiettivo di trasformare il dolore in uno strumento di empowerment femminile. L’abbiamo intervistata per IlNewyorkese.

Partiamo dall’inizio, chi sei oggi e come nasce il progetto GJ Attitude?

Io sono innanzitutto una graphic designer che vive e lavora a New York. La prima idea di GJ Attitude è arrivata nel 2018, in un momento molto particolare della mia vita: ero appena uscita da una relazione estremamente tossica, un vero contesto di violenza domestica. Nel mio percorso di guarigione ho iniziato una lunga terapia… ed è lì che ho realizzato che quelle stesse dinamiche non erano nuove nella mia vita. Mi sono accorta che ciò che avevo vissuto da adulta era in realtà la continuazione di una dinamica familiare tossica sperimentata da bambina. Mio padre era uno di loro, e non ho problemi a dirlo: è parte della mia verità. Quelle dinamiche sono diventate l’imprinting con cui sono cresciuta e che mi hanno portata, da adulta, a ritrovarmi nella stessa spirale. Nel mezzo di tutto questo dolore, però, c’era anche un sogno: creare qualcosa di mio. E da lì è nato GJ Attitude, un brand che inizialmente si esprimeva attraverso le t-shirt, il mio modo naturale di comunicare come designer. Ma fin da subito la missione era chiara: aiutare altre donne a riconoscere dinamiche che spesso non vediamo perché ne siamo completamente immerse. E ricordare loro che hanno il potere di riprendere in mano la propria vita. Per me il vero “women empowerment” passa da qui: far ritrovare la self-confidence, la fiducia in se stesse che la manipolazione distrugge.

Come sono nati i tuoi video sulle dinamiche tossiche e quale bisogno interiore ti ha spinto a trasformare un tema così delicato in un racconto pubblico?

Credo che tutto sia nato da un’urgenza. L’urgenza di dare uno specchio a chi, dentro una relazione tossica, vive immerso in una nebbia fittissima. Quando sei coinvolta in un rapporto disfunzionale, non ti rendi conto di cosa stia accadendo: è come abitare in una stanza senza specchi, senza alcun riflesso che ti restituisca la verità. I miei video nascono per questo: per diventare quello specchio mancante. Dietro ogni video c’è un lavoro serio e quasi maniacale: ricerche, letture, confronto con fonti autorevoli. Non sono una psicologa, e lo ribadisco sempre con grande umiltà, ma la mia esperienza personale mi ha fatto conoscere queste dinamiche da molto vicino. Quella ferita, però, è diventata responsabilità: non posso permettermi leggerezze. Per questo non mi limito a rappresentare i dialoghi, racconto come funziona una tecnica manipolatoria, che tono usa, quali parole sceglie, come si infiltra nel quotidiano. E soprattutto mostro come riconoscerla e come rispondere, perché nessuno dovrebbe restare intrappolato senza strumenti. I miei video, alla fine, sono questo: una piccola luce accesa in una stanza buia. Un invito a guardarsi, a dirsi la verità, e a non sentirsi più sole.

Che tipo di reazioni hai ricevuto dalle donne che ti seguono?

Tantissime. Alcune donne mi scrivono in privato per chiedere aiuto, altre mi ringraziano, e alcune che ammettono: “Non sapevo fosse manipolazione, ma mi ci rivedo completamente.” La prima volta che ho pubblicato un contenuto sulle dinamiche manipolatorie, ho ricevuto decine di messaggi con una frase ricorrente: “Questa sono io.” È stato un momento molto forte, perché ho capito che non stavo solo creando un video: stavo dando un linguaggio, un nome, un contorno chiaro a ciò che molte donne vivevano senza riuscire a definirlo. Questo dimostra quanto il fenomeno sia diffuso e, purtroppo, invisibile. La manipolazione psicologica non lascia lividi sulla pelle, e proprio per questo è ancora più subdola: silenziosa, invisibile, ma incredibilmente potente.

Secondo te perché molte donne non denunciano?

Ci sono tre motivi principali per cui la manipolazione psicologica resta così invisibile e difficile da riconoscere. Il primo è la vergogna. Ti senti stupida, incolpi te stessa. Io stessa, quando sono uscita dalla mia relazione, ho pensato che fosse tutta colpa mia. Ed è proprio questo il fulcro della manipolazione: convincerti che tu sei il problema, che le tue emozioni, le tue reazioni, la tua vita dipendano esclusivamente dai tuoi errori. Il secondo motivo è la difficoltà nel provare la manipolazione. Non ci sono lividi, non ci sono segni fisici, quindi come fai a dimostrare a un giudice ciò che hai vissuto? Spesso sei tu a sembrare la “pazza”, mentre il manipolatore si presenta a tutti come la vittima. È una trappola sottile, che ti isola ancora di più e ti fa dubitare di te stessa. Il terzo motivo è la paura. Nel caso della violenza fisica, il momento più pericoloso per una donna è proprio quando cerca di andarsene. Ed è esattamente in quei momenti che avvengono i femminicidi. Sono dinamiche complesse, ma anche profondamente culturali. Ci hanno insegnato che “va tutto bene”, che dobbiamo sopportare, che l’amore richiede sacrificio. Ma non è così. Riconoscere queste dinamiche, dar loro un nome e parlarne è il primo passo per liberarsene e proteggersi.

Cosa diresti alle ragazze più giovani, alle adolescenti che vivono immerse nei social e spesso in modelli tossici di relazione o femminilità?

Direi due cose, una come donna e una come ex ragazza che avrebbe voluto sentirle. Come donna: ricordatevi che il vostro potere non sta nel vostro corpo. I social ci spingono a una sovraesposizione continua, a mostrare ogni dettaglio, ma la femminilità non è esibizione. La femminilità è presenza, è testa, è ciò che fate, create, sognate. Mostrare il vostro valore non significa necessariamente mostrarsi: significa esserci, con tutto quello che siete, con le vostre idee, le vostre azioni, le vostre passioni. Come donna che ha amato male, invece, vi dico: l’amore fa bene. L’amore non ti porta lacrime, non ti toglie autostima, non ti confonde. L’amore non è una giostra emotiva, non è adrenalina pura. L’amore ti fa crescere, ti dà fiducia, ti fa sentire vista. Se una relazione ti svuota invece di riempirti, allora non è amore. E soprattutto, non è la tua persona.

Nei tuoi video affronti spesso il confine tra responsabilità personale e colpevolizzazione manipolatoria. È difficile farlo in un formato così breve?

Molto. Spesso un video mostra una singola scena, un esempio di gaslighting o di abuso verbale, ma la manipolazione reale non è mai un episodio isolato: è un processo lento, subdolo, che logora giorno dopo giorno, mese dopo mese, a volte anche anni. È come vivere dentro una goccia d’acqua che scava la pietra: impercettibile nel momento, devastante col tempo. Quello che posso fare io è creare piccole “clip” di vita quotidiana che evidenziano i pattern principali, i segnali più ricorrenti. Non racconto tutto, non posso mostrare ogni sfumatura, ma questi spezzoni sono abbastanza forti da far suonare un campanello d’allarme nella mente di chi guarda. È un invito a fermarsi, a riflettere, a riconoscere qualcosa che magari si stava ignorando. Per raccontare davvero l’intero contesto, con tutte le sue sfaccettature emotive e psicologiche, ci vorrebbe un film intero — e in effetti molti film famosi lo fanno magnificamente. I miei video, invece, sono piccoli specchi: brevi, immediati, ma diretti. Mostrano un frammento di realtà, e proprio in quel frammento chi guarda può vedersi riflesso, capire, e forse iniziare a liberarsi.

Che cosa speri che una donna provi la prima volta che guarda un tuo video?

Prima di tutto, spero che si senta vista. Non solo osservata, ma davvero riconosciuta nella sua esperienza, nelle sue emozioni, nei dubbi e nelle paure che spesso tiene nascosti anche a se stessa. Spero che capisca, profondamente, che non è sola. Che quello che sta vivendo non è una debolezza, non è una stranezza, ma purtroppo una realtà più comune di quanto sembri. Vedere qualcun altro dare voce a ciò che si sente dentro può essere il primo passo per uscire dall’isolamento e smettere di sentirsi colpevole. E soprattutto, spero che si dia finalmente il permesso di credere che merita di stare bene. Che merita rispetto, serenità, amore che costruisce e non che distrugge. Il mio lavoro sui social, così come la nascita di GJ Attitude, nasce esattamente da questo: dalla volontà di far capire alle donne che il loro valore non si misura in quanto sopportano, in quanto resistono o subiscono, ma in quanto si scelgono, in quanto si mettono al centro della propria vita e delle proprie scelte. Ogni video, ogni messaggio, ogni contenuto che creo vuole essere una piccola luce in un momento di oscurità. Voglio che ogni donna che guarda capisca che non c’è vergogna nell’ammettere di aver sofferto, e che il primo passo per cambiare è sempre quello di riconoscersi, amarsi e scegliere se stessa.

L'articolo Giada Bardelli: riconoscere la manipolazione per liberarsi dalle relazioni tossiche e aiutare le donne a ritrovare sé stesse proviene da IlNewyorkese.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News