Caro università, a Parigi la risposta in una mensa a tre euro

Dicembre 3, 2025 - 00:40
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Caro università, a Parigi la risposta in una mensa a tre euro

Menù a tre euro e la possibilità di incontrare altre persone. A Parigi, in Francia, c’è un ristorante che ha l’obiettivo di combattere l’insicurezza alimentare e l’isolamento sociale tra gli studenti. Si chiama LaCop1ne e un anno fa ha aperto le sue porte nel 14º arrondissement della capitale francese per contribuire a contrastare le difficoltà che sempre più giovani si trovano ad affrontare.

Il 24% dei giovani (dati Eurostat) tra i 15 e i 29 anni nell’Unione europea è a rischio povertà o esclusione sociale, e in Francia il 34% degli studenti (fonte Institut français d’opinion publique) salta i pasti per ragioni economiche. Per questo motivo nel 2020 è nata l’associazione Cop1 con l’obiettivo di fornire aiuti agli studenti, alimentari e sanitari, prima nella città di Parigi e poi in altre 28 città in Francia e nei Caraibi francesi. A ottobre 2024 l’associazione ha fatto un passo in più: ha inaugurato quella che definire una “mensa” potrebbe essere riduttivo.

Negli spazi de La Cop1ne si può anche danzare.

La Cop1ne, una mensa comunitaria e di solidarietà

«In tutta Parigi c’era soltanto una mensa universitaria che rimaneva aperta anche la sera e volevamo un luogo dove gli studenti potessero andare a mangiare come a un ristorante, ma a prezzi accessibili, e dove potessero incontrare persone», ci racconta Marine Issartel, volontaria che si occupa della comunicazione e delle relazioni pubbliche dell’associazione. «La Cop1ne è questo e molto altro».

Gli studenti e le persone che vengono a La Cop1ne non sentono la vergogna che magari è più facile provare nei luoghi di distribuzione di aiuti alimentari. Questo è un posto dove si può semplicemente stare. Non si è obbligati a consumare Marine Issartel, volontaria dell’associazione La Cop1ne

I pasti che vengono serviti a La Cop1ne hanno un prezzo che varia dai 3 euro (per un piatto e un antipasto o un dolce) ai 5 euro (per un menù completo). Sono cucinati con prodotti locali, il più possibile biologici e sempre vegetariani. «Cucinare piatti vegetali è uno dei fattori che ci consente di tenere prezzi così bassi, ma è anche una bellissima opportunità per mostrare che si può mangiare vegetariano avendo tutti i nutrienti necessari e insegnare alle persone nuovi modi per cucinarli», continua Issartel. A contribuire a tenere i prezzi accessibili agli studenti ci sono anche i menù venduti al pubblico, che costano dai 10 ai 15 euro. La Cop1ne è infatti aperta e frequentata da abitanti del quartiere, lavoratori della zona o da chi è semplicemente di passaggio. «È un luogo intergenerazionale, dove persone di diverse età possono incontrarsi e conoscersi», grazie ai grandi tavoli in condivisione che incoraggiano la convivialità. «In questo modo si rompe l’isolamento sociale».

Oltre lo stigma

I temi della povertà e della solitudine spesso non sono associati alle fasce più giovani della popolazione, eppure sono fenomeni che soprattutto nelle grandi città sono sempre più presenti. «Gli studenti e le persone che vengono a La Cop1ne non sentono la vergogna che magari è più facile provare nei luoghi di distribuzione di aiuti alimentari», dice Issartel. «Questo è un posto dove si può semplicemente stare. Non si è obbligati a consumare. Ci sono molti giochi da tavolo, vengono organizzate serate di musica e attività culturali. Per cui si può venire e semplicemente passare tempo in compagnia».

Impotenza è la cifra del nostro tempo, ma in Italia ci sono 4,7 milioni di persone che si spendono per gli altri.
Qual è il senso di questo impegno? Le risposte all’interno del magazine ‘‘Volontario, perché lo fai?

La mancanza di spazi pubblici e luoghi di aggregazione non commerciali è uno dei fattori di esclusione sociale ed economica che possono innescare un circolo vizioso difficile da rompere. «Mi è capitato di incontrare persone e sentirmi dire che quello a La Cop1ne era il loro unico momento di interazione sociale della giornata», ricorda Issartel, che è anche volontaria presso la mensa. «Vederli interagire e costruire rapporto con gli altri è bellissimo. Questi luoghi sono necessari e importanti».

Un modello replicabile?

Il motore fondamentale di questo posto sono proprio i volontari. Al momento La Cop1ne ha solo due cuochi e una responsabile come dipendenti, il resto del lavoro è portato avanti dalla partecipazione di oltre 220 volontari che si turnano. «Lo facciamo perché anche noi siamo studenti ed è bello fare cose insieme, dal cucinare al servire i tavoli, in un luogo dove sai di trovare persone affini con gli stessi valori. Soprattutto quando stai facendo del bene agli altri».

Nel suo primo anno di apertura, La Cop1ne ha riscosso un grande successo. I tavoli, che possono ospitare tra gli 80 e i 120 coperti, sono sempre pieni sia a pranzo che a cena, di studenti e non. La sfida che si troverà ad affrontare nel suo secondo anno è quella della sostenibilità economica, perché i conti non sempre tornano. Si sta infatti valutando di alzare il costo dei menù per il pubblico, per poter lasciare i prezzi per gli studenti invariati. Ma anche questo potrebbe non bastare. Fortunatamente, la mensa riceve finanziamenti dalla città di Parigi e ha “le spalle coperte” grazie all’associazione. Ma con l’idea di poterla aprire in altri luoghi («Le richieste già ci arrivano da altri comuni») La Cop1ne dovrà trovare un equilibrio più solido.

In cucina, la preparazione dei piatti.

Intanto, in questo prezioso luogo che trasmette accoglienza pura (anche il suo nome, che in francese significa “compagna”, “amica”) si continuano a offrire pasti accessibili e socialità. «Anche se c’è una nota dolceamara perché dimostra quanto gli studenti abbiano bisogno di un posto così, alla fine della giornata siamo sempre felici».

In Italia ci sono 4,7 milioni di persone che si spendono per gli altri.
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