L’UE sospenderà alcune agevolazioni commerciali ai Paesi che non collaborano sui rimpatri di migranti

Dicembre 3, 2025 - 05:00
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L’UE sospenderà alcune agevolazioni commerciali ai Paesi che non collaborano sui rimpatri di migranti

Bruxelles – Stop ad alcune agevolazioni commerciali per i Paesi in via di sviluppo che non collaborano su migrazione e rimpatri. È la principale novità dell’accordo raggiunto nella tarda serata di ieri (1 dicembre) tra le istituzioni UE sulla revisione del regolamento sul sistema di preferenze generalizzate (SPG), lo schema attraverso cui 65 Paesi terzi possono accedere in modo privilegiato al mercato unico europeo. Le preferenze – si legge in una nota del Consiglio dell’UE – “potranno essere revocate se un Paese beneficiario non collabora in materia di riammissione dei propri cittadini”.

I negoziati per la revisione dello strumento – che esiste dal 1971 ed è stato modificato l’ultima volta nel 2014 – si sono dilungati per quasi 4 anni. L’ascesa dei partiti di estrema destra in tutta Europa e l’affermazione di una politica migratoria sempre più severa (con un rinnovato focus proprio sui rimpatri) hanno dato il là all’inserimento, per la prima volta, di una condizionalità che lega le misure commerciali alla lotta alla migrazione irregolare.

La Commissione europea ha “accolto con favore” l’accordo tra i co-legislatori, sottolineando che “l’SPG nella sua forma attuale prevede già alcune condizioni” per i Paesi beneficiari. Sul rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, in particolare. Quel che cambia ora è che “alcune disposizioni incoraggeranno i Paesi a rafforzare la cooperazione in materia di riammissione dei propri cittadini. Niente di più, niente di meno”, ha affermato il portavoce dell’esecutivo UE responsabile per il commercio, Olof Gill.

In sostanza, la Commissione europea avrà la facoltà – dopo aver informato Consiglio dell’UE e Parlamento europeo – di interrompere le preferenze commerciali con i Paesi che non rispetteranno gli obblighi di rimpatrio dei propri cittadini che risiedono in UE in maniera irregolare. Gli obblighi, in tal senso, esistono solo per i Paesi terzi che hanno stipulato accordi specifici di riammissione con Bruxelles. Come Etiopia, Guinea, Costa d’Avorio, Gambia, Niger, Nigeria, Ghana, Mali, Marocco. Ma anche Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka. In tutto sono più di una ventina.

Il gruppo dei socialisti e democratici ha affermato in una nota che “grazie ai persistenti sforzi” dei suoi negoziatori, l’accordo finale “garantisce che qualsiasi considerazione di riammissione sia strettamente una misura di ultima istanza, soggetta a chiare garanzie e a una procedura rigorosa”. Mentre la proposta inziale della Commissione europea “rischiava di introdurre la cooperazione in materia di riammissione dei migranti come criterio per la revoca delle preferenze commerciali”.

Le altre condizioni: diritti umani, ambiente e la clausola sul riso

Il nuovo quadro introduce altre novità. Per i Paesi beneficiari sarà necessario rispettare un maggior numero di convenzioni internazionali sui diritti umani e del lavoro, e Bruxelles avrà a disposizione una procedura d’urgenza per la rapida revoca delle preferenze in caso di violazione dei principi di tali convenzioni, oltre che in caso di violazioni gravi e sistematiche delle convenzioni sui cambiamenti climatici e la protezione dell’ambiente. L’UE ha poi previsto una transizione graduale per i Paesi che nel prossimo decennio cesseranno di essere considerati meno sviluppati e che dunque non beneficeranno più del regime SPG, e ha abbassato dal 57 per cento al 47 per cento la soglia di importazioni in un settore specifico oltre la quale un Paese perde temporaneamente le preferenze.

Per superare le resistenze di Italia e Spagna, è stato introdotto inoltre un meccanismo di salvaguardia automatico specifico per le importazioni di riso: in caso di aumento significativo rispetto alla media storica delle importazioni nell’UE, tali importazioni saranno soggette ai dazi MFN (nazione più favorita) dell’Organizzazione mondiale del commercio per un periodo specifico al fine di evitare “gravi perturbazioni del mercato del riso dell’UE”. Il gruppo dei liberali di Renew ha assicurato in una nota che “il meccanismo sarà utilizzato in modo proporzionato, con garanzie prima di qualsiasi sospensione, comprese procedure di valutazione estese per i paesi meno sviluppati”.

L’accordo dovrà ora essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento, prima di essere formalmente adottato. La normativa si applicherà a quel punto a partire dal 1° gennaio 2027.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia