Incendi e cambiamenti climatici: il circolo vizioso che minaccia le foreste


Incendi boschivi sempre più frequenti e intensi, spinti da caldo e siccità: le superfici bruciate sono raddoppiate (2001-2024) e le emissioni superano 4 Gt/anno. Rischi e azioni di prevenzione analizzate in questo articolo di Kaitlyn Thayer e James MacCarthy per il World Resources Institute
Gli incendi boschivi non sono più eventi eccezionali: negli ultimi anni la loro frequenza e intensità hanno raggiunto livelli senza precedenti, incidendo sulla salute delle persone, sull’economia e sugli ecosistemi.
A rendere la situazione più grave è l’interazione diretta con la crisi climatica, che alimenta un pericoloso ciclo di retroazione climatico-incendi.
Nell’articolo 5 Graphics Explain the Climate-Fire Feedback Loop, pubblicato sulle pagine del World Resources Institute, Kaitlyn Thayer e James MacCarthy analizzano come si sviluppa il ciclo vizioso crisi climatica-incendi e in che modo si dovrebbe agire per spezzare la catena.
L’innesco del ciclo: temperature in crescita e siccità diffuse
Il riscaldamento globale sta determinando condizioni sempre più calde e aride. Il biennio 2023-2024 ha registrato i valori termici più elevati mai osservati, inserendosi in una sequenza che vede gli ultimi dieci anni come i più caldi della storia strumentale.
Ondate di calore e siccità prolungate rendono le foreste vulnerabili, trasformando la vegetazione in combustibile pronto a propagare le fiamme.
Quasi la metà delle aree forestali mondiali è oggi più esposta alla siccità rispetto a inizio secolo. Questo incremento di vulnerabilità interessa sia gli ecosistemi naturalmente adattati al fuoco, come le foreste boreali, sia quelli che storicamente ne erano poco toccati, come la fascia tropicale.
Dal 2001 al 2024 la superficie di copertura arborea bruciata ogni anno è più che raddoppiata. Nel 2023 il Canada ha perso 7,76 milioni di ettari di foresta – un’area superiore all’intero territorio di Panama – a causa della combinazione di alte temperature e umidità ridotta.
In Sud America, nel 2024, l’Amazzonia è stata colpita da roghi di portata record, alimentati da siccità persistenti aggravate dal fenomeno El Niño.
In molte regioni la stagione degli incendi si sta inoltre allungando: in aree come Messico, Brasile, Africa orientale e Stati Uniti occidentali oggi dura oltre un mese in più rispetto a 35 anni fa.
Quando brucia, la foresta libera nell’aria enormi quantità di carbonio accumulato nei tronchi, nella biomassa e nei suoli.
Nel 2023 e nel 2024 gli incendi hanno rilasciato oltre 4 miliardi di tonnellate di gas serra ciascun anno, più delle emissioni complessive di un Paese come l’India.
Parallelamente, la capacità delle foreste di rigenerarsi dopo gli eventi estremi si sta riducendo: specie native fondamentali nei cicli boreali perdono resilienza, con il rischio che interi ecosistemi si trasformino da pozzi di carbonio a fonti emissive nette.
Spezzare il ciclo: prevenzione e governance
Il cosiddetto climate-fire feedback loop – in cui il riscaldamento favorisce gli incendi e gli incendi alimentano ulteriormente il riscaldamento – è difficile da interrompere. Ma la ricerca indica due direttrici prioritarie: ridurre le emissioni climalteranti a monte e rafforzare le politiche di prevenzione a valle.
Gli investimenti in sistemi di allerta precoce, nella riduzione del materiale combustibile e nel potenziamento della capacità di risposta si rivelano economicamente più efficaci delle sole azioni di emergenza.
Importante anche il ruolo delle comunità locali e dei popoli indigeni, depositari di conoscenze tradizionali nella gestione del fuoco, come l’uso di incendi controllati per mantenere la resilienza degli ecosistemi.
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L'articolo Incendi e cambiamenti climatici: il circolo vizioso che minaccia le foreste è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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