Indie Soul – Episodio #25

Ottobre 3, 2025 - 00:30
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Indie Soul – Episodio #25

È finita l’estate, siamo entrati un autunno e non è neanche passato così tanto dall’ultima puntata: eppure siamo qui, con un nuovo episodio di Indie Soul, la rubrica di GameSoul.it dedicata ai titoli indipendenti, che ogni volta ci offre diverse proposte tutte da scoprire. Oggi tra l’altro possiamo offrire una selezione decisamente curiosa per varietà!

Si comincia il misterioso Strange Antiquities, carino e inquietante al tempo stesso. Si prosegue nello spazio, con le avventure in formato anime di Space Adventure Cobra: The Awakening per chiudere nel bizzarro horror di Bad Cheese.

Vi ricordiamo che questi giochi sono disponibili solo in digitale, ma che da gamelife potete acquistare credito per PlayStation Store, Nintendo eShop, Microsoft Store e Steam, in negozio e online.

Ora è tempo di scoprire questo terzetto di indie, con il venticinquesimo appuntamento di Indie Soul!



Nel 2022, il team di Bad Vikings ha introdotto i giocatori alla misteriosa città di Undermere tramite Strange Horticulture, un puzzle game che aveva come protagonista il proprietario di un negozio di piante volte ad usi occulti. Quest’anno si cambia lavoro, ma non scopo: con Strange Antiquities si torna ad aiutare i peculiari abitanti di Undermere con le loro esigenze occulte, stavolta però tramite l’utilizzo di manufatti antichi.

Nei panni di un apprendista taumaturgo, i giocatori dovranno soddisfare le più disparate richieste dei clienti: chi alla ricerca di amuleti contro la malinconia, chi di artefatti in grado di far provare senso di colpa, chi di pratiche protezioni dal fuoco. Per individuare il giusto oggetto si dovrà far riferimento ad un manuale, riportante le descrizioni dei poteri e delle fattezze di questi mistici manufatti. Inizialmente il compito si rivelerà abbastanza banale, ma con l’aumentare degli oggetti e delle informazioni a disposizione diventerà sempre più complesso: tra gemme, simboli, sensazioni, immagini, campi taumici e indizi fuorvianti… capire quale tra 20 oggetti è il Sextrum non è poi così immediato.

Qualche oggetto potrà far diventare un po’ matti (ed in effetti c’è un sistema di “paura e follia” che aumenta ad ogni errore fatto), ma l’apprendimento è lineare e divertente. Gli elementi vengono aggiunti uno alla volta, dando il tempo al giocatore di prendere dimestichezza sia con gli oggetti a disposizione, sia con gli strumenti per riconoscerli: piano piano i vari ninnoli cominceranno a diventare conosciuti e ci si sentirà effettivamente come all’interno del proprio negozio di Strange Antiquities; sensazione che si rafforzerà ogni volta che si riuscirà a sbloccare qualche alcova segreta, nascosta da meccanismi arcani.

Chiaramente, per poter mandare avanti il negozio, ci sarà bisogno anche di rimpinguare le scorte ed aggiungere oggetti alla collezione. Gli abitanti di Undermere verranno in soccorso, portando vecchie lettere scovate in soffitta o segnalando strani avvenimenti nel vicinato. Con ben tre diverse mappe disponibili (anche queste si sbloccano una alla volta) si dovranno interpretare gli indizi forniti e partire all’esplorazione.

Attenzione a non cliccare zone a caso, per ogni errore la nostra barra della “paura” salirà. Se si dovesse raggiungere la zona rossa, per ripristinare la sanità del protagonista si dovrà procedere con una partita a dadi. Si tratta di un semplice gioco di match in cui è necessario ottenere le stesse combinazioni di simboli presenti sul banco: è possibile bloccare i dadi che si vogliono tenere e rilanciare infinite volte… ma se nel frattempo uscirà il simbolo delle ossa per tre volte si perderà una vita. Bisogna essere davvero sfortunati per perdere tutte e tre le vite, ma chissà… magari qualcuno c’è riuscito.

Se la fortuna e l’ingegno saranno dalla vostra, con il progredire dei giorni vedrete la situazione ad Undermere farsi sempre più oscura: corvi maledetti, malattie occulte e sparizioni colpiranno la cittadina e starà a voi decidere come cercare di risolverla. In mezzo alle molte innocue richieste dei clienti, si trovano infatti alcune decisioni chiave che permetteranno di muoversi verso finali diversi tra loro: per sbloccarli tutti saranno necessari vari tentativi, ma i colpi di scena valgono completamente la pena!

Strange Antiquities è un puzzle game ben strutturato e dalla narrazione magistrale, in grado di catturare gli appassionati risolutori di enigmi e gli amanti di storie dell’orrore. Grazie ai suoi finali multipli aggiunge una rigiocabilità importante, invogliando a scoprire tutti i segreti e tutti i destini di Undermere. Insomma, è una piccola gemma indie assolutamente da non perdere.

PS: Quasi dimenticavo la cosa più importante… potete accarezzare il gatto!

Strange Antiquities è disponibile su Steam e Nintendo Switch.

A cura di Giada Mattiolo



Forse qualcuno ne avrà sentito parlare, forse qualcun altro avrà visto quel film nel nostro idioma e qualcuno più avvezzo alle lingue straniere avrà anche guardato tutti e 31 gli episodi (purtroppo l’anime non è stato mai doppiato in italiano). Ma oltralpe, Cobra è un personaggio assai amato, e non è un caso che il publisher francese Microids abbia deciso di finanziare un progetto che ne facesse respirare le gesta, o per meglio dire: che ci facesse giocare nei panni del pirata spaziale.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, sia per una questione anagrafica che di localizzazione, Cobra nasce dal manga di Buichi Terasawa e narra le vicende di questo famelico pirata spaziale che viveva una vita avventurosa e assolutamente affascinante. Finché, e qui viene il cruccio, i suoi nemici non iniziarono a dargli la caccia. A questo punto, l’unica soluzione per uscirne indenne era quella di cambiare i connotati (nel vero senso del termine) e cancellare la memoria per nascondersi e condurre una vita tranquilla.

Una volta riacquisita la memoria, e dopo essersi riunito alla sua partner androide Lady Armaroid, questo avventuriero tornerà a viaggiare per la galassia combattendo gilde di pirati e sfuggendo alle forze di pattuglia. Riassumervi l’anime potrebbe essere faticoso, tuttavia il videogioco dei ragazzi di Magic Pockets riesce a mettere insieme i pezzi dell’anime e a permetterci di risolvere un mistero che minaccia la distruzione dell’universo (vecchia storia dopotutto).

Space Adventure Cobra: The Awakening si ispira ai primi 12 episodi dell’anime, li rielabora in modo fedele e si presenta come un’avventura a scorrimento laterale attraverso varie location della galassia, in cui saremo chiamati a far man bassa di alieni poco raccomandabili.

Cobra ha una grinta da leone (o da elapide, che dir si voglia) e potrà distruggere ignobili pirati utilizzando la sua fedele Psycho-Gun, un’arma laser collegata al suo cervello che si rivela veloce e ultrapotente (soprattutto qualora caricaste il colpo). Il gameplay stesso è abbastanza fluido, agile e a tratti reattivo (a parte delle sezioni in cui vorreste lanciare il controller fuori dalla finestra per alcune incertezze tecniche). Tuttavia il nostro pirata potrà saltare, aggrapparsi alle sporgenze, scattare, utilizzare un rampino e… usare sigari esplosivi.

E combinare questa sequenza di tecniche potrebbe generare dei numerosi grattacapi qualora non si sia dei fruitori del genere. Il concetto alla base è quello del “trial and error” (almeno nelle fasi iniziali), poiché diverse volte ci si ritroverà in delle situazioni in cui i cattivoni spaziali non ce ne faranno passare una liscia: bisognerà quindi imparare a schivare (sarà fondamentale, fidatevi!) e a memorizzare tutti gli attacchi.

Anche perché l’arsenale a nostra disposizione non sarà sempre al 100%: Cobra non perderà solo la memoria, ma anche le capacità. E in questo frangente, tutto diventerà più impegnativo e a tratti frustrante. Però, se si utilizza l’ingegno, potrebbe regalare dei momenti di sana soddisfazione: ad esempio, potremo utilizzare i proiettili teleguidati che ci permetteranno di far fuori gli avversari in punti strategici e avere la strada più libera per la nostra missione. Il ritmo di gioco è appagante, questo bisogna dirlo, anche se a volte i comandi li abbiamo trovati un po’ legnosi e ci hanno fatto fare qualche game over più del dovuto.

Mentre saremo impegnati nelle nostre scorribande, potremo anche raccogliere dei frammenti (token) per incrementare la salute e la potenza degli attacchi di Cobra, senza considerare che i livelli potranno (e dovranno) essere rigiocati per sbloccare eventuali segreti od oggetti specifici. Nel suo complesso, il titolo di Magic Pockets può essere completato in circa 10/12 ore solo per l’avventura principale.

Diciamoci la verità, Space Adventure Cobra: The Awakening non è un gioco perfetto e alla portata di tutti: chi non conosce l’anime, poi (quasi sconosciuto nel nostro Paese), non potrà catturare tutta l’assenza di quel periodo assolutamente sfacciato dei “cartoni animati giapponesi”. Tuttavia, l’azione ha un buon ritmo e l’arsenale di Cobra è stato ben riprodotto nel videogame, nonostante qualche piccolo inciampo lungo il percorso per diventare dei rinnovati pirati spaziali.

Space Adventure Cobra: The Awakening è disponibile su Steam, PlayStation5, Xbox Series e Nintendo Switch

A cura di Antonio Armento



Sviluppato da Simon Lukasik e prodotto da Feardemic, Bad Cheese sembra un modo facile di monetizzare da quando lo stile caratteristico dell’animazione anni ‘20, il cosiddetto rubber hose, è diventato di pubblico dominio: questo horror psicologico ricalca, infatti, non soltanto l’estetica adottata in quel periodo ma strizza fortemente l’occhio a Disney al suo Steambot Willie, sebbene quest’ultimo non si possa definire davvero un esponente di tale stile.

Ne riprende le caratteristiche fondamentali e lo sfrutta come trampolino di lancio per cambiare, dai primi anni ‘30 in poi, l’approccio all’animazione puntando sul realismo anatomico e sui principi dell’animazione non per la semplice buffoneria, ma per dare peso, credibilità e personalità alle azioni.

Al netto di questa premessa, è pur vero che Bad Cheese ruota in modo evidente al ben noto Steambot, che nell’immaginario collettivo è il primo esponente a venirci in mente quando si parla di rubber hose: lo fa al punto tale da ricalcare gli stessi personaggi classici Disney come Topolino, Paperino (sebbene non sia mostrato), Clarabella, Pluto, eccetera eccetera. È impossibile non riconoscerli, per questo a un primo impatto sorge il dubbio che si stia cercando il guadagno facile. Finché non si inizia a giocare e ci si rende conto che sì, dietro un’estetica sulla quale sta puntando anche Mouse: P.I. for Hire e un richiamo palese al mondo Disney, l’horror psicologico di Lukasik sfrutta l’estetica normalmente allegra e innocente dei cartoni animati anni ’20 per rappresentare temi violenti e disgustosi, distorcendola fino a creare un contrasto stridente con quello che siamo sempre stati abituati a veder rappresentato.

Bad Cheese si gioca dal punto di vista di Keymick (l’anagramma vi dice nulla?), un topolino che deve fare di tutto per “TENERE FELICE IL PAPÀ” in un ambiente domestico disfunzionale e spaventoso. Guardandoci attorno, in una casa che presto si fa incubo e prigione per Keymick, intuiamo che quest’ultimo è l’esatto opposto di Steambot Willie: sovrappeso e timido, viene schiacciato da dinamiche famigliari che lo obbligano a subire la rabbia di un padre instabile e violento, mentre la madre dimostra un assenteismo considerevole lasciando i suoi figli in balia del marito e della sua negligenza che sfocia nelle minacce verbali, nelle punizioni corporali, ma anche in un generale disinteresse per l’ambiente domestico, sporco e trascurato – incombenze che inevitabilmente ricadono sulle spalle di Keymick, nonché di noi giocatori, il tutto nell’illusione da parte sua che la madre sia un’ancora di salvezza.

L’atmosfera inquietante e grottesca, unita ai compiti semplici e tipici dell’infanzia (ma eseguiti in un contesto di terrore), mette in risalto il modo in cui i bambini in situazioni di trauma cercano disperatamente di essere bravi o di fare le cose giuste per evitare punizioni e mantenere un simulacro di vita normale. Un comportamento che viene incentivato in diversi punti del gioco e lo stesso Keymick si ricorda di mantenere, a riprova di quanto profondo e radicato sia stato l’abuso che tutt’ora continua a subire.

In termini di gameplay, Bad Cheese è piuttosto semplice: ci si sposta da una stanza all’altra della casa, eseguendo i compiti indicati da nostra madre con messaggi terribili nella loro dolcezza, poiché normalizzano, o comunque minimizzano quello che è un vero e proprio contesto disfunzionale. Si passa dal pulire per terra a lavare i piatti, o i calzini, fino a portare le pillole al padre e altre mansioni che un bambino non dovrebbe mai affrontare, ma d’altronde non dovrebbe nemmeno trovarsi in un tale ambiente. Nel mezzo, possiamo concederci di esplorare i livelli per trovare i collezionabili sotto forma di cibo (che Keymick divora a quattro palmenti e potrebbe essere a sua volta una rappresentazione dei suoi disagi), oppure di action figure.

Non c’è molto altro, a parte una sequenza di nascondino e diversi combattimenti che ci troveremo ad affrontare nei modi più disparati; si può anche morire ma è un momento passeggero che non inficia particolarmente la nostra progressione, poiché il salvataggio automatico è molto frequente. L’esperienza in sé dura un paio d’ore, tre se ci si incaponisce a cercare i collezionabili, e devo ammettere che ha messo sul piatto molto più di quanto pensassi.

Il suo punto di forza è innegabilmente l’estetica rubber hose volutamente corrotta e distorta per rappresentare i traumi di Keymick, nonché un valido doppiaggio e un vocabolario particolare, almeno per quanto riguarda la madre, che rende il tutto ancora più stucchevolmente disgustoso.

Bad Cheese è disponibile su Steam, PlayStation5, Xbox Series e Nintendo Switch

A cura di Alessandra Borgonovo


Al prossimo appuntamento con Indie Soul!

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