Intervista con Stefano Pesce, tra i protagonisti della serie “Balene”: “Interpretando Cesare ho scoperto il mio lato più mite”

Ottobre 12, 2025 - 06:00
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Intervista con Stefano Pesce, tra i protagonisti della serie “Balene”: “Interpretando Cesare ho scoperto il mio lato più mite”

“Il mio personaggio è moderato, compie piccole azioni però continue e coerenti, è in ascolto, è una figura positiva, è una versione di uomo che forse dovrebbe essere più presente nella nostra società”. Una carriera trentennale iniziata dal teatro con grandi registi come Dall’Aglio e Luca Ronconi e proseguita al cinema e in serie tv di successo, grazie alle sue doti interpretative e ad un’infinita passione per la recitazione: Stefano Pesce è tra i protagonisti di “Balene – Amiche per sempre”, un dramedy brillante con la regia di Alessandro Casale, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Barbara Cappi e Grazia Giardiello, in onda la domenica sera su Rai 1, coprodotto da Rai Fiction e Fast Film.

Nella serie l’attore e regista interpreta l’avvocato Cesare, che è a conoscenza di un segreto che Walter (Paolo Sassnelli) e Flaminia (Laura Adriani) stanno nascondendo a Milla (Carla Signoris) e che è cruciale per la sopravvivenza del pastificio.

Stefano, nella serie “Balene – Amiche per sempre” interpreta Cesare, legale dell’azienda di Walter e Milla, come si è approcciato a questo personaggio?

“Alessandro Casale, che è un amico ed è il regista della serie, mi ha chiesto di smorzare il mio animo impetuoso e trovare la veste più mite di me stesso. D’altronde tutta la serie è impostata su figure maschili, di cui fa parte il mio personaggio, a seguito delle protagoniste femminili che prendono in mano la loro esistenza e la rivoltano. Con queste indicazioni ho provato a interpretare una persona che reagisce internamente a ciò che gli accade, infatti viene malmenato ma non dà in escandescenze, si chiede invece che cosa abbia fatto di male, si esprime lentamente e con fatica durante tutta la storia e quando riesce finalmente a confessare il suo sentimento nei confronti di Milla viene rifiutato e incassa questo no in maniera silenziosa. Anche il rapporto con il suo antagonista sentimentale, che poi è anche il suo datore di lavoro, è sottotraccia, lo ascolta, prova a consigliarlo e quando Walter non si comporta bene nei suoi confronti, Cesare lascia ancora la porta aperta. E’ un uomo mite, moderato, che compie piccole azioni però continue e coerenti, è in ascolto, è una figura positiva, è una versione di essere umano che forse dovrebbe essere più presente nella nostra società, oppure dovrebbe incidere di più nei nostri comportamenti, nelle nostre storie, invece fa parte di quella tipologia di uomini messi ai margini delle cose che contano, delle grandi decisioni”.

Cesare ha però un ruolo importante all’interno dell’azienda ed è anche a conoscenza di un segreto che è rimasto in sospeso riguardante il pastificio …

“Cesare è a conoscenza di qualche cosa che però non rivela, non utilizza a suo favore, perchè non è manipolatorio”.

Ha trovato dei punti di contatto tra lei e il personaggio e qual è l’aspetto che più le è piaciuto interpretare di Cesare?

“Mi piace il suo essere mite, è un aspetto che raramente mi è capitato di interpretare in un personaggio e quindi mi sono dedicato a scoprire anche questo lato di me”.

“Balene – Amiche per sempre” è una serie originale, molto diversa rispetto ai prodotti che di solito passano in televisione, essendo incentrata sull’amicizia tra due donne sessantenni …

“La novità è proprio il fatto che siano protagoniste due donne sessantenni, che sono davvero il motore trainante della vicenda, e la loro amicizia, combattuta, voluta, persa e poi ritrovata, con gli uomini al loro servizio”.

Come si è trovato a lavorare con Carla Signoris?

“Carla Signoris è un’ottima compagna di lavoro, è stato bello confrontarsi sulle diverse idee interpretative. Spero che lei possa dire altrettanto di me”.

Che ricordo conserva dei suoi esordi teatrali?

“Era un terreno completamente sconosciuto per me, in quanto non provengo da una famiglia di teatranti o di artisti, infatti i miei genitori sono entrambi professori, quindi quando nel 1992 ho iniziato a fare teatro a Milano sono stato catapultato in un mondo nuovo. Ricordo quando abbiamo messo in scena all’Elfo Puccini “Amore e Miseria del Terzo Reich” di Gigi Dall’Aglio che è purtroppo scomparso durante la tragedia del Covid, e poi “Questa sera si recita a soggetto” con la regia di Luca Ronconi al Teatro Argentina di Roma, le tournée … Questo inizio teatrale ha inciso su tutto il resto della mia storia perché mi ha indicato che tipo di approfondimento sul lavoro di interpretariato andasse fatto”.

Oggi invece è lei che cerca di trasmettere ai suoi allievi i segreti del mestiere con il corso “CamERActing – Essere attori nell’audiovisivo” …

“Sto tenendo questo corso di alta formazione gratuita, appena fuori Bologna in un bellissimo paese che si chiama Calderara di Reno, co-finanziato dal fondo sociale europeo e dalla Regione Emilia Romagna, in cui proponiamo un percorso di avvio all’audiovisivo con allievi che abbiano una formazione teatrale di qualche tipo. Inoltre invito dei professionisti che ho conosciuto nella mia carriera ventennale romana, quindi registi, casting directors, coach, fotografi e attori non solo a testimoniare, ma a tenere delle classi, a leggere dei testi, in alcuni casi anche con un output finale filmato”.

Tre personaggi, tra tutti quelli che ha interpretato, che hanno rappresentato per lei un punto di svolta a livello personale e recitativo …

“Padre Isaia de “Il tredicesimo apostolo”, un personaggio che ha delle basi solide, un gesuita che denuncia il fratello per il suo bene.

Il secondo è sempre l’ultimo che faccio, quindi il Longobardo protagonista del corto “Lupo Longobardo” da me diretto, è un uomo che passa dall’arianesimo al cattolicesimo e capisce che la vendetta non è un dovere, ma che il perdono è una possibilità.

Il terzo è un personaggio di commedia che mi ha fatto molto divertire, un professore di filologia delle lingue morte, nella web serie “Universitas Tenebrarum”, disponibile su Amazon, che prende in giro il mondo a cui appartengo. Questo professore di mezzà età vede tutte le sue studentesse nude, un po’ come accade nel film di Dino Risi “Vedo nudo” con Nino Manfredi, e non capisce veramente più niente, quindi straparla, fa dei monologhi assurdi”.

Nella foto Stefano Pesce con Claudio Gioè in “Il tredicesimo apostolo 2” – credit Taodue

Lei ha messo direttamente la faccia per Venice for Palestine, quanto è importante che gli artisti, i personaggi conosciuti facciano la loro parte per quanto possibile relativamente a certe tematiche?

“Fare l’attore è un atto politico comunque, perché si è esposti, e quando si parla alla società è inevitabile prendere una posizione. Io affermo con forza che sono contro il terrorismo, quindi sono contro Hamas, ma sono anche contro il genocidio, sono contro la teocrazia e tutti quei governi che non sono democratici. Sono contro un potere servile. Venice for Palestine è un movimento che ha incluso varie persone con diverse idee. Non mi schiero, non ho l’altezza morale né la forza politica per dire quali siano le soluzioni a problemi così più grandi di me. Certo però è che devo affermare, e voglio affermare, che io sono contro un genocidio, quello a Gaza come quello in Rwanda, e che sono contro quei governi che non sono più democrazie ma teocrazie, cioè che si muovono spinti da forze religiose. L’Italia è uno Stato laico, abbiamo fatto una battaglia per tantissimi secoli per far sì che fosse un paese con un pensiero illuminista alla base e non un paese religioso. E non possiamo dimenticarcene”.

Sul suo sito, in home, c’è scritto “bisogna nuotare nelle acque più profonde come fanno i pesci per riemergere e raccontare una storia” …

“E’ un concetto che mutuo un pochettino da Lynch, dalla meditazione trascendentale, nel senso di scendere in un posto per riuscire a guardare bene chi si è. Mi piace molto nuotare, mi piace l’acqua, il pesce è un animale totemico, non è soltanto un cognome, e ho bisogno di farlo diventare un pezzo della mia storia. Con gli occhi chiusi nei sogni, nel dormiveglia, si scoprono tante cose di se stessi, è un po’ come appunto andare a fondo nella propria vita, quindi mi sembrava che fosse una bella immagine. Quando tento di creare dei miei piccoli film devo essere nel dormiveglia, tuffarmi dentro di me per vedere delle cose e tentare poi di realizzarle sullo schermo”.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

“Oltre al corto “Lupo Longobardo”, di cui curo la regia, e che segue un’altra mia opera, “Tre visi”, ambientata a Treviso e che racconta il passaggio di testimone da una nonna rabdomante a una nipote inconsapevole del suo destino, ho scritto con lo sceneggiatore Giampiero Rigosi una storia che dovrebbe rappresentare il mio esordio alla regia nel lungometraggio”.

Ha preso parte, nel ruolo di Cosmo, al fantasy “Incanto”, cosa le ha lasciato quel personaggio?

“Sono stato molto contento di prendere parte a questa esperienza che mi ha permesso di entrare in un genere poco percorso in Italia in quanto credo si ritenga non essere professionalmente utile per un attore o un’attrice. Il film è ambientato in un orfanotrofio gestito da una dirigente molto cattiva, interpretata da una splendida Vittoria Puccini, in cui i bambini hanno modo di incontrare il mondo del circo gestito da un clown di nome Charlie, impersonato da un fantastico, buonissimo e poetico Giorgio Panariello. Io vesto i panni di Cosmo, l’uomo-cannone, anche se in verità non mi hanno sparato (sorride). Ho pensato molto a un personaggio gassmaniano, un po’ roboante, e sono riuscito a dargli una vita prima e dopo. Mi sono trovato molto bene con il regista, Pier Paolo Paganelli, che tra l’altro è della mia stessa città, e dopo tanti anni ci siamo sentiti e mi ha proposto questo ruolo molto interessante, per il quale ho ricevuto anche una nomination come miglior attore non protagonista”.

di Francesca Monti

Si ringrazia Pamela Menichelli – Ni.Co. Ufficio Stampa

credit foto ufficio stampa

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