Iran. Dopo 12 di guerra hanno vinto tutti. Ma si profila un nuovo Jpcoa
di Giuseppe Gagliano –
Nel panorama infuocato del Medio Oriente post-ceasefire, le parole della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, risuonano come un monito: Teheran risponderà ad ogni nuovo attacco, colpendo direttamente le basi americane in Medio Oriente. La guerra di 12 giorni con Israele, che ha incluso un attacco iraniano alla base USA in Qatar, ha consolidato in Khamenei la convinzione della “vittoria strategica” iraniana. Pur rivendicando che gli USA “non hanno ottenuto alcun risultato” dai bombardamenti ai siti nucleari, l’Iran afferma la sua capacità di colpire di nuovo se sarà provocato. Donald Trump replica minacciando nuovi raid se l’arricchimento nucleare iraniano riprenderà.
Benjamin Netanyahu proclama una “vittoria storica” contro il programma nucleare iraniano, pubblicando una foto simbolica con Trump mano nella mano. Ma nei fatti la diplomazia statunitense apre a possibili negoziati con l’Iran: un accordo “di pace globale” che limiti l’arricchimento, gestisca le scorte di uranio sotto controllo internazionale e favorisca la cooperazione regionale nel Golfo.
Dal canto suo il governo iraniano, con rappresentante all’ONU Amir Saeid Iravani, dichiara che il nucleare rimarrà parte integrante della propria sovranità, pur manifestando disponibilità al trasferimento (o stoccaggio sotto supervisione AIEA) delle scorte arricchite al 20 % e 60 %, sul modello del JCPOA. Ma il nocciolo resta: l’Iran resiste a ogni pressione e pretende di essere riconosciuto come attore strategico nel Medio Oriente, pena il ritorno delle minacce e delle contromisure militari.
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