Isolati, inadeguati, non autonomi: così gli anziani chiedono aiuto

Settembre 30, 2025 - 14:00
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Isolati, inadeguati, non autonomi: così gli anziani chiedono aiuto
Foto Vatican News

Sempre più anziani si rivolgono ai Centri d’ascolto di Caritas e, se fino a dieci anni fa si pensava che la pensione e la casa di proprietà garantissero un riparo, oggi la realtà appare diversa. Malattie, costi di assistenza e isolamento sociale spingono sempre più persone oltre i 65 anni a chiedere aiuto: secondo il Rapporto Povertà relativo al 2024, rappresentano ormai oltre il 12% degli utenti, una quota quadruplicata rispetto al 2015, quando erano il 3,7%. Un quadro che per Stefano Bosi, referente dell’area anziani di Caritas Ambrosiana, è destinato ad aggravarsi: «Un dato di cui ancora non siamo ben consci è che la piramide demografica italiana si sta invertendo: ci sono sempre meno nascite e i numeri affermano che nel 2050 gli over 65 saranno un terzo della popolazione. Siamo impreparati a questo trend».

Il problema degli anziani non è soltanto economico. Molti vivono soli, senza una rete familiare vicina, e faticano ad affrontare la quotidianità. «La solitudine è una scelta – ricorda Bosi -, l’isolamento invece è subìto, ed è un rischio serio per la salute e il benessere delle persone». Alcuni degli ostacoli più concreti si manifestano nelle piccole commissioni quotidiane, come le visite mediche e le pratiche burocratiche. Piccole questioni che affrontiamo anche noi tutti i giorni, che singolarmente sembrano banalità, ma che diventano un problema nel momento in cui si accumulano. Paradossalmente “complicate” anche dalle procedure pensate invece per snellirle. Per le fasce dei “grandi” anziani, infatti, è mancata completamente l’educazione alla cultura digitale: senza uno smartphone, la conoscenza dei servizi online o un nipote più gentile a cui passare il telefonino, passaggi come lo Spid, il rinnovo delle esenzioni sanitarie o stampare una ricetta si tramutano in una barriera insormontabile.  

Stefano Bosi

A questo senso di inadeguatezza si aggiunge un secondo passaggio delicato, la progressiva perdita di autonomia. Invecchiando, infatti, la gestione della casa, orientarsi negli ospedali o seguire le prescrizioni mediche diventa impossibile. «È un colpo psicologico importante – ricorda Bosi -, perché gli anziani erano adulti liberi e autosufficienti, e accorgersi di non esserlo più genera smarrimento e ansia. La vedovanza, la lontananza dei figli, il venir meno della rete sociale rendono il cambiamento ancora più duro da accettare».

Per rispondere a questi bisogni, Caritas e le comunità parrocchiali offrono da anni servizi di prossimità, accompagnamenti, supporto domiciliare e spazi di socialità. A Milano sono nati punti di ritrovo pomeridiani, come alle Case Bianche, dove operatori e volontari organizzano attività e momenti di relazione, contribuendo a rompere l’isolamento. Importante è anche il coinvolgimento degli stessi anziani ancora autonomi, chiamati a diventare volontari e a sostenere i loro coetanei più fragili.

Tutte queste iniziative dal basso aspettano però ancora gli effetti delle politiche pubbliche. Nel 2023 è stata approvata una legge sulla non autosufficienza, che dovrebbe introdurre dei “punti unici di accesso”, sportelli in cui gli anziani trovano in un solo luogo tutte le informazioni e i servizi necessari, dall’assistenza domiciliare ai percorsi sanitari. La legge però non è ancora operativa, perché in attesa dei decreti attuativi. «Finché non saranno emanati – sottolinea Bosi – continueremo a vedere persone che, pur avendo diritto a sostegni, non sanno come ottenerli».   

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia