La Cina fra inquinamento e rinascita verde nell’ambito della Nuova Via della Seta

Ottobre 2, 2025 - 16:30
 0
La Cina fra inquinamento e rinascita verde nell’ambito della Nuova Via della Seta

WUHAN. Ormai da più di trent’anni, la Cina è fortemente concentrata su un business model che prova a coniugare crescita economica, protezione dell’ambiente e senso di responsabilità globale. Questo è il risultato di un Paese che ha percorso una strada piuttosto tortuosa attraverso il progressivo passaggio, non privo di contraddizioni, da uno sviluppo economico improvvisato e incentrato sull’industrializzazione a un’economia più considerevole dell’ambiente. Si può, dunque, constatare come anche nei paesi tradizionalmente con impatti ambientali molto elevati è possibile intraprendere una trasformazione significativa con una strategia di lungo periodo.

Le origini del problema vanno ritrovate alla fine degli anni ’70, quando la Cina ha voluto dare il via a una crescita economica rapida. Tuttavia, questo boom economico ha avuto come conseguenze gravi dei danni ambientali molto gravi, ossia: l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo; casi evidenti come il cadmio nel riso o i corsi d’acqua “spessi come la salsa di soia” nella regione del fiume Huai[1]; livelli di smog tali da costringere la popolazione a proteste e interventi drastici da parte del governo[2].

Occorre ricordare che la situazione era piuttosto drammatica in passato. Per esempio, nel 2014 l’81% delle acque costiere erano classificate come “altamente contaminate” secondo la Chinese State Oceanic Administration (中国国家海洋局).[3] E ancora, nel 2012 nell’area di Pechino i livelli medi di particolato e altri inquinanti raggiunsero punte fino a 17 volte superiori ai limiti stabiliti dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.[4]

Negli anni 2000, si è manifestata una risposta iniziale per via di una legislazione nuova, attivismo, e cambiamento. In pratica, una cauta, prudente e crescente pressione sociale interna ha preso piede attraverso giornalismo investigativo, attivisti locali, proteste contro fabbriche chimiche, dighe e combustione del carbone.[5] Di fronte alle mutate condizioni socio-ambientali, lo Stato ha iniziato a dare risposte adeguate, adottando diverse iniziative di carattere istituzionale:

  1. Creazione di un ministero dedicato all’ambiente e promulgazione di leggi per inquinamento dell’aria, acqua e suolo.
  2. Introduzione della richiesta di trasparenza e informazione ambientale per i cittadini e le comunità locali.
  3. Politica degli ecological red lines – zone ecologiche protette in cui lo sviluppo è limitato per preservare ecosistemi, biodiversità e risorse naturali.[6]

Fra la fine degli anni 2000 e l’inizio del 2010, il concetto ideologico di ecological civilisation (生态文明)ha assunto centralità nella politica ambientale cinese. Questo concetto è stato introdotto dall’ex presidente Hu Jintao, e, successivamente, consolidato dall’attuale presidente in carica Xi Jinping. Di rilevo giuridico e politico è stato l’inserimento, nel 2018, dell’ecological civilization nella cd. grundnorm, cioè a dire nella costituzione. Questo concetto non è solo simbolico, ma è un principio guida che si riflette nelle politiche concrete che, ad esempio, cercano di unire innovazione tecnologica, sviluppo economico e tutela ambientale.

Cos’è accaduto successivamente? Di fatto, da un lato, la Cina modernizzava le sue leggi ambientali a livello cosiddetto domestico, dall’altro lato, sul fronte degli affari esteri, le sue iniziative di investimento globale, in particolare la Nuova Via della Seta o Belt and Road Initiative (一带一路倡议) inizialmente seguirono lo stesso modello “alto impatto, alto inquinamento”. Tutto ciò, quindi, si traduceva nell’elaborazione e implementazione di progetti energetici pesanti, centrali a carbone, infrastrutture con pochissima attenzione per la protezione della biodiversità e le comunità locali considerate vulnerabili.

Tuttavia, dal 2021 la Cina ha annunciato che non finanzierà più nuove centrali a carbone all’estero, segnando così una svolta significativa.[7] Norme guida più recenti propongono che i progetti esteri adottino, dove le leggi locali sono deboli, standard ambientali internazionali o cinesi; che vi siano misure di mitigazione per inquinamento e perdita della biodiversità; e che lo sviluppo sia allineato con l’Accordo di Parigi.[8]

Nonostante i progressi, vi sono dei limiti persistenti. In particolare, in questo contesto, le linee guida per la Nuova Via della Seta “verde” sono nella maggior parte volontarie, senza meccanismi di enforcement efficaci ed effettivi.[9] Inoltre, alcuni progetti in corso, come centrali a carbone o estrazioni minerarie, provocano danni ambientali e sociali, specie nei paesi in cui le regolamentazioni sono meno stringenti. Infine, si è verificato un vero e proprio spostamento dell’inquinamento. In modo molto pragmatico, le industrie fortemente inquinanti chiudono o riducono le proprie attività nelle zone più controllate (situate ad Est), ma si trasferiscono verso regioni caratterizzate dalla presenza di un quadro giuridico meno rigido (Ovest).

Tracciando un bilancio, si può evidenziare che negli anni 2022-2023, oltre il 68% della nuova capacità di produzione di energia finanziata da entità cinesi è stata basata su fonti rinnovabili come vento e solare.[10] Al contempo, la logica “progetti piccoli ma significativi” (small and beautiful) guadagna tuttora terreno come alternativa, poiché considerati come meno invasivi e molto contigui ai bisogni delle comunità locali.[11] Così, si sviluppano meccanismi di responsabilità, come sistemi di “grievance” per le comunità danneggiate da attività estrattive o infrastrutturali condotte da imprese cinesi.[12]

In conclusione, questo percorso cinese necessario e di lungo periodo, dimostra diverse caratteristiche rilevanti che possono insegnare qualcosa al resto del mondo. In primo luogo, il cambiamento è possibile, anche in contesti con enormi complessità economiche e demografiche. Poi, la legislazione, il consenso pubblico e la pressione internazionale possono muovere verso politiche più in linea con l’ambiente. Parallelamente, le promesse devono diventare prassi, e qui diventa determinante la differenza fra raccomandazioni legali volontarie e obblighi giuridici è cruciale. Da ultimo, chi riceve investimenti deve avere voce, per evitare che i danni ricadano su popolazioni vulnerabili.

[1] www.pnas.org/doi/abs/10.1073/pnas.1616784114

[2]www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/05/cina-test-sui-rischi-sociali-e-trasparenza-vademecum-di-pechino-per-grandi-opere/436284/

[3] www.soa.gov.cn/xw/hyyw_90/201503/t20150311_36287.html

[4] www.who.int/hongkongchina/news/detail/25-03-2014-world-health-organization-7-million-deaths-in-2012-due-to-air-pollution; www.saluteinternazionale.info/2014/10/la-tosse-pechinese-linquinamento-atmosferico-in-cina/.

[5] https://dialogue.earth/en/nature/qa-how-china-went-green-while-growing-its-economy/

[6] www.nature.com/articles/d41586-019-01563-2

[7] https://dialogue.earth/en/energy/china-to-stop-building-new-coal-power-projects-overseas/

[8] www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/03932729.2025.2526371?src=exp-la

[9] www.clientearth.asia/latest/news/china-clarifies-its-vision-for-a-green-belt-and-road-initiative/

[10] www.bu.edu/gdp/2025/04/28/no-new-coal-a-shift-in-the-composition-of-chinas-overseas-power-plant-portfolio/

[11] https://paper.people.com.cn/rmrbhwb/page/2019-04/30/06/rmrbhwb2019043006.pdf

[12] www.cccmc.org.cn/kcxfzzx/zyzx/al/ff8080818478e666018492952e3f01c0.html

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia