La famosa e controversa regina di Francia continua a collezionare copertine, mostre, film e serie tv: c'è un motivo se ci affascina ancora così tanto.

Ottobre 1, 2025 - 12:30
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La famosa e controversa regina di Francia continua a collezionare copertine, mostre, film e serie tv: c'è un motivo se ci affascina ancora così tanto.

Amata e odiata, criticata e fraintesa, ma soprattutto copiata. Poche figure storiche come quella di Maria Antonietta hanno affascinato e diviso generazioni di storici. La nuova mostra al Victoria&Albert Museum ha riacceso i riflettori sullo stile dell’ultima regina di Francia, che in soli 20 anni di regno è riuscita a definire la moda di un’epoca, influenzando generazioni successive di creativi, artiste e stilisti.

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Regina adolescente e trendsetter

La vita Maria Antonietta, arrivata in Francia dall’Austria neanche quindicenne per sposare Luigi Capeto e ghigliottinata a 37 anni, è stata fagocitata da mito. Più che un personaggio storico sfaccettato, oggi nell’immaginario collettivo è un simbolo, un mito. Un’idea.

Con le sue parrucche, gli abiti stravaganti – che le attirarono gli strali dei contemporanei – Marie Antoinette incarna lo sfarzo irresponsabile, il capriccio e la decadenza. Sappiamo tutti che non ha mai pronunciato la famosa frase sul pane e sulle brioche, ma è così che la immaginiamo: infantile, volubile, civettuola. In realtà, la sua educazione in Austria fu piuttosto severa, all’insegna della disciplina e del decoro.

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La sfilata Moschino Autunno/Inverno 2020-21, ispirata a Maria Antonietta

Una volta arrivata alla corte del futuro Luigi XVI, però, fece spallucce della morigeratezza e si circondò di parrucchieri e modiste, tra cui la famosa Rose Bertin. Nonostante le lettere della madre, che provava a bacchettarla a distanza, la regina adolescente faceva probabilmente quel che ogni adolescente avrebbe fatto: si divertiva, senza pensare alle conseguenze. Feste, banchetti, un villaggio bucolico tutto per lei. E, soprattutto, tantissimi abiti.

La moda probabilmente era un rifugio e una consolazione: il matrimonio stentava a decollare (ci vollero otto anni per avere un erede) le critiche erano sempre più feroci. In barba al buon senso, più il malcontento aumentava, più le sue mise diventavano stravaganti, esagerate, preziose. Per non parlare delle scarpe, dei gioielli, dei profumi, delle acconciature.

Gli abiti di Maria Antonietta in mostra

La fine della storia la conosciamo bene. Ma nonostante il fallimento politico, pagato con la vita, il suo stile influenzò quelle delle altre corti europee e rimase come eredità nei secoli a venire. La mostra al Victoria&Albert Museum appena inaugurata celebra questa eredità, riunendo per la prima volta abiti, gioielli, mobili, ventagli e altri oggetti appartenuti all’Arciduchessa austriaca, tra cui un’arpa e un portagioie sopravvissuti alla Rivoluzione.

Ci sono le chemise à la reine in mussola bianca del periodo “bucolico” della regina, scandalose perché sembravano sottovesti ma poi copiatissime. Oppure la fantasia toile de jouy, che tanta fortuna ha avuto nel mondo della moda. 

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Kirsten Dunst nei panni di Maria Antonietta nel film di Sofia Coppola (CINEMA FILM CANNES – MARIE ANTONIETTE – FOTO DI SCENA)

Ma altrettanto interessante è l’esposizione di abiti “moderni” ispirati al suo stile: dal pannier rivisitato da Vivienne Westwood allo spettacolare Marquise Masquée creato nel 1998 di John Galliano per Dior. Tra gli sponsor della mostra c’è Manolo Blahnik, grande fan della regina austriaca, che ha creato una capsule collection di scarpe ispirate alla regina. 

Da Karl Lagerfeld a Jeremy Scott, sono tantissimi i designer che, nel corso dei decenni, si sono lasciati ispirare dallo stile teatrale della regina. Ancora di più sono le star: da Madonna in crinoline nella famosa esibizione agli MTV Music Awards fino a Chappell Roan, che si è esibita al Lollapalooza nel 2004 con parrucca e belletto, confermando la trasversalità del mito. L’ultima in ordine cronologico è Miley Cyrus, apparsa sulla copertina di Perfect Magazine come la famosa regina. Precisamente, con i costumi del famoso film di Sofia Coppola.

ventaglio nella moda

Madonna agli MTV Music Awards 1990 (foto: Getty)

 Com’è nato il culto di Maria Antonietta, e perché non accenna a scemare

Un curioso paradosso avvolge la figura dell’Arciduchessa: in vita è stata la rappresentazione vivente del lusso e delle disuguaglianze, e ha finanziato il suo stile di vita eccentrico con tasse insopportabili per il popolo francese affamato. Nei secoli ha smesso di essere la cattiva della storia. Il lato estetico ha vinto su quello etico.

Il mito moderno è stato costruito nei secoli: già nel 1867 l’imperatrice Eugénie organizzò una mostra al Petit Trianon in suo onore. Nel processo di riabilitazione è stata cruciale la biografia vergata da Antonia Fraser nel 2001, che poneva l’accento sul destino di sposa bambina, chiamata a gestire un regno al collasso.

A questa visione si è ampiamente ispirata Sofia Coppola: il suo film, vincitore dell’Oscar nel 2006, è ancora una pietra miliare nella cultura pop. Merito di qualche licenza storica e dei costumi di Milena Canonero, coadiuvato da Manolo Blahnik (chi, se no?) per le calzature.

irina shayk

Le sorelle Bella e Gigi Hadid durante la sfilata Moschino (Foto Imaxtree)

Ma in tempi di crisi economica non è strano continuare a vedere in Maria Antonietta un simbolo, un’ideale, un’ispirazione? No, e l’onnipresenza nella cultura pop lo dimostra. Al contrario: è una forma di escapismo. Quando la realtà diventa troppo cupa, complessa, pericolosa, la moda tende a rifugiarsi nel passato o in una fantasia. Che è esattamente ciò che la regina rappresenta: l’ultimo ballo, prima della caduta Prima di essere portata al patibolo, lei stessa scrisse: «Abbiamo vissuto un bellissimo sogno». Che, da 250 anni, cerchiamo ancora di afferrare.

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Redazione Redazione Eventi e News