La Flotilla da mercoledì entrerà nella zona a rischio, che succederà? Israele: “Non sarà usata forza letale”

Settembre 30, 2025 - 10:30
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La Flotilla da mercoledì entrerà nella zona a rischio, che succederà? Israele: “Non sarà usata forza letale”

“Ci troviamo a 300 miglia dalla Striscia, tra 2 giorni saremo nella zona di intercettazione e fra 3 a Gaza”. A spiegarlo all’Ansa è Tony Lapiccirella, uno degli italiani a bordo della Global Sumud Flotilla. “La missione è diretta a Gaza: è l’unico modo per aprire un canale umanitario permanente. Non è mai stato preso in considerazione di fermarci a Cipro o altri cambiamenti della rotta”. Quanto ai rischi di arrivare nella zona di intercettazione Lapiccirella spiega: “Per la legge internazionale non ci sono rischi. Qualsiasi pericolo è legato alla violenza israeliana a cui i governi permettono ancora di andare oltre la legge internazionale”.

L’attivista spiega che “al momento sono 530 le persone che stanno partecipando alla missione”: “Gli italiani a bordo sono meno del 10%, una quarantina. Tutti gli equipaggi delle varie imbarcazioni sono misti. La Sumud Global Flotilla è diretta a Gaza. Ognuno, ovviamente, è libero di sbarcare”. Lapiccirella, sempre all’Ansa spiega che la missione ha avuto una nottata “movimentata”: “Ci hanno disturbato un canale di comunicazione – spiega – e due barche hanno avuto problemi tecnici”.

La nave Alpino della Marina militare italiana scorterà la Flotilla fino a mercoledì

Le imbarcazioni al momento si trovano tra le cento e le centoventi miglia nautiche di distanza dalle coste della Striscia di Gaza “scortate” dalla nave Alpino della Marina militare italiana sta continuando a seguire a distanza le imbarcazioni per eventuali soccorsi. La stessa nave ha fatto sapere che mercoledì invierà una comunicazione alla Global Sumud Flotilla in cui sarà specificato che la nave militare fermerà in quella zona la propria navigazione aggiungendo che per la Flottila proseguire sarà pericoloso.

Crosetto: “Magari gli attivisti della Flottila venissero solo arrestati”

E a Cinque Minuti su Rai Uno, il ministro Crosetto, in serata ha dichiarato: “Do per scontato che, se non succede nulla di più, gli attivisti vengano arrestati: questo mi sembra il minimo. Metterei la firma perché succedesse l’arresto senza alcun altro tipo di conseguenza. Auspico che stasera ci sia qualcosa di positivo nel dialogo tra Israele e la Palestina, grazie anche all’intervento di Trump e non solo. Che si possa conseguire la tregua e quindi cambiare quello che si proponeva di fare la Flotilla”.

Crosetto ha poi aggiunto che “la nave della Marina militare si fermerà”, visto che c’è “una zona che viene considerata un zona di guerra. La presenza di navi militari italiane, turche o spagnole non sarebbe auspicabile in quella zona, sarebbe più dannosa che utile. A me interessa solo che le persone sulle imbarcazioni non abbiano problemi da un punto di vista fisico”. “Sono giorni che le seguiamo non soltanto con la nave Alpino ma cerchiamo di prevenire qualunque tipo di possibilità di incidente ci possa essere”, ha detto Crosetto riferendosi alle imbarcazioni della Flotilla.

Parlamentari Pd su Flotilla: “Al primo alt da Idf ci fermiamo”

Alla nave Alpino che non entrerà nella zona di guerra hanno replicato indirettamente i parlamentari del Partito Democratico che si trovano a bordo delle navi della Flotilla: “Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell’illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali. Ma all’alt di Israele ci fermeremo. Credo che nessuna delle imbarcazioni voglia forzare il blocco, perché si tratta di una missione pacifica e non violenta: queste sono le regole di ingaggio fin dall’inizio. Il blocco è illegale chiedo al governo di attivarsi affinché il blocco venga rimosso”. A dirlo è stato il deputato Arturo Corrato che ha parlato a nome dell’equipaggio della nave Karma, che fa parte della Sumud Flotilla, e su cui sta navigando anche l’eurodeputata dem Annalisa Corrado, la quale ha aggiunto: “Proseguiremo nonostante l’alert della Marina militare italiana e, fin quando saremo in acque internazionali, non ci saranno segnali di stop da parte di altre nazioni come Israele andiamo avanti”.
Guido Crosetto
La Flotilla da mercoledì entrerà nella zona a rischio, che succederà? Israele: “Non sarà usata forza letale” (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Trattative non decollano, l’unica certezza è che Israele non userà la forza letale

Le 42 imbarcazioni umanitarie che hanno deciso di proseguire verso la Striscia prevedono di arrivare giovedì prossimo: un lasso di tempo in cui sarebbe ancora possibile trovare un accordo per deviare la rotta. È per questo che gli incontri della delegazione degli attivisti a Roma si sono moltiplicati nella giornata di ieri, anche attraverso la mediazione con il Vaticano.

Israele ha intanto usato parole durissime contro gli attivisti che intendono arrivare a Gaza per portare aiuti umanitari ed ha bollato l’iniziativa come “una provocazione al servizio di Hamas”. L’unica certezza è che Israele non userà “forza letale”. A dirlo all’ambasciatore italiano in Israele Luca Ferrari è stato il presidente della Repubblica israeliano Isaac Herzog, il quale ha confermato che il suo Paese “impedirà che venga forzato il blocco navale a Gaza”, ma ha anche aggiunto che le forze armate hanno l’ordine di intervenire “senza usare forza letale”.

Per Crosetto i rischi sono “elevatissimi”

Sempre Crosetto, nella giornata di ieri aveva convocato alcuni membri del Global movement to Gaza, capitanati dalla portavoce italiana Maria Elena Delia. Queste le sue parole al termine dell’incontro: “È fondamentale che il vostro impegno non si traduca in atti che non porterebbero ad alcun risultato concreto, ma che al contrario rischierebbero di avere effetti drammatici con rischi elevati ed irrazionali”.

“Qualora la Sumud Flotilla decidesse di intraprendere azioni per forzare un blocco navale si esporrebbe a pericoli elevatissimi e non gestibili, visto che parliamo di barche civili che si pongono l’obiettivo di ‘forzare’ un dispositivo militare”, ha specificato il ministro della Difesa alludendo al rischio di abbordaggio delle forze dell’Idf nel caso le imbarcazioni dovessero trovarsi a fronteggiare il blocco navale. Lo sforzo delle istituzioni, “affinché prevalga il senso di responsabilità”, è massimo, ma al momento non sembrano esserci spiragli per l’apertura di nuovi corridoi umanitari, così come chiedono gli equipaggi della flotta.

“La priorità è aiutare realmente la popolazione di Gaza, attraverso i canali umanitari e diplomatici, tutti già attivi”, ha aggiunto il titolare della Difesa che poco dopo aveva ricevuto la risposta ufficiale della stessa portavoce degli attivisti: “La missione va avanti e continua verso Gaza. Noi navighiamo in acque internazionali nella piena legalità. Questa è la nostra responsabilità”.

Cosa rischiano gli attivisti

Arrestati per aver violato il blocco, infine subito rimpatriati su loro richiesta oppure detenuti per poi essere espulsi. È quanto rischiano da un punto di vista legale gli attivisti della Sumud Flotilla, nel caso in cui dovessero tentare di violare il blocco navale israeliano davanti al mare di Gaza. A indicare i possibili scenari sono proprio i precedenti avvenuti negli ultimi mesi dopo gli altri i tentativi falliti della flotta umanitaria: l’ultimo si verificò nel luglio scorso quando l’equipaggio civile che era a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla – compresi due attivisti italiani e due deputate francesi – fu fermato dalle forze militari israeliane in acque internazionali. Gli attivisti vennero arrestati per aver tentato di violare il blocco della sicurezza marittima israeliana e si trovarono di fronte a due opzioni: firmare una dichiarazione per andare in aeroporto e lasciare subito il Paese, oppure essere arrestati e detenuti, andando poi di fronte a un giudice con rimpatrio forzato in pochi giorni giorni. Un’operazione che risulterebbe indubbiamente più complessa con una Flottiglia composta da una quarantina di barche e oltre 500 persone.

Per quanto riguarda i cittadini italiani in particolare, questi potrebbero essere puniti in Italia per ‘atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra’, secondo l’articolo 244 del codice penale. La norma prevede la reclusione da sei a diciotto anni e, se la guerra avviene, è punibile con l’ergastolo.

L’incognita invece resta la modalità con cui le forze dell’Idf potrebbero abbordare le imbarcazioni e fermare le persone a bordo. In questo caso il più drammatico precedente è del 2010 e riguarda il caso della nave Mavi Marmara, verificatosi nel Mediterraneo in acque internazionali, quando la flottiglia dei pro Pal tentò di forzare il blocco. Cinque delle sei navi furono abbordate con la forza e poste sotto controllo israeliano mentre l’equipaggio della Mavi Marmara subì l’assalto delle forze speciali dell’Idf cercando di difendersi con armi di fortuna. In quello scontro dieci attivisti persero la vita. Fin da allora Israele ha rivendicato il proprio diritto all’utilizzo della forza contro chi tenta di violare lo sbarramento marittimo.

L'articolo La Flotilla da mercoledì entrerà nella zona a rischio, che succederà? Israele: “Non sarà usata forza letale” proviene da Blitz quotidiano.

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