La fragilità, tema dello spettacolo di Julie Ann Anzilotti/CompagniaXE

La Terra non può fare a meno del Cielo, è il titolo del nuovo progetto coreografico di Julie Ann Anzilotti, direttrice della CompagniaXE, debutto andato in scena a Firenze presso il teatro Cantiere Florida in cartellone per Fabbrica Europa, con l’intensa interpretazione di Paola Bedoni, Federico Macchi, Luciano Nuzzolese.
“C’è un tempo…” recita un altro spettacolo della Anzilotti, ed è questo il tempo urgente della fragilità, tema del nuovo lavoro teatrale. Il sentimento duale dell’essere umano, opposto alla forza, solidità, resistenza che nel processo dell’età evolutiva dell’essere umano dovrebbe svilupparsi per una fortificazione dell’IO, anteposto ad un EGO sempre troppo dominante, nel comportamento relazionale tra individui ancor oggi.
Accogliere il sentimento disarmante, poetico, commovente della fragilità, come condizione, qualità ed attitudine, è attualmente più che mai urgente, è una preghiera laica che abbraccia nel profondo la consapevolezza dell’essere, dell’esser-ci per gli altri e con il nostro prossimo. In questo progetto coreografico di teatro danza, l’Anzilotti forte di una carriera ultra trentennale, meticolosamente descritta nella biografia “Una danza di poesia” scritta da Antonio Calbi, è stata presentata in anteprima dello spettacolo da Marinella Guatterini, giornalista ed esperta in analisi critica della danza, direttrice della sezione di alta formazione AFAM in teatro danza presso l’Accademia P.Grassi a Milano.
Nel rigore minimalista della coreografa si coglie l’assunto scenografico, iconografico del linguaggio scenico adottato, con la volontà di promuovere la bellezza interiore della sensibilità umana sulla Terra che non può fare a meno del Cielo, come recita il titolo della rappresentazione. Non solo per una visione stereotipata del contatto con la propria anima e il divino, ma nella equazione che è la divinità stessa a dimorare nell’essere umano, come anche le filosofìe orientali professano, e nel profondo della ricerca che l’autrice Anzilotti,da alcuni anni attinge dalle riflessioni sull’Antico Testamento, di cui un esempio calzante, è un suo spettacolo precedente intitolato Variazioni su Giona. La coreografa analizza, osserva si pone a guida e da ponte con gli stessi danzatori,come demiurgo, lasciando essi stessi partecipare alla composizione coreografica, come è nello stile della cifra stilistica di Anzilotti, sotto l’attenta supervisione dell’assistente Giulia Ciani.
I cromatismi delle luci di Francesco Margarolo e dei costumi di Loretta Mugnai, collaboratrici con Tiziana Draghi per la scena in memore tempo fin dagli anni ‘90 con lo spettacolo Torrenti Infuocati, uno degli ossimori creati da Anzilotti, accolgono i dialoghi, i monologhi e la triade dei passi danzati in scena. Le tinte fredde dei toni verdi e blu, in opposto ai quadri delle tinte calde dei rosso arancio, mettono in evidenza la gioiosità dei sentimenti interpretato da Federico Macchi, in opposizione alla malinconìa di Luciano Nuzzolese, trovando in Paola Bedoni, figura chiave della Compagnia, il ruolo di mover, cursore e trait d’union, attorno a cui la dualità dei sentimenti contrari della fragilità s’incontrano, come direbbe Laban, sulla diagonale degli opposti.
Lo spettatore si trova così ad accogliere la parte più profonda di sé, tra cielo e terra, tra le nuvole che si ispirano al quadro di Nicolas de Stael ed una scala simbolica calata sul finale che ricorda nell’incedere visionario, il libro Viaggio in Paradiso di Mark Twain, trasportato dalle sonorità di Steven Brown, musicista e compositore sodale di Anzilotti. In un’epoca in cui si cerca con l’I.A. intelligenza artificiale di cancellare la memoria storica in tutti i settori, compresa l’Arte e l’atto creAttivo, le nuove generazioni hanno il diritto e bisogno di accogliere le proprie fragilità, per contrastare l’ansia, intesa come tratto distintivo positivo della personalità e non come difetto che può sfociare inevitabilmente in atti di bullismo e peggio ancora in femminicidi sempre più frequenti. Del resto la bestialità è soltanto umana proprio perchè abbiamo la”ratio”e resta a noi esseri umani rivolgere e trasformare le nostre azioni in atti positivi, rispetto al degrado ed alla disumanizzazione descritta da T.Szasz in cui attualmente siamo circondati.
coreografia di Julie Ann Anzilotti
con Paola Bedoni, Federico Macchi, Luciano Nuzzolese
musiche J.Adams, S.Brown, E.Stemeseder
scena Tiziana Draghi
costumi Loretta Mugnai
luci Francesco Margarolo
assistente coreografia Giulia Ciani
consulenza musicale Carla Chiti
suono Jeremy Di Sano
organizzazione Lorenzo Alla
produzione CompagniaXE con il supporto di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di San Casciano in Val di Pesa e il contributo di Fondazione CR Firenze
di Emanuela Cassola
foto di Julie Ann Anzilotti
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