La maxi truffa dei viaggi gratis, milioni scomparsi: sotto inchiesta anche le centraliniste dei call center


Scoperta da poco una maxi truffa che ha colpito centinaia di italiani, sotto inchiesta un gruppo numeroso.
Succede sempre più speso, ormai, che dietro promesse allettanti e languidi sorrisi telefonici si nascondano truffe complesse, capaci di colpire soprattutto le persone più fragili. Le storie di raggiri assumono contorni inquietanti e spesso il pubblico rimane sorpreso dalla rapidità con cui la fiducia può trasformarsi in inganno.
A Padova, Torino e Venezia, secondo quanto emerso, alcune centraliniste e coordinatrici di call center sarebbero state coinvolte in una rete criminale ben strutturata. Le donne, iscritte nel registro degli indagati, sono accusate di associazione a delinquere, truffa aggravata ed estorsione ai danni di centinaia di italiani.
L’incredibile truffa telefonica delle centraliniste
La scoperta della rete criminale è avvenuta nel luglio del 2022, quando una pensionata di Monselice è stata raggirata e ha chiamato i carabinieri. I militari si sono appostati in casa della donna, attendendo l’arrivo di due sospetti, che si sono presentati con depliant e documenti da far firmare.
Al momento esatto sono scattati gli arresti, dando il via a un’indagine più ampia della Guardia di Finanza, coordinata dal sostituto procuratore Benedetto Roberti. Durante le indagini, sono stati messi sotto controllo almeno una decina di smartphone, recuperati dai dispositivi sequestrati ai fermati e sono stati effettuati numerosi pedinamenti.
I due arrestati hanno visto convalidato l’arresto senza misure restrittive, nonostante la difesa ha sostenuto che la consegna degli articoli alla pensionata fosse innocua. L’avvocato Andrea Frank ha ricordato la necessità di analizzare ogni caso singolarmente, sottolineando precedenti assoluzioni in inchieste simili.
Tra i 41 indagati, invece, figurano venditori porta a porta e agenti di commercio, dieci dei quali accusati anche di riciclaggio di denaro. Secondo l’accusa, i pensionati truffati avrebbero versato bonifici e assegni a una delle tante società riconducibili alla banda, tutte a responsabilità limitata semplificata.
Vivaldi, Diamante, Cima Cadini, Moskot, Mecchenzi, Holly Flex e Nemu Group, queste società avrebbero poi trasferito fondi a una cinquantina di aziende, ripulendo il denaro. Attraverso questa rete i membri della banda avrebbero accumulato 3 milioni e 468 mila euro, investendoli in attività commerciali in Spagna e Repubblica Ceca.
Tra gli acquisti effettuati dai truffatori figurano negozi di abbigliamento, auto di lusso come Mercedes e Bmw, case e persino una villa a Jesolo. I beni posseduti in Italia sono stati posti sotto sequestro dal Gip Laura Alcaro su richiesta della Procura, a garanzia delle indagini in corso.
L’operazione mette in luce non solo la complessità delle truffe organizzate e l’efficienza delle Forze dell’Ordine, ma anche la vulnerabilità delle vittime più anziane. Dimostra quanto la fiducia possa essere sfruttata e quanto sia fondamentale la vigilanza delle autorità per tutelare chi rischia di cadere in inganni sofisticati e sistematici.
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