La retromarcia di Lollobrigida sulla legge delle olive

Il ministro Francesco Lollobrigida ha firmato il decreto che rinvia di un anno, al 1° luglio 2026, l’entrata in vigore della norma che imponeva la consegna delle olive ai frantoi entro sei ore. La decisione è arrivata dopo le proteste compatte di agricoltori, frantoiani e commercianti, che avevano denunciato i rischi enormi per la stagione olivicola.
Il Foglio aveva raccontato già il 25 settembre, in un articolo di Luciano Capone, come quella norma — varata insieme al ministro Urso e salutata da Coldiretti come “un passo avanti enorme” — fosse in realtà un provvedimento “pazzo” capace di mettere in crisi l’intera filiera dell’olio d’oliva. Nata per garantire tracciabilità e qualità del prodotto, avrebbe finito per generare costi insostenibili e rigidità logistiche tali da compromettere la raccolta.
Nel comunicato ufficiale, il Masaf ha spiegato che il rinvio è frutto di una “attenta valutazione tecnica” e dell’ascolto delle associazioni agricole. Pur ribadendo i principi alla base della legge 206/2023, il ministero ha riconosciuto che l’applicazione immediata avrebbe comportato “criticità per il sistema logistico”.
È una marcia indietro necessaria, che evita al settore un danno ingiustificato e dimostra come la pressione della filiera e la discussione pubblica possano correggere decisioni sbagliate. Per il governo è una battuta d’arresto, per i produttori un sospiro di sollievo, per il Foglio la conferma di aver visto giusto e di aver anticipato con chiarezza gli effetti distorti di una legge celebrata troppo in fretta.
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