Le polemiche per le sanzioni degli USA a Francesca Albanese

Lug 11, 2025 - 00:30
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Le polemiche per le sanzioni degli USA a Francesca Albanese

lentepubblica.it

Gli Stati Uniti hanno ufficialmente imposto sanzioni contro Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite incaricata di monitorare la situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati. E scoppia il caso, con Amnesty International che denuncia la gravità del fatto.


L’annuncio, giunto per voce del segretario di Stato Marco Rubio, segna un’escalation senza precedenti nei rapporti tra Washington e il sistema delle Nazioni Unite, e rappresenta un chiaro segnale politico rivolto a chi, nel contesto internazionale, solleva critiche nei confronti di Israele e delle sue politiche nei confronti del popolo palestinese.

Le sanzioni degli USA a Francesca Albanese

Le misure punitive, il cui contenuto dettagliato non risulta ancora reso noto, includerebbero il congelamento di eventuali beni negli USA riconducibili alla relatrice, il divieto di ingresso nel Paese e possibili restrizioni nei rapporti con enti o istituzioni che collaborano con lei. Si tratta di una mossa inusuale, se non senza precedenti, nei confronti di un’esperta indipendente delle Nazioni Unite, la cui nomina è stata formalizzata dal Consiglio per i diritti umani dell’ONU proprio per garantire imparzialità e indipendenza nel monitoraggio delle violazioni internazionali.

Nelle dichiarazioni ufficiali, Rubio ha motivato la decisione accusando Albanese di aver condotto una “campagna ostile” finalizzata a esercitare pressioni sulla Corte penale internazionale (CPI) per indagare e, potenzialmente, incriminare leader politici, dirigenti aziendali e militari sia statunitensi che israeliani. Il segretario ha sottolineato che né gli USA né Israele risultano firmatari dello Statuto di Roma — il trattato istitutivo della CPI — e ha quindi definito l’iniziativa della relatrice come una violazione delle prerogative sovrane di entrambi i Paesi.

L’ostilità di Washington verso gli organismi internazionali

La contestazione si inserisce in un contesto più ampio di crescente ostilità da parte di Washington verso gli organismi internazionali percepiti come critici nei confronti delle politiche israeliane. Francesca Albanese, nel suo mandato, ha più volte denunciato apertamente quella che definisce una “sistematica e protratta violazione dei diritti umani” nei Territori palestinesi, sollevando l’attenzione della comunità internazionale su presunti crimini di guerra, trasferimenti forzati di popolazione, demolizioni arbitrarie e, più recentemente, sul coinvolgimento economico di aziende che trarrebbero vantaggio dall’occupazione.

La scelta di sanzionare una figura delle Nazioni Unite, incaricata proprio di monitorare il rispetto del diritto umanitario internazionale, appare per molti osservatori come una misura intimidatoria, volta a scoraggiare ulteriori indagini o denunce. Si tratta di un passo che rischia di mettere a dura prova la già fragile architettura del multilateralismo e di aprire un fronte diplomatico destinato a suscitare ulteriori tensioni tra gli USA e le istituzioni internazionali.

La dura condanna di Amnesty International

La replica della società civile non si è fatta attendere. In prima linea, Amnesty International ha condannato con fermezza la decisione di Washington, definendola un atto ritorsivo e lesivo dei principi del diritto internazionale. “Ci troviamo di fronte a un attacco senza precedenti nei confronti dell’indipendenza e del ruolo stesso dei relatori delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale dell’organizzazione.

Secondo Callamard, le sanzioni giungono in un momento particolarmente delicato: pochi giorni prima, Francesca Albanese aveva diffuso un rapporto che denuncia come numerose aziende internazionali avrebbero tratto vantaggio dall’occupazione israeliana e dal presunto sistema di apartheid e violenze ai danni della popolazione di Gaza. “Il compito di un relatore Onu non è compiacere i governi, ma vigilare sul rispetto dei diritti fondamentali. Le misure annunciate da Washington mirano chiaramente a zittire chi denuncia violazioni sistematiche e chiede giustizia”, ha affermato Callamard.

Il gesto, secondo Amnesty, ricalca la linea già tracciata in passato dall’amministrazione Trump, che aveva colpito anche la Corte penale internazionale nel tentativo di impedire indagini sulle azioni militari israeliane nei territori occupati. “Si tratta di una strategia intimidatoria – ha denunciato Callamard – che punta a mettere a tacere chiunque osi sostenere i diritti del popolo palestinese”.

L’organizzazione per i diritti umani ha quindi lanciato un appello alla comunità internazionale affinché respinga con decisione quella che definisce una “manovra punitiva e vendicativa”.

Amnesty chiede non solo l’immediata revoca delle sanzioni, ma anche un chiaro sostegno alla figura della relatrice Onu da parte del Palazzo di Vetro e degli Stati membri.

È fondamentale – conclude Callamard – che le istituzioni multilaterali e i governi che credono nello stato di diritto agiscano per tutelare l’autonomia e l’integrità del sistema internazionale dei diritti umani. Lasciare sola Francesca Albanese significherebbe legittimare l’uso politico delle sanzioni contro chi indaga su abusi e crimini gravi”.

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