Li pagavano 5 euro all’ora, ovviamente sono migranti africani: arrestati per sfruttamento del lavoro
Costretti a lavorare almeno 10 ore al giorno per 5 euro l’ora nel settore florovivaistico nel messinese. I carabinieri hanno messo agli arresti domiciliari chi li sfruttava. Si tratta di un tunisino di 48 anni e tre titolari di aziende indagati per intermeduazione illecita e sfruttamento del lavoro, violazioni delle disposizioni contro le immigrazioni clandestine.
Il provvedimento cautelare è stato emesso dal gip del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto su richiesta conforme della procura. Dalle indagini emerge che una decina di cittadini tunisini in stato di bisogno sarebbero arrivati in Italia per essere sfruttati in quattro aziende.
Sarebbe stato l’uomo di 48 anni a organizzare il tutto approfittando dello stato di bisogno dei connazionali. L’accusa parla di fittizie richieste di assunzione presentate dagli imprenditori ricevendo in cambio somme di denaro. Ci sarebbe anche la complicità dei titolari di un patronato e di un centro servizi affiliato dove sono state eseguite perquisizioni. In questi casi sono scattate informazioni di garanzia per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sarebbero state istruite le pratiche in cambio di denaro nella consapevolezza dell’irregolarita della documentazione presentata, eludendo il cosiddetto “decreto flussi”.
I lavoratori sarebbero stati impiegati in condizioni di sfruttamento violando i contratti collettivi di lavoro in relazione agli orari, 10 ore al giorno di lavoro anziché 6,40, e alle retribuzioni, 5 euro l’ora, e ai turni di riposo. L’accusa si riferisce pure all’igiene e alla sicurezza dei luoghi di lavoro. “Il quadro che emerge da questa indagine appare pesante mettendo in luce una realtà drammatica e ormai sistemica – dicono il segretario della Cgil di Messi, Pietro Patti, e la segretaria della Flai Pina Isgro – da anni denunciamo lo sfruttamento dei lavoratori immigrati e dei lavoratori italiani nel settore agricolo. È necessario aumentare i controlli ispettivi e lavorare per la piena applicazione delle norme”. Emerge anche che mancano gli anticorpi nella pubblica amministrazione perché chi deve prevenire non arriva mai prima, ma sempre dopo l’intervento dei magistrati.
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