Mollicone: “A Report analfabeti istituzionali”. La replica di Ranucci
Botta e risposta tra Federico Mollicone e Sigfrido Ranucci. Il deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione cultura alla Camera, in un’intervista al Corriere della Sera, ha criticato Report (accusata di fare “giornalismo militante”) e i suoi redattori (definiti “analfabeti istituzionali che non conoscono le leggi e le regole”) e a stretto giro è arrivata la replica del conduttore della trasmissione Rai.
“Mollicone dice che siamo degli analfabeti istituzionali e non conosciamo le leggi? Non è vero. A noi capita più spesso di trovare i politici che non conoscono le leggi che loro stessi hanno scritto. Se noi abbiamo la fedina penale ancora pulita è perché le leggi le conosciamo bene, e come”, ha dichiarato Ranucci, nel corso di una conferenza stampa a Firenze per presentare lo spettacolo “Diario di un trapezista”, tratto dal suo libro “La scelta”, in programma domani a Giunti Odeon.
Ranucci a Mollicone: “Io indipendente”
E sempre in risposta a Federico Mollicone, che ieri ha sostenuto che a Ranucci, iniziando la carriera a Paese Sera, “la disinformatja è rimasta nel sangue”, il conduttore di Report ha aggiunto: “E’ vero, ho cominciato con Paese Sera. Sono orgoglioso di essere stato parte, se pur per poco tempo, di una testata così storica e che più si avvicinava al modello televisivo per le fotografie grandissime con i titoli. A Mollicone dico che quei cinque articoli li ho fatti gratuitamente, non ho mai preso una lira. Il fatto di aver partecipato a delle testate che potevano avere una colorazione non toglie nulla all’indipendenza dell’anima. Indipendenza che io ho. Piuttosto, Mollicone guardi quello che ha combinato nel tentativo di delegittimare le sentenze della magistratura sulla strage di Bologna: ha tentato più volte di dare una chiave di lettura non confermata dalle varie sentenze. E questo la dice lunga sulla indipendenza intellettuale di una persona”.
Le parole di Mollicone contro Report e Ranucci
“Quello di Report è un giornalismo militante che ha provocato infiniti danni, anche economici, alla Rai”, aveva affermato Mollicone nell’intervista al Corriere della Sera. “I componenti della redazione di Report – prosegue – sono ‘analfabeti istituzionali’: non conoscono le leggi, le regole, le prassi, e poi la buttano in caciara con un taglia e cuci. Non è solo irrispettoso della deontologia professionale ma soprattutto è falso. Persino Aldo Grasso li definì, lo scorso anno, ‘servizi spazzatura’”. Quanto alle tensioni sul Garante della Privacy, osserva: “Non sono certo queste ‘inchieste’ faziose che possono screditare un’Autorità indipendente. Tra l’altro, l’unico conflitto d’interessi dimostrato, ad oggi, è quello di Scorza – nominato in quota Cinque Stelle – che era consulente legale di Meta. Forse è lui che dovrebbe dimettersi, ma non per i motivi che ha dichiarato. Nei sistemi democratici lo scioglimento di queste istituzioni non compete alla politica e quindi – conclude – non sarà certo FdI a difendere una gestione targata e votata da Pd e M5S”.
Garante Privacy, Ranucci: “Meloni non può dire che non è roba sua”
Ranucci, durante la conferenza stampa, ha commentato anche il caso scoppiato attorno al Garante della Privacy, dopo un’inchiesta proprio di Report. “Mi ha colpito, ieri, la dichiarazione della premier Meloni quando ha detto che l’authority non è roba sua, come se non fosse parte importante e integrante del funzionamento di un’autorità che dovrebbe garantire la protezione dei cittadini, dei loro dati e dovrebbe far funzionare la macchina democratica. La premier non può dire che quella roba non gli interessa, che non è cosa sua, anche perché ci sono dentro dei membri eletti direttamente dal partito e anche dalla Lega”, ha affermato il giornalista e conduttore di Report. Ranucci definisce la vicenda dell’authority e del Garante della privacy “una delle pagine più brutte della democrazia degli ultimi anni”.
Poi il conduttore di Report aggiunge: “Non è vero che abbiamo fatto questa inchiesta in seguito alla sentenza, anche perché di sentenze della magistratura ne abbiamo avute tante, e se fosse questa la logica avremmo dovuto fare la guerra contro tutti. No, erano due anni che stavamo dietro al Garante e lo dimostra la mole della documentazione che abbiamo prodotto”. Per Ranucci la politica dovrebbe decidere sulla base di quello che è stato visto “che non è frutto di un furto o di un’appropriazione indebita, ma di informazioni che ci sono state date dentro quell’ufficio, e se in quell’ufficio ci sono dei dipendenti che non ne potevano più di quell’andazzo vergognoso, ci sarà un motivo”, e che prenda coscienza “di aver scoperto di aver creato un mostro, perché in questo momento non è in grado neppure di mandarli a casa, di licenziarli: paradossalmente c’è l’imputazione di impeachment per il presidente della Repubblica, ma chi fa gli impicci in un’autorità garante non si riesce a mandarlo via per legge”.
Ranucci: “Magari torneremo ancora sul Garante”
“Io continuo a fare le puntate, magari torneremo ancora sul Garante. Domenica prossima abbiamo una puntata molto delicata che riguarderà un caso di traffico di armi nel Veneto ma che porta fino in Toscana”, ha detto ancora Sigfrido Ranucci.
Ranucci: “Solidarietà dopo attentato? Anche tanta ipocrisia”
Tanta ipocrisia. E’ quanto ha riscontrato il giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, tra gli attestati di solidarietà ricevuti dopo la bomba che ha distrutto la sua auto e quella di sua figlia “La solidarietà – ha spiegato Ranucci oggi a Firenze, nel corso di una conferenza stampa – l’abbiamo misurata nella commissione di vigilanza. Era stata convocata per la prima volta dopo un anno per manifestare solidarietà nei miei confronti ed è diventata l’ennesima commissione di vigilanza dove mi si accusava di non fare correttamente il mio lavoro. Ma va bene così, io ho detto sempre ‘piuttosto che l’ipocrisia, piuttosto che vestirsi di false trasparenze è meglio apparire nudi’”.
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