Monti Sibillini: valli, sentieri e panorami tra silenzio, nebbia e mistero

C’è un momento, appena dopo l’alba, in cui i Monti Sibillini sembrano sospesi tra il mondo reale e quello delle leggende. La luce è tenue, filtrata da veli di nebbia che scivolano lenti sopra le chiome degli alberi e sui grandi prati che si aprono sulle vette, accarezzandone i fianchi come mani invisibili.
Sembra un luogo quasi fuori dal tempo, in cui il silenzio la fa da padrone e la natura pare un organismo primordiale che vive e respira incurante delle creature viventi che la popolano.
Questa aura esoterica e misteriosa è la caratteristica fondamentale dei Sibillini, quella catena montuosa che si estende tra Marche e Umbria, cuore verde dell’Italia centrale. Prendono il nome dalla leggendaria Sibilla Appenninica, una mitologica indovina che, pare, viveva in una grotta incastonata tra le vette dell’odierno Monte Sibilla, non lontano da Norcia.
Attorno a questa figura sono fiorite, nel corso dei secoli, storie e racconti di cavalieri, sortilegi e portali verso mondi nascosti, come nel libello Le Paradis de la reine Sibylle, racconto del 1420 di Antoine de la Sale, uomo d’arme e scrittore francese, che visitò l’Italia meridionale al seguito di re Luigi III d’Angiò e raccontò delle leggende e dei miti attorno alla profeta e alla sua dimora montana.

Questa atmosfera colpisce ancora oggi, se si visita questa terra durante l’autunno. C’è un senso tangibile di quiete e mistero. A settembre inoltrato o all’inizio di ottobre, nel tempo dei primi freddi, quando la nebbia comincia a velare i pendii, l’intera catena montuosa si trasforma. I colori dell’autunno tingono le chiome dei boschi: oro, rame, giallo e bruno vanno a fondersi con le tinte lattiginose della sottile nebbia autunnale, creando un paesaggio che sembra uscito da un sogno.
Escursioni d’autunno sui Monti Sibillini
Il suono dei passi sul terreno umido, lo scricchiolio delle foglie secche sotto gli scarponi, il fruscio del vento: tutto contribuisce a creare un’atmosfera particolare quando si sceglie di affrontare un’escursione autunnale sui Monti Sibillini.
Partire di prima mattina è una buona abitudine che può regalare delle emozioni in più. I sentieri, ancora umidi di rugiada, sono quasi deserti. Dal Pian Grande di Castelluccio, il grande altopiano rinomato per i suoi colori durante la fioritura estiva, si innalza ora una nebbia sottile che qui non è un ostacolo, quanto un elemento cruciale della scena. Se ne ha un esempio quando si guarda al Monte Vettore, il più alto dei Sibillini, a 2476 metri: lo si intravede a sprazzi tra le nuvole e la nebbia, come una creatura silenziosa che riposa.
Lago di Pilato
In questo senso, uno dei sentieri più evocativi è quello che conduce al Lago di Pilato, piccolissimo specchio d’acqua alimentato dai ghiacciai che prende il nome da una leggenda, secondo la quale vi sarebbero state gettate le ceneri di Ponzio Pilato.
Si trova a 1941 metri di altitudine e ha la particolarità di espandersi, restringersi e certe volte anche scomparire a seconda della stagione, proprio perché alimentato solamente dalle acque che provengono dai ghiacciai circostanti. È circondato dal Monte Vettore, dalla Cima del Redentore, dalla Cima del Lago e dal Pizzo del Diavolo, le vette più alte dei Sibillini, tutte ben oltre quota 2000.

Incredibilmente, si tratta dell’unico lago naturale delle Marche. È particolarmente noto perché all’interno dello specchio d’acqua è stata scoperta una specie endemica di un minuscolo crostaceo, il Chirocefalo del Marchesoni, presente solo in questo luogo in tutto il mondo.
Il Lago di Pilato è raggiungibile da due versanti: partendo da Foce, frazione di Montemonaco, piccolo abitato della provincia di Ascoli Piceno, imboccando il sentiero CAI 151 e affrontando l’aspra salita che porta allo specchio d’acqua; oppure da Castelluccio di Norcia, con un percorso più lungo ma con una ascesa più graduale. I due itinerari sono accomunati dal fascino del percorso, che risale pareti scoscese e sentieri che si aprono la strade tra le rocce, mentre gli splendidi paesaggi verso monte e verso valle fanno capolino di quando in quando.
Laghetto di Palazzo Borghese
Il Laghetto di Palazzo Borghese, così chiamato per via dell’omonima e vicina cima dei Monti Sibillini, si trova a 1786 metri: è un piccolo e incontaminato laghetto di montagna che beneficia delle acque che si sciolgono dai ghiacciai circostanti. Diventa visibile in tarda primavera, raggiunge la sua massima dimensione in estate e si conserva nella prima parte dell’autunno.
Raggiungerlo è piuttosto semplice, grazie a una breve escursione di circa sette chilometri che, come nel caso del Lago di Pilato, parte dall’abitato di Foce, vicino a Montemonaco. Il percorso, adatto a tutte le stagioni, non è lungo ma piuttosto impervio, con un salita piuttosto ripida lungo una vecchia mulattiera che costeggia un ruscello chiamato semplicemente il Canale, e con il sentiero contrassegnato da ometti in pietra. Sarà possibile raggiungere il Laghetto di Palazzo Borghese in circa tre ore di cammino.
Un tratto del Cammino delle Terre Mutate
Quattordici tappe e 250 chilometri di percorso uniscono Fabriano, nelle Marche, e L’Aquila, capoluogo abruzzese, in un trekking che si svolge lungo le linee di faglia che negli ultimi venticinque anni hanno profondamente cambiato, stravolto e sconquassato un pezzo d’Italia.
Lo hanno chiamato Cammino delle Terre Mutate, un percorso a tappe nato da una serie di associazioni che, dopo il terremoto del 2009 a L’Aquila, si sono trovate fianco a fianco a solidarizzare e a sostenere la popolazione aquilana attraverso il camminare. Il Cammino è nato nel 2018 e unisce tutti i versanti di quella parte di Italia centrale che negli ultimi 15 anni è stata colpita da terremoti, con lo scopo di riscoprirla e renderla ancora più viva attraverso una fruizione turistica consapevole e solidale, come solo il ritmo dei propri piedi riesce a far apprezzare.

Il percorso tocca due parchi naturali, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, e i borghi più belli lungo l’asse che connette Fabriano e L’Aquila: Matelica, Camerino, Fiastra, Visso, Norcia, Castelluccio, Accumoli, Amatrice. Per chi visita i Sibillini, compiere una tappa o un tratto di essa è un’ottima opzione per abbinare la scoperta della natura durante la stagione autunnale a quella degli abitati più caratteristici del luogo.
Anello dei Piani di Castelluccio
Per chi preferisce il pedalare al camminare, l’Anello dei Piani di Castelluccio rappresenta un percorso imperdibile e spettacolare, immersi nelle meraviglie dei tre Piani di Castelluccio di Norcia: il Pian Grande, il Pian Piccolo e il Piano Perduto.
L’itinerario cicloturistico è lungo poco più di 23 chilometri e non prevede grandissime salite: è quindi alla portata di tutti, anche di coloro che non sono abituati alle attività in bicicletta. Attraversa sentieri dal buono stato di manutenzione, ma che comunque hanno un fondo accidentato, per cui servirà utilizzare o noleggiare delle mountain bikes, con o senza pedalata assistita.
L’Anello dei Piani di Castelluccio è uno dei 14 sentieri ciclabili all’interno del Parco dei Monti Sibillini ed è uno dei più affascinanti: concilia un percorso facile a viste panoramiche di grande impatto in ogni stagione. È ovviamente un itinerario molto gettonato nella tarda primavera, quando i Piani si riempiono delle note fioriture, ma è assolutamente suggestivo anche in autunno, quando la natura cambia tavolozza, la nebbia condisce l’orizzonte e le vette dei Monti Sibillini spuntano tra le occasionali nubi.
I borghi dei Monti Sibillini
Viaggiare nei Sibillini in autunno ha a che fare con il silenzio. Un tratto che si manifesta in particolare nei piccoli borghi come Castelluccio di Norcia, in Umbria, ancora ferito dal terremoto ma indomito nella sua bellezza, o Visso, nelle Marche, con il suo centro storico silenzioso e raccolto.
A Castelluccio appena un centinaio di persone vivono nella cittadina arroccata sulla sommità di un colle, all’ombra del Monte Vettore, prima cima dei Monti Sibillini, e con vista sui già citati Piani di Castelluccio, grandi altopiani a oltre 1300 metri di altitudine, fondo di un antico lago appenninico ora prosciugatosi e noti per i suoi fenomeni carsici. Fosco Maraini, antropologo ed etnografo di grande fama, ebbe a dire che Castelluccio è il luogo in Italia che più somiglia al Tibet.
Visso è uno dei borghi più suggestivi del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, di cui è sede, per via delle sue case in pietra e del centro storico raccolto, con le due belle chiese che caratterizzano la piazza principale. Camminando tra i vicoli, si respira un’aria autentica, fatta di quiete, tradizioni e scorci che sembrano usciti da un’altra epoca. Ottimo punto di partenza per le escursioni, Visso è nel circuito de I Borghi più belli d’Italia.
Simile a Visso, per il suo carattere montano, è Ussita, immerso in un’ampia valle dominata da cime imponenti come il Monte Bove. In autunno è particolarmente suggestivo, poiché circondato da faggete che esplodono delle tinte tipiche della stagione, quando i sentieri nei dintorni si fanno ancora più suggestivi, tra silenzi profondi e scorci mozzafiato.

Per chi ama panorami più aperti, il consiglio è di visitare Fiastra, affacciata sull’omonimo lago. Lo specchio d’acqua turchese è racchiuso tra colline dove il colpo d’occhio è davvero formidabile. Le escursioni verso le Lame Rosse, rari pinnacoli di tufo dove non cresce la vegetazione, o lungo il sentiero che costeggia tutto il lago offrono panorami davvero mozzafiato, in particolare quando la luce dorata del tardo pomeriggio bacia lo specchio d’acqua e i colli circostanti.
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