Monumenti Aperti 2025: sei città protagoniste del 25-26 ottobre

Ottobre 26, 2025 - 11:30
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Monumenti Aperti 2025: sei città protagoniste del 25-26 ottobre

Monumenti Aperti” è l’appuntamento che dal 1997 invita residenti e turisti a scoprire i luoghi della memoria collettiva d’Italia, e li esorta a varcare soglie spesso chiuse e a riascoltare le voci del passato.

L’edizione 2025, che prosegue fino al 9 novembre coinvolgendo 87 Comuni in 19 regioni, entra nel vivo anche nel fine settimana del 25 e 26 ottobre: sei nuove tappe si aggiungono alla grande mappa culturale diffusa tra Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Liguria, Marche e Sardegna.

In ogni luogo, migliaia di volontari e studenti diventeranno narratori per accompagnare i visitatori in un viaggio tra storia, arte e memoria viva.

Vado Ligure

In provincia di Savona, Vado Ligure apre le porte del suo patrimonio artistico con un percorso che unisce memoria civica e arte scultorea. Nei giardini pubblici lungo la via Aurelia spicca il Monumento ai Caduti, un’opera che segna una tappa fondamentale nella carriera di Arturo Martini. Realizzato nel 1923, rappresenta la prima grande commissione pubblica dello scultore, capace di trasformare la pietra in un linguaggio di dolore e rinascita.

Il legame di Vado con Martini è profondo e riaffiora anche nel “Pegaso Caduto”, monumento che porta la firma di Roberto Bertagnin, genero e allievo del maestro. L’opera nasce dal bozzetto originale ideato da Martini nel 1941 per commemorare l’aviatore Arturo Ferrarin: un cavallo alato che non simboleggia solo la caduta, ma il desiderio umano di spingersi oltre i propri limiti. Nel 1965 fu la città di Vado Ligure a credere nel progetto, commissionando a Bertagnin il completamento dell’opera, che divenne così un tributo non solo all’aviatore, ma anche al genio artistico del suo creatore.

Nella settecentesca Villa Groppallo, oggi sede del Museo Civico, sono conservati i gessi originali delle figure allegoriche che decorano il Monumento ai Caduti, insieme a opere come Il Cieco e Il Benefattore, dedicate alla vita e alla solidarietà della comunità vadese. Le sale del museo custodiscono anche reperti di epoca romana, provenienti dall’antica Vada Sabatia, a testimonianza della lunga continuità storica del territorio.

Volano

Nel cuore del Trentino, a pochi chilometri da Rovereto, Volano rivela una delle sue gemme più preziose: la Chiesa di San Rocco. Consacrata nel 1502, fu realizzata in segno di gratitudine e speranza verso il santo protettore, invocato contro la peste.

All’interno, un ciclo di affreschi trasforma le pareti in un racconto per immagini, destinato a un popolo che imparava “leggendo” con gli occhi. Ogni figura, ogni gesto dipinto rappresenta un frammento di fede e di quotidianità, un linguaggio visivo che ancora oggi parla al visitatore. La chiesa di San Rocco è la testimonianza di come, anche nei centri più piccoli, l’arte sacra sia stata capace di unire la comunità in un dialogo tra bellezza e speranza.

Trieste

Vista aerea panoramica del Faro di Trieste e della città
iStock
Splendida vista aerea panoramica del Faro di Trieste e della città

A Trieste, il racconto di “Monumenti Aperti” attraversa le architetture del Novecento e approda alla Casa del Lavoratore Portuale, edificio costruito tra il 1938 e il 1942 sull’area dove un tempo sorgeva la vecchia pescheria cittadina. La struttura, emblema dell’architettura razionalista, riflette la volontà dell’epoca di ridisegnare l’urbanistica del fronte mare, trasformando le Rive in un nuovo volto moderno della città.

Oggi, quello che un tempo era un luogo di rappresentanza corporativa è diventato uno spazio dedicato alla cultura contemporanea: la Casa del Cinema di Trieste e il Teatro Miela ne occupano gli ambienti e restituiscono all’edificio la sua vocazione di luogo d’incontro e creatività. È un esempio emblematico di come la memoria architettonica possa essere rigenerata senza perdere la propria identità, trovando nel linguaggio del cinema e del teatro nuove forme di espressione.

Montefano

Tra le colline marchigiane, Montefano apre i suoi spazi alla curiosità con due luoghi che raccontano storie di passione e rinascita. Il Ciclo Museo, inaugurato nel 2024, raccoglie circa cento biciclette d’epoca e gli strumenti dei mestieri che un tempo le accompagnavano: il medico che percorreva chilometri per raggiungere i pazienti, il barbiere itinerante, il lattaio con il suo carretto.

A pochi passi, il Teatro “La Rondinella” si presenta come un perfetto esempio di “teatro bomboniera”, tipico dei piccoli centri marchigiani, nato alla fine del Settecento per soddisfare l’interesse crescente dei cittadini per il melodramma e la musica. Dopo anni di chiusura, il restauro concluso nel 2004 ha restituito al paese un luogo di incontro e cultura, oggi più vivo che mai grazie alle stagioni teatrali e alle iniziative locali.

In Sardegna: Olbia e Ozieri

La tappa sarda di questo weekend porta il pubblico in due centri dal patrimonio straordinario. A Olbia, il percorso di “Monumenti Aperti” si snoda tra archeologia, architettura e memoria urbana. Dalla Basilica romanica di San Simplicio all’antico Acquedotto “Sa Rughittola”, dalle mura puniche al Foro Romano, ogni tappa racconta un pezzo della storia millenaria della città. Il Museo Archeologico e la Biblioteca Civica Simpliciana diventano mete di approfondimento e partecipazione, mentre nel centro storico (tra le “Carreras Bezzas”) la città contemporanea incontra quella antica.

A Ozieri, invece, la manifestazione assume i toni di un vero e proprio itinerario culturale diffuso. Le visite guidate conducono alla scoperta delle Carceri Borgia, oggi spazio espositivo, e del ricco patrimonio religioso con le chiese di San Sebastiano, San Francesco, Nostra Signora del Rosario e Santi Cosma e Damiano.

I musei civici e diocesani propongono un viaggio tra arte sacra, archeologia e cultura materiale, mentre le grotte del Carmelo, di San Michele e di Mara raccontano una preistoria ancora viva. In un simile contesto, il Museo del Cavallo e quello dell’Arte Molitoria rievocano saperi e tradizioni che fanno parte dell’anima più autentica del Logudoro.

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