Carceri sempre più blindate: sulle attività esterne decide il Dap
In un momento in cui le carceri sono sempre più sovraffollate e i suicidi non si fermano, arriva una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria a sfiancare lo spirito di chi vive e lavora dietro le sbarre.
Datata 21 ottobre e firmata da Ernesto Napolillo a capo della Direzione generale dei detenuti e del trattamento va a modificare l’iter “delle richieste di provvedimenti autorizzativi degli eventi di carattere educativo, culturale e ricreativo che si intenda realizzare presso gli istituti penitenziari” prevedendo che “per i soli istituti penitenziari con circuiti a gestione dipartimentale (Alta sicurezza, Collaboratori di giustizia, 41 bis) l’autorizzazione per gli eventi di carattere trattamentale, anche se previsti per i soli detenuti allocati nel medesimo istituto al circuito cd. Media sicurezza, dovrà sempre essere richiesta a questa direzione generale”. Inoltre la richiesta dovrà pervenire “con congruo anticipo” e contenere necessariamente i seguenti dati: dati, spazi utilizzati, durata dell’iniziativa, lista dei detenuti da coinvolgere, elenco dei nomi e dei titoli dei partecipanti della comunità esterna, parere della Direzione. Per le attività rivolte a soli detenuti di Media sicurezza reclusi in carceri dove non ci sono altri circuiti le competenze “rimangono in capo ai provveditorati regionali”.
Spiegato in parole più semplici: fino a prima della circolare, la domanda per portare dall’esterno una attività in carcere andava presentata al direttore dell’istituto penitenziario in cui si sarebbe voluto operare che esprimeva parere sull’istanza e la trasmetteva al magistrato di sorveglianza per l’autorizzazione. Adesso non sarà più così perché a decidere sarà il Dap a Roma. “È la fine della partecipazione della comunità esterna alle iniziative culturali e ricreative promosse (dalla comunità esterna) nelle carceri. Dalle celle chiuse alle carceri chiuse è un attimo. Un balzo all’indietro di più di quarant’anni”: ha commentato Stefano Anastasia, Garante dei diritti dei detenuti del Lazio. Secondo Paola Cervo, magistrato di sorveglianza a Napoli, “dopo la circolare del Dap dell’Alta Sicurezza dello scorso febbraio ne arriva un’altra con la medesima efficacia segregante. Significa chiudere il carcere all’esterno, significa creare ulteriore tensione oltre a quella già presente a causa del sovraffollamento”. Per la giudice “si rischia da un lato di trasformare i nostri istituti di pena in vere e proprie polveriere e dall’altro lato di disincentivare con tutta questa burocrazia chi dall’esterno vuole partecipare al percorso di rieducazione dei detenuti. Senza dimenticare che esiste giurisprudenza di Cassazione e di Corte Costituzionale per cui anche i reclusi al 41 bis vanno rieducati”.
Stigmatizza l’iniziativa anche Giovanni Zaccaro, Segretario della corrente dell’Anm, AreaDg: “È triste e penoso che a 50 anni dalla riforma Gozzini l’amministrazione penitenziaria burocratizzi i tentativi di aprire il carcere all’esterno. Siamo dinanzi ad un pessimo segnale”. Infine per Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza dei Garanti, la circolare “rischia di mettere una pietra tombale sulle iniziative di inclusione sociale negli istituti, in particolare per il circuito di Alta Sicurezza. Tale circolare dà anche una certezza di una scarsa contezza reale dei contesti carcerari, trasforma le autorizzazioni della Magistratura di Sorveglianza in orpelli, elementi ancillari. Ci sono iniziative trattamentali di Cooperative, Associazioni, Enti Locali e non si comprende la gestione diretta della Direzione generale degli istituti con i circuiti di Alta Sicurezza. Ma allora i Direttori e i responsabili del PRAP sono semplici amministratori di condominio?” si chiede sarcasticamente Ciambriello.
Intanto l’incontro di presentazione a Torino della proposta di Legge “Sciascia-Tortora” già previsto per ieri presso la Casa Circondariale Lorusso Cutugno si è tenuto invece presso la Fondazione dell’Avvocatura Torinese Fulvio Croce. “Una decisione tardiva e incomprensibile del Provveditorato regionale del Piemonte dell’Amministrazione penitenziaria ha infatti revocato l’autorizzazione che aveva permesso la presentazione della proposta di legge Sciascia-Tortora all’interno del carcere di Torino” hanno spiegato gli organizzatori (Amici di Leonardo Sciascia, Fondazione internazionale per la giustizia Enzo Tortora, ITALIASTATODIDIRITTO, Società della ragione, Unione delle Camere Penali Italiane) che concludono: “Le carceri italiane vivono un momento di crisi profonda, aggravata dal sovraffollamento, che si esprime nella tragedia di numerosissimi suicidi: le occasioni di apertura del carcere alla società civile – come quelle organizzate dalle nostre associazioni – dovrebbero essere considerate momenti preziosi di apertura verso l’esterno di un’istituzione altrimenti drammaticamente chiusa in se stessa. Perché impedire di parlare del carcere nel carcere?”
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




