Buoni pasto più ricchi: dal 2026 soglia esente da tasse fino a 10 euro

Ottobre 25, 2025 - 09:00
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Buoni pasto più ricchi: dal 2026 soglia esente da tasse fino a 10 euro

lentepubblica.it

Il Governo Meloni accelera sulla legge di bilancio 2026 e punta a rafforzare il potere d’acquisto dei lavoratori: ecco cosa cambierà in particolare in materia di buoni pasto e della loro soglia esente da tasse.


Tra le misure inserite nella bozza approvata dal Consiglio dei ministri spicca infatti l’aumento del valore esentasse dei buoni pasto elettronici, che passa dagli attuali 8 a 10 euro al giorno. Un intervento che potrebbe tradursi in un beneficio concreto in busta paga per milioni di dipendenti.

Buoni pasto: dal 2026 soglia esente da tasse fino a 10 euro

La novità è contenuta nell’art. 5 del disegno di legge di bilancio e modifica l’art. 51 del Tuir, sostituendo le parole “8 euro” con “10 euro”. Il limite per i ticket cartacei resta invece fermo a 4 euro.

Se il testo sarà confermato in Parlamento la nuova soglia entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026.

La misura, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Economia, avrà un impatto importante, coinvolgendo circa 3,5 milioni di lavoratori che usufruiscono regolarmente dei buoni pasto elettronici. Considerando una media di 20 buoni al mese, l’aumento di 2 euro per ciascun ticket comporterà un vantaggio netto annuo di circa 440 euro, totalmente esentasse e senza contributi previdenziali. In termini pratici, il tetto complessivo dei buoni non tassati salirà così da 1.760 a 2.200 euro l’anno.

Il provvedimento non si limita a sostenere il reddito dei lavoratori: secondo uno studio condotto da Teha Group ed Edenred Italia, l’effetto complessivo per l’economia sarà positivo anche per le casse pubbliche. A fronte di un minor gettito fiscale stimato tra 75 e 90 milioni di euro, l’aumento dei consumi generato dai buoni pasto più alti potrebbe portare a un incremento dell’Iva compreso tra 170 e 200 milioni, con un saldo netto a beneficio dell’erario che oscilla tra i 95 e i 110 milioni di euro.

Una materia tutt’altro che marginale

Il settore dei buoni pasto, spesso percepito come un aspetto marginale nell’ambito del welfare aziendale, rappresenta in realtà un comparto strategico dell’economia nazionale. Secondo un’indagine della SDA Bocconi, il sistema dei ticket vale circa lo 0,75% del Pil italiano e sostiene oltre 220mila posti di lavoro, tra occupazione diretta e indotto.

L’innalzamento della soglia arriva pochi mesi dopo la misura, introdotta lo scorso settembre, per cui le commissioni applicate alle aziende per l’utilizzo dei ticket, cartacei o digitali, non possono superare il 5% del valore nominale. Un limite che, secondo le associazioni di categoria, favorirà una maggiore accettazione dei buoni da parte di bar, ristoranti e supermercati.

La volontà del Governo, dunque, è quella di sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori. L’aumento dei buoni pasto interviene proprio con lo scopo di ridurre il crescente divario tra il valore nominale del ticket e il costo reale di un pasto fuori dalle mura domestiche, aumentato sensibilmente a causa dell’inflazione.

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