Gin “Made in Varese”: la nuova avventura artigianale di Francesco Mattai

Francesco Mattai appartiene a una famiglia che da oltre un secolo lega il proprio nome al settore tessile. Una storia che risale al 1885, anno in cui il bisnonno fondò l’azienda di rappresentanza, fino ai giorni nostri, quattro generazioni hanno attraversato trasformazioni profonde del settore, adattandosi a un contesto industriale che nell’era della globalizzazione continua a evolvere.
Oggi Mattai porta avanti l’attività di famiglia, dedicandosi alla commercializzazione di macchine tessili e di prodotti speciali per la lavorazione dei tessuti. Una scelta che testimonia la capacità di reinventarsi in una provincia, quella di Varese, dove molta della produzione tradizionale è ormai scomparsa.
Il legame con il mondo tessile rimane molto forte, ma da tempo questo imprenditore desiderava avviare qualcosa di personale, svincolato dal passato e contraddistinto da un proprio marchio. L’occasione è arrivata per caso, grazie a un regalo: una degustazione di gin in una distilleria di Varese.
L’esperienza lo ha affascinato al punto da chiedere se fosse possibile creare un distillato completamente personalizzato. Ricevuta risposta positiva, ha deciso di mettersi alla prova, senza abbandonare il lavoro principale ma guidato dalla curiosità e dalla voglia di costruire un prodotto autentico.
La prima botanica selezionata è stata l’artemisia, pianta dal sapore amarognolo e dalle proprietà benefiche, cui ha aggiunto il pepe rosa. Ne è nato un gin concepito inizialmente come dono natalizio per amici e clienti. Il logo, una “M” stilizzata racchiusa in un esagono, è stato ideato in famiglia e poi registrato ufficialmente. Quello che doveva essere un semplice omaggio aziendale ha presto attirato l’interesse di molti: amici, vicini e conoscenti hanno cominciato a chiedere di acquistarlo, dando il via a una piccola ma crescente domanda.
Non disponendo di una società dedicata alla vendita di alcolici, Mattai ha scelto di collaborare direttamente con la distilleria produttrice, ricevendo provvigioni e gestendo le forniture in modo artigianale. Da quella prima bottiglia sono nate due ulteriori varianti: una che abbina artemisia e moringa, una pianta proveniente dall’India grazie a un amico, e un’altra che unisce artemisia e linfa di betulla.
Ogni etichetta porta con sé una dedica personale. Il primo gin è un tributo a un cugino scomparso, il secondo a un amico, il terzo ai suoi figli.
I nomi evocano valori come gratitudine, amicizia e amore, elementi che riflettono la dimensione intima e affettiva del progetto. La diffusione del gin è avvenuta principalmente attraverso passaparola e relazioni dirette. Alcuni locali e negozi di Varese hanno iniziato a proporlo ai propri clienti. C’è invece chi lo ha affiancato a magliette e felpe con il marchio, mentre un nuovo locale cittadino gli ha dedicato intere serate a tema. Persino un barber shop di Gallarate lo offre durante eventi speciali. «È nato come regalo – racconta Mattai – poi ho visto che c’era interesse e ho cominciato a venderlo poco a poco, senza fretta, cercando di costruire un’identità precisa».
Oltre alla qualità delle botaniche, il gin si distingue per la filosofia che lo anima. Viene presentato come un distillato «diverso, per momenti speciali», pensato per un consumo consapevole, lontano dagli eccessi.
Mattai pone grande attenzione all’aspetto salutistico delle piante utilizzate e promuove un approccio etico, collaborando con giovani distillatori del territorio e tutelando le ricette attraverso accordi di riservatezza. La scelta di puntare sull’artemisia e su essenze poco comuni risponde al desiderio di distinguersi in un mercato oggi affollato. Sebbene il gin sia al centro di una moda, Mattai non lo considera un progetto “di tendenza”. «È capitato quasi per caso” – spiega – “volevo solo creare qualcosa di mio, senza inseguire gli aromi agrumati che vanno per la maggiore».
Oggi il marchio mantiene una dimensione artigianale, con una distribuzione limitata ma in costante crescita. Il prossimo passo sarà aprire una partita Iva dedicata e ampliare la produzione, sempre nel rispetto della qualità e del legame con il territorio varesino. Così, da un’idea nata per caso, un dono di Natale si è trasformato in un piccolo laboratorio d’identità, dove tradizione familiare e passione personale si incontrano in un bicchiere di gin.
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