Morte a Spotify, nasce il movimento per liberare la musica dalle piattaforme
Questo mese la libreria di Bathers, in Oakland, California è stata animata da una serie di eventi dall'evocativo titolo "Death 2 Spotify". L'iniziativa, a cui partecipano collettivi di DJ, speaker radiofonici, proprietari di etichette discografiche indipendenti, ha avuto un ampio seguito. Ogni serata ha registrato il sold out, mentre crescono le adesioni da oltreoceano: gli organizzatori spiegano di aver ricevute richieste da Barcellona e perfino dall'India per creare eventi simili.
Insomma, è nato un movimento che guarda con ostilità al modello economico imposto dalle piattaforme streaming come Spotify e si chiede come liberare la musica dai meccanismi e dalle logiche economiche che, a loro giudizio, “svuotano di senso” la creatività.
RIPENSARE IL MODELLO
A promuovere gli incontri di Oakland sono state Stephanie Dukich e Manasa Karthikeyan, due appassionate di suono e media digitali. Spotify è ormai intrecciato con il modo in cui ascoltiamo musica,” spiega Dukich. “Abbiamo voluto creare uno spazio per chiederci cosa significa davvero togliere le nostre canzoni da lì.” Il messaggio è chiaro: meno algoritmi, più consapevolezza.
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