Murato vivo nella sua cella di carta stagnola, Nicola non esce da 3 anni: “Non ha luce né ossigeno sufficiente”

A 73 anni vive auto-murato nella sua cella ricoperta in ogni angolo – finestra e esterno della porta blindata compresi – da carta stagnola sigillata alle pareti con la colla. Per rivestire la porta dall’esterno ha pagato alcuni altri detenuti. Siamo nel braccio C, sezione 6 del carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Il protagonista si chiama Nicola ed è originario della Calabria. È finito dentro per reati sessuali e da 3 anni rifiuta di lasciare la cella. Da quando, dopo una crisi psichiatrica, è stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio (Tso).
La sua storia è stata resa nota da Filippo Blengino, segretario dei Radicali italiani, che ha visitato il carcere delle Vallette insieme ad una delegazione composta da esponenti di +Europa, di Azione e Associazione Aglietta. Blengino ha fatto sapere di aver segnalato la situazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al capo del Dap Stefano De Michele e al Garante dei detenuti di Torino. E ha definito la condizione di Nicola “indegna, disumana e degradante, così come è disumano e degradante che lo Stato lo abbia abbandonato a questa sorte”. “Non ha luce, né ossigeno sufficiente, è come murato vivo”, denuncia. Blengino ha aggiunto che “chi ha responsabilità istituzionali” deve intervenire “immediatamente” per porre fine “a una condizione che, in anni di visite nelle carceri italiane, non abbiamo mai visto”. Perché, continua il segretario dei Radicali, “l’evidente stato psichiatrico” del detenuto è “del tutto incompatibile con la detenzione”. “Lo tengono in questo stato nonostante i problemi psichiatrici perché non saprebbero dove altro metterlo. Di fatto il carcere è diventato un nuovo manicomio criminale”.
Gli operatori del carcere hanno reso noto che Nicola soffre di numerose fobie, tra cui quella della polvere, e manifesta sintomi simili al disturbo ossessivo-compulsivo: sarebbe arrivato a lavare i pomodori col sapone dei piatti perché non si fidava che fossero puliti. Blengino dice che dalla sua cella “proviene un odore nauseabondo”: l’uomo d’altronde non ha accesso alla doccia, l’unico piccolissimo spiraglio è quello della porta blindata, lasciato aperto per farlo uscire in corridoio. Ma lui non lo fa mai.
La ormai ex garante dei detenuti di Torino Monica Gallo ha fatto sapere di aver segnalato la situazione al garante nazionale e alla direzione del carcere, chiedendo di spostare Nicola in un altro penitenziario “per capire se poteva comportarsi in maniera differente, ma non è successo nulla”. “Questo suo isolamento – spiega Gallo – è dovuto a un’ossessione per contagi da microbi o virus”. Anche il segretario di +Europa Riccardo Magi ha annunciato un’interrogazione a Nordio sulla vicenda: “Un uomo murato vivo non è un problema del carcere: è uno scandalo per la Repubblica”. Secondo Magi, il caso “getta una luce sull’intera modalità di gestione delle persone affette da situazioni di vulnerabilità psichiatrica” e mostra come “gli istituti di pena siano mutati progressivamente da strutture volte alla rieducazione e l’inserimento sociale dei detenuti a vere e proprie discariche sociali”.
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