Neofiti, piccoli germogli nella Chiesa
Una catecumena riceve il Battesimo (Agenzia Fotogramma)Dal 2020 a oggi sono circa 500 le persone, giovani e adulti, che hanno intrapreso un cammino di catecumenato che li ha portati a diventare cristiani con una scelta molto consapevole e matura. È per loro e con loro che domenica 16 novembre, a partire dalle 15.30, nella Basilica di Sant’Ambrogio l’arcivescovo Mario Delpini celebrerà il Giubileo dei neofiti.
I neofiti, persone battezzate da poco (nella Pasqua 2025 erano 90), «sono come piccoli germogli appena nati – spiega don Matteo Dal Santo, responsabile del Servizio diocesano per la catechesi -. Da adulti o da giovani hanno vissuto per due anni il cammino di catecumenato e adesso sono pienamente cristiani. Vengono chiamati neofiti perché sono nuovi per la comunità cristiana e perché sono coloro che muovono i primi passi della vita cristiana avendo ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana».
Perché un Giubileo riservato a loro?
Per continuare ad accompagnarli. L’idea di questa convocazione dopo i sacramenti è un modo per dire: il cammino continua, la Chiesa continua a prendersi cura di te, soprattutto nei primi passi. Abbiamo scelto per questo momento un luogo significativo, perché sant’Ambrogio stesso è stato catecumeno e ha seguito in modo particolare i catecumeni, al punto che la catechesi – subito dopo i sacramenti dell’iniziazione cristiana – veniva fatta direttamente da lui. Queste catechesi venivano svolte proprio nella settimana successiva alla Pasqua per tutti i neofiti, noi invece abbiamo scelto alcuni testi di sant’Agostino che ne Le Confessioni racconta la sua storia. L’intento è di offrire ai nostri neofiti l’occasione di ritornare ancora alla storia che li ha portati fino a diventare cristiani, per rileggerla e per fare memoria del battesimo ricevuto. La celebrazione giubilare comprende l’ascolto della Parola e la professione di fede.
Chi sono i neofiti di oggi?
Rileggendo i dati degli ultimi anni, possiamo dire che i neofiti stanno aumentando numericamente, stanno diventando sempre più giovani, quasi la metà ha meno di 30 anni e quasi per la metà sono italiani, quindi persone nate in Italia. La situazione sta cambiando perché, fino ad alcuni anni fa, i catecumeni erano per lo più migranti che venivano ad abitare nel nostro Paese e qui incontravano il cristianesimo. Il fenomeno interessante è che oggi soprattutto i giovani chiedono di diventare cristiani perché non hanno vissuto l’esperienza della catechesi, non hanno conosciuto il cristianesimo perché provenienti da famiglie di religioni diverse, oppure perché era stato detto loro di decidere quando sarebbero stati più grandi.
Alla celebrazione giubilare sono invitati anche i padrini, le madrine, i familiari, gli accompagnatori…
Infatti, perché l’idea è di tenere vivi i legami con le persone significative. Gli accompagnatori sono di fatto i catechisti – diciamo così – che li hanno accompagnati durante il cammino di due anni di catecumenato e quindi hanno creato una relazione intensa con i catecumeni, ora neofiti. La figura del padrino e della madrina ha questa funzione. Vengono scelti di solito con grande consapevolezza dai giovani e dagli adulti, spesso si tratta di persone della comunità cristiana e la sfida è quella di creare legami all’interno di essa perché questo è il modo migliore per poter essere sostenuti e incoraggiati nel continuare il proprio cammino di fede. Se questo è vero per noi, che siamo battezzati fin da piccoli, a maggior ragione lo è per chi è battezzato da poco.
Gli accompagnatori-catechisti sono laici?
Chi accompagna il catecumeno è il parroco, ma noi chiediamo sempre di individuare persone laiche, a volte sono anche religiose, religiosi o diaconi permanenti, che lo aiutino a entrare nel vissuto della comunità cristiana. Accanto a questo cammino personalizzato, ci sono anche momenti più comunitari a livello di Zona pastorale, per esempio ritiri spirituali o incontri che permettono ai catecumeni di ritrovarsi tra di loro.
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