Nessuno parla più di Bibbiano: tutta la storia dello scandalo che ha sconvolto l’Italia, dai mostri immaginari alla gogna reale

Novembre 9, 2025 - 20:00
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Nessuno parla più di Bibbiano: tutta la storia dello scandalo che ha sconvolto l’Italia, dai mostri immaginari alla gogna reale

“Demoni & Angeli: Storia vera e completa del Caso Bibbiano” (Collana BeHopeBooks, pagine 284, euro 18.90, disponibile su Amazon) è il libro-inchiesta della giornalista Simona Musco che ricostruisce tutte le fasi della vicenda Bibbiano, dallo scoppio dello scandalo, dove tutti i coinvolti furono additati come mostri, fino alla sentenza di primo grado del rito ordinario e di quella definiva dell’abbreviato per Claudio Foti, dove quegli stessi mostri sono stati assolti.

Simona Musco, caporedattrice del quotidiano Il Dubbio, non tralascia nulla e, attraverso una rigorosa ricostruzione dell’indagine, del processo e della campagna politica e mediatica di quei drammatici giorni, consente al lettore di conoscere in profondità, e senza omissioni, la vicenda giudiziaria che sconvolse l’Italia. Com’è noto il cosiddetto “caso Bibbiano” sul presunto sistema di affidi illeciti nella Val d’Enza, nel Reggiano, venne alla ribalta nel 2019. Funzionari pubblici, assistenti sociali, medici e psicologi erano tutti gravitanti attorno ai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, un consorzio di sette comuni nel Reggiano. Secondo l’accusa avevano manipolato le testimonianze dei bambini e cercato sistematicamente di sottrarre i piccoli a famiglie in difficoltà per affidarli, in cambio di soldi, ad amici o conoscenti. Tutto falso. Eppure quella indagine scosse l’opinione pubblica e si trasformò in una vicenda con notevoli risvolti nel dibattito politico. A farne le spese, tra gli altri, fu l’allora sindaco del Pd di Bibbiano Andrea Carletti messo ai domiciliari e poi prosciolto.

L’inchiesta “Angeli e demoni” della Procura di Reggio Emilia diventò quindi uno dei temi principali di contesa nella campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna, con leader politici che si alternarono a fare comizi nel piccolo centro della bassa emiliana e indossarono magliette a tema in Parlamento, con polemiche a non finire, strumentalizzazioni e scambio di querele. Giorgia Meloni e Matteo Salvini andarono a Bibbiano accusando esplicitamente i dem per le responsabilità dei fatti. Luigi Di Maio tuonò: “Mai col partito di Bibbiano”. Non hanno chiesto mai scusa per quell’errore. Durante una aggressiva campagna di stampa immediatamente colpevolista, fatta eccezione per l’autrice del libro, vennero diffusi dettagli relativi alle presunte pratiche ideate allo scopo di creare prove da utilizzare poi contro i genitori naturali: l’uso di una “macchinetta della verità” a impulsi elettromagnetici per indurre nei piccoli falsi ricordi, i disegni modificati a sfondo sessuale.

Tutto falso. “Per mesi additata come strumento diabolico – scrive Musco – aggeggio da laboratorio distopico, tortura travestita da terapia. Si disse che instillasse nei bambini immagini di abusi mai avvenuti, si parlò, senza remore, di elettroshock. Oggi, in un’aula di tribunale, quel fantasma si dissolve come un’ombra alla luce del giorno. Un testimone della pubblica accusa, Michele Vitiello, perito informatico e forense, la smonta pezzo dopo pezzo. Il verdetto tecnico è semplice, disarmante: quella macchina — il Neurotek — non fa male a nessuno. Non folgora, non ipnotizza, non altera. Vibra, al massimo. E il suo impulso sonoro, anche alla potenza massima, è paragonabile a una canzone ascoltata con le cuffie al cellulare”.

La prefazione del libro è a firma di Luigi Manconi e Marica Fantauzzi per i quali “la stretta corrispondenza tra la spettacolarizzazione del crimine e l’andamento di un processo giudiziario ha causato grandi traumi e altrettanto grandi sofferenze, sia private che collettive. E quando al centro di questa spettacolarizzazione si trovano dei bambini, gli effetti sono incalcolabili e i danni spesso irreparabili”. Il “caso Bibbiano” dimostra infatti tutte le nefaste conseguenze di quel rapporto incestuoso del circo mediatico-giudiziario dove politica per convenienza, (dis)informazione e giustizia manettara si uniscono per creare il Lupo che terrorizza i bambini. E invece, ricorda Musco, “il lupo, a Bibbiano, non è mai esistito. Nonostante i titoli gridati, le foto artefatte e l’immaginario popolare alimentato da una narrazione suggestiva, ciò che è stato descritto come un travestimento da predatore per terrorizzare bambini era, in realtà, un semplice pupazzo. Un giocattolo inoffensivo, comprato all’Ikea. Veniva usato durante le sedute per aiutare i bambini a parlare, a raccontarsi, a riconoscere le proprie emozioni. Niente più”. E questo viene fuori grazie alla prospettiva privilegiata dell’aula di tribunale dove l’autrice è stata per seguire tutto il processo, senza appiattirsi sulle tesi della Procura. Ha voluto conoscere i protagonisti della vicenda e, soprattutto, accedere alla “verità” degli imputati, alla loro umanità e alle loro storie di vita e professionali, spesso calpestate e talvolta distrutte.

Ma il libro è anche il racconto della grande battaglia portata avanti dagli avvocati difensori, talvolta diventati loro malgrado la notizia perché loro stessi accusati, infondatamente dalla Procura, di aver calunniato la pm del caso. Anche qui tutto falso. Il libro dunque si colloca nella migliore tradizione del racconto d’inchiesta. Grazie ad un linguaggio semplice, scorrevole e limpido, l’autrice ci racconta il processo, come tutti i giornalisti di cronaca giudiziaria dovrebbero fare fino al verdetto. È la mattina presto del 9 luglio 2025. Le giudici annunciano l’orario della lettura della sentenza: ore 17.30. “Sei ore dopo l’aula è piena – scrive Musco – Ci sono circa 250 persone in attesa di conoscere il destino dei 14 imputati. E per una volta, il pubblico è lì non per le parti civili, ma per gli imputati. Una grande macchia bianca, il colore scelto per dichiarare da che parte si sta, per rappresentare la convinzione che si tratti di innocenti”.

La Procura di Reggio Emilia aveva chiesto condanne fino a 15 anni per oltre 100 capi di imputazioni ma le uniche pene decise dal tribunale collegiale riguardano tre distinti episodi di falso in atto pubblico e un’accusa di rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale. Per il resto piovono assoluzioni. Gli imputati/innocenti scoppiano in lacrime. “All’uscita delle giudici l’aula si trasforma in un abbraccio collettivo. La pm va via, insieme al procuratore Gaetano Paci. E insieme alla leggenda di Bibbiano”.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia