Non solo stretch. Nuove categorie merceologiche per Chiara Boni La Petite Robe
Il nuovo corso di Chiara Boni La Petite Robe è ufficialmente iniziato. All’interno dello showroom di Milano è stata presentata la collezione autunno/inverno 2025-26, la prima dopo il cambio di proprietà avvenuto lo scorso anno. La famiglia Germanetti, tramite una loro società, ha rilevato il 48% delle quote della designer Chiara Boni e il 2% delle quote di Boris Collardi, prendendo così il controllo totale.
Maurizio Germanetti, ricopre il ruolo di CEO da oltre dieci anni, Monica Belardinelli quello di presidente; le redini stilistiche sono attualmente affidate al team interno a cui si è aggiunta una merchandising commercial manager per prestare maggiore attenzione alle esigenze delle clienti. Oltre ai noti indumenti stretch, da sempre identificativi del marchio made in Italy, la collezione di circa 300 indumenti include per la prima volta altre categorie merceologiche: maglieria, camiceria, cappotti. “Ci sono linee più morbide e tessuti più leggeri come lo chiffon, le camicie sono stretch, in linea con il nostro dna. Per quanto riguarda gli accessori non mancano scarpe, borse e stole in seta e lana/cashmere da abbinare agli abiti”, spiega a Pambianconews Belardinelli, dal 2010 all’interno della label.
Chiara Boni La Petite Robe ha chiuso il 2024 con un fatturato di 20 milioni, in crescita low single digit rispetto all’esercizio precedente. “I primi tre mesi del nuovo anno sono stati molto positivi, abbiamo registrato un incremento delle vendite del 15% grazie anche alle nuove categorie merceologiche, molto apprezzate dai nostri clienti wholesale”, dichiara la manager. Attualmente il marchio conta tre store monomarca (Roma, Milano e Montecarlo) a cui si aggiungerà una nuova boutique italiana nei prossimi mesi, in una località per il momento ancora “top secret”. Per quanto concerne i multibrand, l’etichetta è presente in circa 140 negozi, molti dei quali negli Stati Uniti.

“Storicamente l’America rappresenta il nostro il nostro mercato principale coprendo il 60% del turnover, seguita dall’Italia, con una quota del 15%, Francia, Germania e Middle East. A New York abbiamo il nostro showroom e per anni abbiamo sfilato alla New York fashion week. Per il prossimo settembre prevediamo un evento all’ombra dell’Empire State Building o durante la settimana della moda di Milano. Per il mercato americano produciamo anche capsule ad hoc, ad esempio per il Natale o le vacanze. Siamo presenti nei principali department store, da Saks a Nordstrom passando per Bergdorf Goodman e Bloomingdales. Parallelamente stiamo investendo anche negli specialty store con prodotti esclusivi e nei pop-up”, dichiara Belardinelli.
Oltre agli Usa, Chiara Boni La Petite Robe pensa ad ampliare il proprio raggio d’azione, proprio per questo è stata recentemente introdotto un export manager. Tra le mission c’è la volontà di attrarre consumatrici più giovani e potenziale l’e-commerce che ora vale il 5% del giro d’affari ma potrebbe raggiungere il 15 per cento. “Anche in questo caso gli Stati Uniti si confermano un’area preziosa, lo shopping online lì vale il 60% delle vendite, anche per questo abbiamo recentemente aperto un polo operativo in New Jersey che si occupa proprio della logistica legata agli acquisti in rete”, conclude la presidente.
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