Ponte Stretto, Salvini: “Lo voglio fare, non mi interessano gli scontri”

Novembre 1, 2025 - 12:00
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Ponte Stretto, Salvini: “Lo voglio fare, non mi interessano gli scontri”

Matteo Salvini tira dritto: il Ponte sullo Stretto “lo voglio fare, non mi interessano gli scontri. Ho letto che grandi architetti, associazioni di agricoltori, di camionisti, Confindustria” e altri sono favorevoli. Queste le parole del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti su Rai Radio1 dopo che la Corte dei Conti ha messo un freno al progetto. “Il Ponte non serve a Salvini, unisce cinque milioni di italiani che vivono in Sicilia” all’Italia e all’Europa, ha aggiunto il leader della Lega. 

La decisione della Corte dei Conti

La Corte ha respinto il visto di legittimità sulla delibera CIPESS n°41/2025 relativa al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto tra Sicilia e Calabria. Subito dopo, giovedì, si è tenuta una riunione di emergenza del Consiglio dei ministri che ha raffreddato il clima. “Si è convenuto di attendere la pubblicazione delle motivazioni della delibera adottata ieri dalla Corte dei Conti (attesa entro 30 giorni, ndr). Solo dopo averne esaminato nel dettaglio i contenuti, il governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo, utilizzando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento”, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi. Per il governo, in ogni caso, “rimane fermo l’obiettivo, pienamente condiviso, di procedere con la realizzazione dell’opera“.

Meloni: “Opera strategica, non mi rassegno”

Giorgia Meloni, in serata, si è detta “un po’ incuriosita” di fronte ad alcuni rilievi, ma assicura che il governo risponderà e ribadisce il messaggio: “L’obiettivo è fare il ponte sullo stretto di Messina che è un’opera strategica“. “Non mi rassegno all’idea che non si possa più fare” un ponte “oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli”.

L’esecutivo, viene spiegato, in caso di una nuova mancata registrazione da parte della Corte, attraverso una richiesta del ministro competente, potrebbe decidere di procedere comunque con l’opera attraverso “un visto con riserva” per un superiore interesse nazionale. Questa però, che in un primo momento sembrava essere la soluzione da mettere subito in campo, appare adesso come una extrema ratio, dopo che i tecnici che seguono il dossier hanno paventato alla premier e ai componenti del governo i rischi, anche economici, di sottoscrivere i contratti con le aziende impegnate nella costruzione del Ponte senza la bollinatura della Corte dei Conti, magari esponendosi a possibili ricorsi.

Scontro istituzionale

C’è poi l’aspetto dello scontro istituzionale. Nessun intervento diretto del Quirinale viene confermato, ma è noto che a Sergio Mattarella non faccia certo piacere l’innalzarsi della tensione tra poteri dello Stato – specie in concomitanza con l’approvazione della riforma costituzionale della giustizia e in vista del referendum confermativo che si terrà la prossima primavera. E questo potrebbe aver favorito il cambio di rotta di palazzo Chigi nell’ottica di non irritare il Colle in un momento già delicato.

In Parlamento, poi, si giocherà un’altra partita: è atteso in aula al Senato dopo la prima lettura della manovra, infatti, il disegno di legge di riforma della Corte dei Conti, proposto dal ministro Tommaso Foti quando era capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e già approvato ad aprile a Montecitorio. Il provvedimento, che si pone l’obiettivo di evitare ritardi che si creano per la “paura della firma”, riforma le funzioni di controllo e consultive della Corte dei Conti e la responsabilità per danno erariale, andrà in Aula a fine anno o a gennaio, se dovessero arrivare decreti in scadenza, dopodiché sarà legge.

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