Renzi sposa le idee di quella che un tempo chiamava “la ditta”, dice Pina Picierno

Novembre 10, 2025 - 04:00
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Renzi sposa le idee di quella che un tempo chiamava “la ditta”, dice Pina Picierno

«Coloro che si dicono pacifisti io spesso li chiamo “pacifinti”, perché certamente “pace” è la prima parola del vocabolario europeo, del nostro linguaggio, ma “pace” non può significare resa alle ragioni del più forte. Per questo non smetteremo di sostenere l’Ucraina». Sono parole di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, intervenuta sul palco del Linkiesta Festival ai Bagni Misteriosi per parlare di Ucraina, di guerra in Europa e di responsabilità dell’Unione europea, ma anche delle sfide future del Partito democratico e della sinistra italiana.

Intervistata dal direttore de Linkiesta Christian Rocca, Picierno ha parlato di come può l’Europa, «che non sarà mai una potenza offensiva», fare di più per aiutare i suoi alleati e proteggere prima di tutto l’Ucraina, più di quanto fatto negli ultimi quattro anni. «L’Ucraina non difende soltanto sé stessa da un’aggressione imperialista e criminale», ha detto la vicepresidente del Parlamento europeo. «Noi sappiamo che intanto dobbiamo mettere l’Ucraina in condizioni di potersi difendere per davvero, non con le mani legate come ha purtroppo dovuto fare fino a questo momento». E non solo: «La bandiera dell’Unione europea nel mondo rappresenta libertà e democrazia, per questo diventa così facilmente un bersaglio per le autocrazie di tutto il mondo, a partire dalla Russia, che non sta aggredendo solo l’Ucraina ma tutto il mondo libero, tutte le democrazie».

Sul palco si è parlato anche della prima conferenza europea di Ventotene per la libertà e la democrazia. A settembre Ventotene – luogo d’origine dello spirito europeista che ha portato alla nascita dell’Unione europea – è diventata per tre giorni (dal 12 al 14 settembre) laboratorio politico per un’Europa chiamata a difendersi dal ritorno dei nazionalismi, dalle minacce autoritarie, dalla corrosione delle sue democrazie. Un evento in cui le istituzioni europee e alcune delle voci più autorevoli contro le autocrazie di tutto il mondo hanno ricordato che costruire un’Europa coesa significa proteggere i diritti laddove sono in pericolo, e aiutare i cittadini promuovendo la pace e la giustizia. «Ventotene è un luogo evocativo, simbolico, nel quale da una condizione di mancanza di libertà è nata l’Unione europea che conosciamo oggi: lì è nata l’idea che l’Europa può essere un luogo di pace e di libertà», ha detto Picierno.

In quanto rappresentante del Partito democratico, Picierno è stata stuzzicata da Christian Rocca sull’alleanza con il Movimento 5 stelle, cioè il partito che più di tutti – insieme alla Lega – culturalmente e politicamente è vicino alla Russia di Vladimir Putin. «Dobbiamo imparare a disegnare delle linee rosse che sono invalicabili, soprattutto in politica estera», ha risposto Picierno. «Tracciare le linee rosse serve soprattutto per dare agli italiani un’alternativa credibile all’offerta politica del momento».

Ma c’è anche una parte del Partito democratico che al Parlamento europeo si differenza rispetto alla famiglia politica dei Socialisti e democratici di cui il partito fa parte. Secondo Picierno però «il problema è italiano, non tanto e non solo del Pd».

Secondo la vicepresidente del Parlamento europeo c’è una vulgata abbastanza diffusa nel nostro Paese secondo cui i riformisti italiani dovrebbero essere una specie di gruppo accucciato, ridotto alla funzione di moderare gli estremi. «Come se dovessimo restare in una tenda, in un recinto, in un luogo che rappresenta una piccola percentuale, con l’unica funzione di “normalizzare” gli altri. Io penso che la funzione dei riformisti italiani non possa essere ridotta a questo. Perché — per riprendere ciò che dice spesso Linkiesta,  o i riformisti italiani sono in grado di rompere il muro del bipopulismo, quello composto da due populismi speculari e inconcludenti, oppure rischiamo di lasciare il Paese incastrato per decenni in quel gioco. O i riformisti italiani coltivano ambizioni alte, oppure consegniamo il Paese a una conservazione che blocca tutto».

Le alte ambizioni citate da Picierno sono la difesa delle democrazie liberali e il contrastare tutti quei meccanismi di conservazione che limitano le libertà economiche, l’esercizio dei diritti individuali e collettivi e impediscono al Paese di crescere. «Per fare questo serve un grande partito, non basta una tenda riformista». Il riferimento è al leader di Italia viva ed ex segretario del Partito democratico Matteo Renzi che da tempo parla di uno spazio politico dedicato ai riformisti all’interno del centrosinistra, prima definito tenda e ora casa, come ha spiegato il primo giorno de Linkiesta Festival.

«Penso che il progetto di Renzi finisca, di fatto, per appaltare la linea politica del Partito Democratico per i prossimi decenni, accettando l’idea che il Pd debba diventare un partito strutturalmente e ideologicamente di sinistra, una sorta di riedizione dei DS. Ma io non mi rassegno a vedere il partito che ho contribuito a fondare trasformato in questo modo. Io non provengo dai Ds né dagli ex comunisti: sono una liberale, ho militato nella Margherita e ne ho guidato il movimento giovanile. Il PD non può cancellare un pezzo della propria storia per dare continuità soltanto all’altro. Sarebbe rinnegare la nostra identità. E questo io non lo permetterò. I riformisti del Partito Democratico non lo permetteranno».

La vice presidente del Parlamento europeo ha rincarato la dose, commentando la recente svolta del leader di Italia viva.«Parafrasando Crozza, in una battuta verrebbe da dire: “Bettini, esci da questo Renzi”, perché mi è sembrato di ascoltare, e lo dico con dispiacere, le stesse motivazioni che un tempo Renzi attribuiva alla “ditta”. Ora, inspiegabilmente, le fa proprie. Fa impressione ricordare che se ne andò sbattendo la porta proprio contro la “ditta”, dicendo in tv di essersi sentito isolato ed escluso; lo ricordo in una Porta a Porta di qualche anno fa. E oggi invece ne sposa le tesi. Vorrei chiedergli: “Quand’è che hai cambiato idea? Cosa è successo?” Non mi è affatto chiaro».

L’Europa, spiega Picierno, oggi è sfidata su due fronti: da Vladimir Putin, con la sua invasione criminale dell’Ucraina, e da Donald Trump, che punta apertamente a indebolire l’Unione utilizzando ogni leva possibile; dai dazi all’incontro, freschissimo, con Viktor Orbán. Un incontro che lei legge come parte di una strategia precisa: servirsi del premier ungherese per minare la coesione europea dall’interno. Ma «l’Europa non è un bancomat. Non è che Orbán può usarla per prendere i soldi che gli servono e poi, in ogni occasione, dimostrare di non condividere lo Stato di diritto e le regole che noi insieme ci siamo dati. Delle due l’una: o rispetti queste regole, compresa la lotta contro chi prova a disgregare l’Europa, oppure ti accomodi all’esterno».

In conclusione, una battuta sulla notte elettorale statunitense di martedì 4 novembre, con le tante vittorie del Partito Democratico americano. «Io ho visto tanti festeggiamenti per le vittorie elettorali della sinistra negli Stati Uniti – ha detto Picierno – ma preferirei festeggiare le nostre vittorie, e per fare questo serve costruire un’alternativa politica concreta, che però purtroppo in questo momento manca nel nostro Paese».

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Redazione Redazione Eventi e News